lunedì 12 ottobre 2015

C'è un treno per ogni stazione

Dialogando sui massimi sistemi, mi sono posta delle domande, forse, interessanti che mi hanno tuttavia condotto a dei risultati, sicuramente, sorprendenti.
Ragionando sui tempi passati, è facile inquadrare un'epoca dell Formula 1 come "i tempi di Senna", "i tempi di Niki Lauda", addirittura "i tempi di Fangio" per i più nostalgici. Insomma: ogni epoca ha avuto il suo eroe. Ed ora?
Probabilmente l'ultimo sicuro titolare di un'epoca di sia precisa spettanza è Schumacher, con buona pace dei sensi di tutti quelli che ci hanno provato (Montoya?) e di quelli che pure ci sono riusciti (Hakkinen?). Sparo nomi a caso, giusto per essere certa che si capisca quello che intendo.
Non è di certo il titolo mondiale a delimitare un'epoca storica, questo deve essere messo chiaramente in evidenza. Altrimenti avremmo anche un'epoca Rosberg (di cui oggi ci ricordiamo solo per le imprese del figlio, o un'epoca Jody Scheckter, pace all'anima sua. Non perchè sia morto ma quantomeno è stato dimenticato dai più.
La figura carismatica di un'epoca storica non si calcola in base ai successi più o meno avuti, più o meno meritati. E' tutta un'altra cosa. Per questo oggi mi sento molto in dubbio su chi sia il nostro eroe.
Se stessimo a sentire un tifoso ferrarista ovviamente risponderebbe Vettel. Se lo stesso tifoso ferrarista lo avessimo sentito un anno fa, pur alla luce dei quattro titoli mondiali conquistati da Vettel, avrebbe sicuramente risposto Alonso. Per questo non credo che questo sia il giusto metro di giudizio.
Nulla di ciò che fluttua nella testa di una persona potrà mai essere oggettivo al 100%. Nessuno nasce perfetto... anche se ogni giorno si lavora per rasentare la perfezione. Dopo una lunga e pacata meditazione sono quindi giunta a selezionare due nomi di papabili. Magari li vediamo insieme.
Il primo non può che essere quello di Sebastian Vettel, non fosse per altro per i 4 anni ininterrotti che ci ha regalato di totale dominio. Una di quelle scene che non si ricordavano da tempo ma che ci hanno lasciato tutti, anno dopo anno, con la bocca aperta. Chiedere ad Alonso per credere. Una di quelle marce dure e continue verso un traguardo che non è sempre stato scontato. Non si è trattato di quattro anni di superiorità forzata della sua vettura... magari giusto un paio, per gli altri lo abbiao visto combattere, lottare con le unghie e con i denti ed alla fine vincere. Entrato in una zona d'ombra nel momento in cui sono drammaticamente crollate le prestazioni della sua vettura, ritornato in auge ed a combattere non appena gli è stato offerto qualcosa di meglio con cui combattere. Perchè il talento è una gran bella cosa, ma avere una vettura che non ti lasci a terra ogni mezza gara disputata è anche meglio. 
In questi anni Vettel non è solo diventato un campione del mondo, ha avuto anche una sua trasformazione come personaggio  del circuito. Non oso parlare di persona perchè, ovviamente, quella è una sfera che, per quanto ci immaginiamo di conoscere, in realtà non conosceremo mai. Non ci sono articoli, social network, libri o riviste che tengano: tutto quello che si dice, di legge, si scrive su un pilota dal divano di casa propria non è altro che frutto di una rappresentazione che di quella persona noi abbiamo, più o meno filtrata dalla realtà. Ed è così che nasce il personaggio, tanto reale quanto, nella nostra mente, è il protagonista di un film. 
Si diceva: il personaggio Vettel negli anni ha avuto una sua vera e propria evoluzione. E' partito come il pupillo di Schumacher che, per forza di cose, era necessario odiarlo. Ce lo hanno presentato come il ragazzo prodigio, ciò che stavamo aspettando dall'ultima ascesa, ma la realtà è che tutto ciò puzzava di raccomandazione. E a noi le raccomandazioni non piacciono. Perchè Ralf Schumacher è arrivato fin lì solo per le proprie capacità, mica per il fratello maggiore che si ritrovava. Anche Vettel emanava lo stesso orribile tanfo... ma speravamo di potercene liberare altrattanto in fretta. 
Debutta in Toro Rosso, vince una gara senza neanche aver capito da che parte fosse la bandiera a scacchi, lo promuovono in Red Bull. Per un altro paio di stagioni fingiamo di non aver capito con chi abbiamo a che fare quando, all'improvviso, sul più bello, ecco che vince un titolo mondiale. Mentre noi eravamo ancora intenti a guardare nella direzione di Webber e Alonso. Così: passandoci sotto al naso e senza il minimo preavviso. Da quel momento è stato l'inizio della fine: quello che ci sta portando oggi a domandarci se, per caso, gli possiamo intitolare gli ultimi 5 - 10 ... 8? anni di Formula 1. 
