domenica 13 marzo 2016

Test inFernali - Part III

Continuous
In Toro Rosso i bimbi diventano grandi: ancora loro, ancora confermati  Carlos Sainz e Max Vestappen, nuovamente in pista a fare danni che passeranno solo come espressione fragorosa del loro spumeggiante talento. I giornali di mezzo mondo sono pronti a scommettere che quest'anno il piccolo Max riuscirà finalmente a salire sul podio. Sainz replica: pensare al podio sarebbe da folli. Una botta d'ottimismo. Anche perchè la vettura ha già incominciato ad abbandonarli in pista un paio di volte già in questa fase di test inFernali.
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Con buona probabilità bisognerà invece prestare molta attenzione all'esordio delle Force India di quest'anno, che promettono scintille. Ai volanti sempre Segio Perez (che promette di essere al punto più alto della propria carriera) e Nico Hulkenberg (che per me può dire un po' quello che gli pare, va bene comunque). Inutile dire che, anche in questo caso, rispettatissimo il principio per cui uno guida mentre l'altro fa le foto. Anche perchè se lasciamo guidare Hulkemberg è un attimo che si schianta a muro, contro qualcun altro o si mette a piroettare a casaccio. Parentesi Le Mans a parte.
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Stagione di riconferme anche in Red Bull, dove ancora una volta appaiono in ottima forma Daniel Ricciardo e Danil Kvyat, ancora incerti su chi dei due debba guidare e chi fare le foto, a dimostrazione del fatto che è chiaramente inutile minacciare per sei mesi di fila di non prendere parte alla stagione successiva... perchè non ci crede nessuno. E perchè lo sappiamo che non ne potete fare a meno. Le cose sono andate più o meno così: riassunto delle puntate precedenti. Fino ad un paio di anni fa in Red Bull non ci potevano credere ma andavano alla grande. C'era Webber che non prendeva una partenza neanche se ci si impegnava, ma Vettel andava abbastanza bene per tutti e due. Poi Vettel non è più andato molto bene... e se ne è andato in Ferrari alla faccia loro, lasciandoli con un primo pilota che avrebbe avuto bisogno di ancora un po' di rodaggio, un secondo pilota uscito troppo in fretta dall'asiloo nido ed una vettura che, banalmente, non ce la faceva. La colpa: della power unit, dicevano. Dopo due anni di sofferenza hanno mandato al diavolo la Renault, che gli forniva le power unit difettate, e sono andati ad elemosinare in giro. Ferrari: nisba. Si sono rifiutati categoricamente. Mercedes: ahhaah! Per una volta che ne hanno presa una giusta col cavolo che condividono. Sarebbero anche stati disposti a motorizzarsi Honda, ma questi hanno già fin troppo a cui pensare con le figure di merda fatte in McLaren per mettersi anche a diffondere il verbo. Non gli è restato che tornare strisciando a chiedere perdono in Renault. E così è stato. Perchè non hanno mai minacciato veramente di abbandonare la baracca.
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Squadra che non vince non si cambia: potrebbe essere il motto Ferrari, invece, a gran sorpresa, si è rivelato essere anche quello Williams. Che poi qualcosa in comune con la vecchia Ferrari lo ha pure: il vecchio (ex) pilota. Felipe Massa, mille anni all'anagrafe, non più in grado di prenderne una giusta dai tempi di Ungheria 2009, ma fortemente sponsorizzato da quell'anima candida di suo figlio, fin troppo occupato a fare il mass media manager di suo padre per andare anche a scuola. Poi c'è Bottas, uno che crede di essere ancora in tempo per farcela. In questo caso, anche quella faccenda del fare le foto è demandata dal piccolo Felipinho.
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Inutile rimandare ancor aun po' l'argomento Ferrari, perchè qui siamo in piena fase di autopompamento pre campionato, come da tradizione. Saranno 10 anni che "questo è l'anno giusto" e se fossi una tifosa ferrarista giuro che avrei già chiesto risarcimento danni... per fortuna non lo sono e posso riderne. E far arrabbiare i veri tifosi. Il che è uno spasso. 
In ogni caso, quest'anno pare proprio l'anno giusto. Il pilota giusto c'è. Il secondo pilota pippa da tenere in un angolo e svegliare all'occasione pure: povero Raikkonen, come ha fatto a ridursi in questo modo. E' anche sempre più grasso: nel mondo in cui tutti i piloti dimagriscono a vista d'occhio pur di star dietro al demenziale sistema del peso complessivo delle vetture, lui è l'unico che lievita. Prima o poi lo dovranno infilare in macchina con il calzascarpe. Oppure gli faranno fare la stessa fine di Montoja: trasferito in NASCAR dove i sedili sono a misura del suo fondoschiena. Abbiamo anche un orribile sistema "aureola" di cui tutti parlano da un pezzo ma che nessuno aveva mai pensato di mettere in pratica: loro sì. Ovviamente lo hanno montato solo sulla vettura del giullare e solo per qualche ora, giusto per far vedere di essere più avanti degli altri... mentre tutti gli altri stavano scattando foto da pubblicare su tutti i rispettivi social networks con battute di scherno. Ah, poi ci sono già state quel paio di volte in cui la vettura li ha lasciati per strada... ma quando sono arrivati al traguardo, sono veramente arrivati al traguardo. 
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Lasciata per ultima la Mercedes, è evidente che qua la questione chi guida\ chi fa le foto è una diatriba un filo più complicata, perchè qua i piloti sono in eterna lotta anche da questo punto di vista. Uno vince gare, l'altro vince gare. Uno è biondo, l'altro si fa biondo. Uno si porta il padre ai box, l'altro si porta il padre campione del mondo. Uno ha il cane, altro si prende il cane da pizzare su instagram all'occorrenza... e via avanti così fino a quel minuscolo ed insignificante dettaglio dei campionati realmente vinti. Ma anche su questo ci stiamo lavorando. Nell'attesa che ricominci il campionato e si possa tornare a parlare sul serio, la lotta è andata avanti a colpi di selfie imbarazzanti, a pubblicità imbarazzanti (a quanto pare Hamilton è il nuovo volto de l'Oreal e sta girando per il mondo all'inseguimento dell'ultima "settimana della moda") e, inevitabilmente, a colpi di social network. Se Rosberg è addirittura passato a snapchat (di cui io ancora ignoro e non volgio affatto conoscere le funzionalità - perchè sono vecchia) grazie al quale condivide video con i suoi followers Hamilton ha deciso di lanciare il carico da 90 chiedendo di inviargli il numero di telefono, tra i quali ne avrebbe sorteggiato 5 a cui avrebbe telefonato. Come il papa.

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