lunedì 19 novembre 2018

Open Letter to Mr. Liberty Media

Dear Mr. Liberty Media,
Credo che noi due abbiamo ancora qualcosa da dirci. Della serie “un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità” devo dire di aver ben apprezzato che dalla griglia di partenza siano state fatte sparire grid girls/ombrelline/ meteorine e letterine. Apprezzo il gesto e me ne compiaccio: siamo però solo ad un decimo di millesimo dal raggiungimento dell’obiettivo. Vediamo di mettere nero su bianco i punti dai quali potremmo partire per modificare un po’ l’andamento delle cose.
Prima di tutto: se la regola è una regola, non si deve più poter permettere a Monaco di fare un po’ quello che gli pare. La gara del Principato più inutile del mondo, incapace di per sè arrivare primo neanche nel campionato dei paesi più piccoli del mondo: è secondo dopo Città del Vaticano, come un Heildfeld qualunque.
Non esistono i sorpassi, in gara entra sistematicamente almeno una Safety Car, tombini volanti e guard rail al limite del tollerato, in qualifica è un attimo che qualcuno vada a muro vaneggiando i tentativi e le strategie degli altri: già come rendimento di qualifiche e gara lasciano molto a desiderare, se poi, però, devono anche arrivare a dettar legge sugli eventi di contorno possiamo per favore intervenire e bloccare l’onnipotenza del Principe?
Mi sembra interessante aver riconosciuto - all’alba del 2018 - che l’oggettivazione del corpo della donna non è più socialmente tollerabile. Benissimo. Non lo dobbiamo più tollerare in tutto e per tutto: non è che usare poco possa equivalere a non utilizzare!
Secondo punto: rimanendo in tema con i fatti più recenti. Esattamente come conciliamo l’abolizione delle ombrelline con la salita sul podio delle ballerine di samba ancheggianti intorno a tutto ciò che si muoveva - respirava e pensava da quelle parti? Raikkonen in party mode rappresenta esattamente la mia opinione.
Terzo punto: la necessaria mancanza delle ombrelline a sventolare i bollori dei virilissimi piloti sulla griglia di partenza non è che un minimo inizio di quello che dovrebbe essere un processo che porti alla piena parità dei generi anche nel mondo dei motori. Affrontiamo subito lo scoglio più grosso: i piloti.
Diciamo subito che la questione della parità della rappresentazione è un obiettivo che dista milioni di anni luce, da ogni punto di vista. Si pensi anche solo al colore della pelle: Lewis Hamilton è l’unico pilota di colore in griglia. Spesso è forse erroneamente considerato il primo, ma al netto di distinzioni nelle quali non mi voglio infilare in questo momento, non molti sono stati quelli che, come lui, non rientrano nel tipico esemplare maschio-bianco-caucasico.
Non c’è bisogno neanche delle dita di una mano per contare le donne che sono entrate ufficialmente nel magico mondo della Formula 1: il numero esatto è ZERO. Zero come il nulla di fatto, il nulla cosmico, l’anticamera di quello che sarebbe potuto essere e non sarà mai, quantomeno negli ultimi 40 anni. In tempi più recenti, per quanto sia capitato, raramente per l’amor del cielo, che qualche donna abbia avuto l’onore e l’onere di essere nominata terzo pilota / test driver o qualche categoria affine, di certo nessuna di loro è stata fatta scendere in pista al momento del bisogno. Penso anche ad esempi : Susie Wolff, Carmen Jorda, Maria De Villota. Negli ultimi mesi la Sauber ha ufficializzato il nome di Tatiana Calderon quale terzo pilota… peccato che per il 2019 abbiano comunque assoldato Giovinazzi e Raikkonnen.
Pensiamo anche alla Formula E: al momento del suo debutto magicamente delle donne in griglia di partenza erano presenti. C’è chi gridò al miracolo e chi sperò che quell’esempio potesse lasciare il segno anche nelle categorie più alte. La verità è che la Formula E, al suo debutto, sembrava una seria presa in giro: avevano raccolto un po’ di ex piloti caduti in disgrazia, si erano improvvisati un campionato da una decina di gare e avevano infilato tutta questa gente su autoscontri elettrici incapaci di arrivare al traguardo. A pochi anni di distanza anche alla Formula E hanno iniziato a riconoscere un proprio posto nel mondo... e che fine hanno fatto le donne in griglia di partenza? Sparite, evaporate! 
Quarto punto: scendiamo dalla vettura e guardiamoci un po' intorno. Da qualche anno a questa parte non possiamo assolutamente prescindere dall'intervista a caldo subito dopo la discesa dalla vettura, prima era sul podio, oggi poco prima, questo ai nostri fini effettivamente poco importa: quante volte l'intervista è stata tenuta da una donna? Zero assoluto. Spesso si tratta di ex piloti e, tornando al punto di prima, lì pare ovvio che ci sia un uomo, anche se non sempre si tratta di ex piloti / tecnici di Formula 1 ma facciamo finta di niente. Ancor più spesso, però, si tratta di ex piloti imprestati alla telecronaca, quindi giornalisti e allora me lo dovete spiegare com'è che non si sia mai trovata una donna in grado di assumere il ruolo. Penso anche alle occasioni in cui, addirittura, al microfono era presente un attore o un altra celebrità. Secondo quale principio Patrick Stewart andava bene ma Nicole Kidman non ha avuto niente di meglio di un MEME con Raikkonen che se ne batte le palle dopo averle stretto la mano?
Quinto punto: restiamo in zona podio. Il team che vince il gran premio deve mandare un proprio rappresentante per portare a casa il trofeo costruttori. Abbiamo capito che donne non ce ne sono al volante, abbiamo capito che donne non ce ne sono al microfono, quante donne provengono da dietro al muretto? L'ultima di cui ho memoria risale al 2015.

1 commento:

  1. Per la Calderon rimango fiduciosa. Il fatto che continui a lavorare per la Sauber nonostante sia molto lontana dall'ottenere punti per la superlicenza e che parallelamente il suo obiettivo sia quello di passare dalla GP3 alla Formula 2 secondo me promette bene.
    Però è necessario che lei stessa trovi una maggiore costanza di risultati e che riesca a migliorarsi più in fretta e che ottenga risultati simili a quelli della World Series by Renault invece che a quelli della GP3.

    Mi piacerebbe che riuscisse ad arrivare una donna in Formula 1, ma attualmente la Calderon è sedicesima in classifica in GP3 con nessun piazzamento in top-5. Peccato che anni fa sia saltata la sponsorizzazione di Simona De Silvestro, credo che lei i numeri per stare in Formula 1 li avesse tutti.

    Secondo me ci toccherà aspettare ancora qualche anno, anche perché al momento attuale l'unica ragazza che gareggia stabilmente in campionati minori "vicini" alla Formula 1 è la Calderon e un suo passaggio in F1 non è immediato. Però sul futuro sono abbastanza fiduciosa, perché scendendo di livello e di età di ragazze promettenti che gareggiano in campionati a ruote scoperte con buoni risultati ce ne sono (anche in termini numerici, di più di quante ce ne siano state nell'attuale generazione).

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