Il secondo nome a cui ho pensato è quello di Lewis Hamilton. I motivi credo che siano un po' sotto gli occhi di tutti, anche oggi. Anche dopo l'ennesima vittoria russa ed il dominio sul campionato mondiale, anche di quest'anno. Ciò che Lewis Hamilton è, di certo, non ha incminciato a rivelarlo ora. Non sono gli ultimi due anni a raccontare la sua storia... ma fin da subito. Se dovessi scommettere su di lui farei leva su quello che ha dimostrato sin dal suo debutto: sin dal lontano 2007, quando ha debuttato come un dilettante qualunque ma ha dato filo da torcere su quelli che all'epoca se la stavano godendo come "più forti" dello schieramento. Si era appena conclusa l'epoca di Schumacher, aveva tentato di ritirarsi, poi è tornato ma questa è un'altra storia. Dopo 7 titolo mondiali ed altrettanti, anzi di più, anni in vetta alle classifiche, finalmente si era messo da parte. Aveva lasciato spazio agli altri che, finalmente, stavano sperando di potercela fare a scrivere anche il loro nome tra le stelle. Neanche il tempo di darsi tempo, che un giovanissimo Lewis Hamilton irrompe e crea disturbo. C'è chi si domanda da dove sia uscito fuori quel presuntuosetto, quel ragazzotto che non sa stare al suo posto. Il primo anno gli servì per imparare la lezione, il secondo non dimostrò pienamente di averla capita ma gli andò bene comunque. Negli anni a seguire non fu accompagnato da altrettante buone stelle, ma il suo nome non è mai stato messo in ombra da niente e da nessuno. Approfittando dei momenti "bassi" di quella che potremmo definire l'epoca hamiltoniana abbiamo potuto assistere al tentativo, fatto da qualcun altro, di raccogliere le briciole lasciate al suo passaggio, penso a Button 2009, Raikkonen 2007 e, perchè no, Alonso 2005 - 2006. Poi giunse Hamilton e si fece il vuoto attorno, fino a giungere al giorno d'oggi dove non si capisce bene se sia più personaggio o più pilota. Se dia il meglio di se in pista o alla New York fashion week. Non si capisce se ci tenga di più a dominare negli annali della Formula 1 o a far bella figura su ogni social network che Dio ha mandato in terra. Soprattutto quelli che prevedono l'inserimento di foto e video, sopratutto quelli in cui può far sfoggio di muscoli e tatuaggi. Like a boss.
Solo Vettel in questi anni è riuscito a mettere a freno tale irruenza. E la McLaren, che ci ha messo moltissimo del suo. Ma, parlando in un ottica più generale, per pilota, non per team, l'unica personalità, per quanto completamente differente dalla sua, stato in grado di tenerlo a freno è stato Sebastian Vettel.
Quindi arriviamo alla stagione 2015. 
Siamo qui: Hamilton  domina, molto, moltissimo, soprattutto a danno di quello sconsolato del suo compagno di squadra che, pivello non è, ma rientra nella lista delle vittime sacrificali che ogni epoca deve per forza avere. Quella che, avrebbe anche potuto vincere un titoletto mondiale consolatorio, se gli si fosse lasciato un po' di spazio. Perchè Rosberg avrebbe anche le potenzialità per essere un Raikkonen, ma che probabilmente, se andrà avanti di questo passo, la storia si ricorderà di lui come un Coulthard. E non ho detto Webber per non essere cattiva. 
Qualcuno ha sostenuto sino a questo momento, con una certa convinzione, che l'unico che potrebbe essere in grado di mettersi tra Hamilton e il suo terzo titolo mondiale potrebbe essere solo Rosberg, ma qua si ragiona in ottica di team, e non va bene. Ragionando in ottica di pilota, lo scenario che si sta disegnando pare piuttosto chiaro: Vettel ce la sta facendo: poco, tentennando, zoppicando, quando le folli strategie del muretto giocano a suo favore, ma, un passettino alla volta sta riuscendo a tenere il passo delle Mercedes e, dopo il gran premio russo e le sfighe che Rosberg si porta dietro (sì, decisamente un Raikkonen a tutti gli effetti), si può addirittura dire che una delle Mercedes la ha pure raggiunta. Ora manca l'altra: 66 punti e 4 gare di distacco l'uno dall'altro. Non c'è molto tempo, ma 66 punti non sono neanche, a volerci vedere bene, questo gran bottino. C'è ancora un ampio margine per uno di quei colpi di scena dell'ultima gara. Quelli per cui Vettel, a dirla tutta, ci ha anche già un po' abituato. Uno di quelli che ridarebbero un senso a questa stagione soporifera: veder finalmente messe a confronto le due personalità di rilievo che hanno caratterizzato questi ultimi 5 - 10 ... 8? anni di Formula 1. 

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