sabato 20 ottobre 2018

Dance me to the end of love

Parentesi al campionato in materia Nico Rosberg
Ci sono relazioni che durano per sempre: queste di solito appartengono al mondo della finzione. Poi ci sono tutte le altre. Tutto quello che ci sarebbe mai potuto essere tra me e Nico è ufficialmente finito oggi. 
Non ho ancora capito quale sia esattamente il meccanismo mentale che porta l'essere umano prima ad amare qualcuno, ad annoiarsi della sua presenza per poi arrivare addirittura a trovare insopportabile vederlo, sentirlo, percepirlo intorno a sè. Questa è però, ridimensionata nell sfera del più modesto "tifaggio sportivo", la storia di cui stiamo andando a parlare oggi. 
Tutto ebbe inizio nel lontano...
no! Scherzo. Non la prenderò così alla lontana. 
Andando però a sintetizzare quasi 10 anni di blog, quello che posso dire è di essere stata una delle prime fan di Rosberg, una di quelle nate in tempi non sospetti, quando ancora non aveva vinto un accidente... ma prometteva di farlo prima o dopo. 
Come è capitato bene ancora non mi è chiaro. Spesso do la colpa al fatto che lui fosse biondo come Nick Carter e che io avessi gli ormoni adolescenziali a bomba in giro per il corpo ma, dal momento che quando lui ha iniziato a correre, io rasentavo la maggiore età, direi che non è una storia che valga la pena essere raccontata. Possiamo dare la scusa al fatto che io fossi giovane ed anarchica, non avessi bene idea di dove voler andare a parare con i miei gusti sportivi, non amavo particolarmente seguire la massa, soprattutto perchè in quegli anni a portarsi a casa titoli era Alonso, Schumacher era ancora in attività ma sarebbe stato un po' troppo banale tifare per lui. Un occhio, per tradizione familiare puntava a lui, un occhio tentava di farsi una propria idea autonoma. Poi sì, possiamo anche aggiungerlo che lui era biondo come Nick Carter, era caruccio ed io ero una cretina brufolosa. 
Fino ad un certo punto della carriera ho seguito tutto quello che combinava, ho apprezzato il momento in cui è finito sotto l'ala protettrice di Schumacher, ho applaudito al miracolo nel momento in cui la Mercedes che portava sotto al sedere ha iniziato a regalare qualche soddisfazione, ho quasi pianto dalla disperazione l'anno in cui Hamilton gli ha soffiato il mondiale ad una manciata di gare dalla conclusione e, seppur combattuta per quell'altra faccenda che in fondo in fondo tifo anche per Hamilton da quando ha pestato i piedi ad Alonso in McLaren, ho gioito profondamente per il mondiale 2016. 
Ricordo esattamente il momento in cui ho letto la sua dichiarazione con la quale ha annunciato il ritiro e, ricordo persino quando, per almeno una settimana, ho fatto finta che non fosse successo per davvero. 
Lì credo di essermi sentita un filo tradita. 
Con il senno del poi, posso oggi dire che la fase discendente di tutta questa storia sia iniziata proprio nel momento successivo, nel momento in cui ha iniziato a diversificare le sue attività, il momento in cui, palesemente ha iniziato a fare di meno e parlare di più. Ne è un esempio il suo canale Youtube.
Un canale aperto in tempi non sospetti, popolato fino a poco tempo prima di video in scarsissima qualità, fatti con il telefono, in movimento, video in cui semplicemente ci voleva dare il suo punto di vista sulla gara appena conclusa. Erano video fatti a caldo, estemporanei, non troppo studiati, spesso diceva qualche parola di troppo... ma era quello il bello. 
La seconda fase è iniziata quando ha iniziato a trasformare il canale, video sempre più studiati ed articolati... ma con una discutibilissima scelta di comunicazione. E non è solo una mia opinione: i numeri parlano chiaro: per uno che ha una base di 2milioni di followers su twitter, l'essersi assestati a poco più di 200mila su youtube, con i numeri che fanno oggi gli youtubers, soprattutto con i numeri che riescono oggi a portarsi a casa coloro che hanno un esposizione internazione e/o producono video in lingua inglese, non può che essere considerato un fallimento. 
Un fallimento che può essere analizzato nel dettaglio sin dai primi video: titoli click bait, eccessiva esposizione del lusso e dello sfarzo oltre a montaggi isterici, musichette irritanti e, dulcis in fundo, video inconcludenti. Non ho bene idea di quale sia la fonte dalla quale ha pensato che buttarsi in questo percorso fosse una bella idea, ma sono assolutamente certa che sia stata mal messa in pratica.
Nico Rosberg, o chi per lui, ha mancato totalmente il proprio target di riferimento. Quel canale è la fiera del lusso e dello sfarzo: la gira in barca, il week end ad Ibiza, gli alberghi di lusso e vetture da capogiro, qua e là intervallati da becera autocelebrazione della quale non sentivamo assolutamente la necessità. Nico Rosberg avrebbe potuto avere il quintuplo delle visualizzazioni che si porta a casa oggi semplicemente commentando le gare, mostrando qualche "dietro le quinte" o raccontandoci di qualche retroscena inedito. Un po' quello che fanno la maggior parte degli ex piloti quando scendono dalla vettura e si mettono a scrivere libri.
Al pubblico che ti ha seguito e inneggiato fino al giorno prima, al pubblico a casa, sul divano con la birra in mano, del suo orologio edizione limitata da quindicimila zeri non interesse niente. Al primo video è annoiato, al secondo si irrita, al terzo si disiscrive dal canale. Fine della storia triste.
Ma forse la cosa peggiore che abbia visto su quel canale sono i suoi denti gialli: ma davvero? Ma gialli, gialli, gialli... non solo un color avorio naturale. Un orologio in meno ed un dentista in più?
Venne quindi il giorno dei Podcast. Ormai va di moda, i podcast li fanno un po' cani e porci e come mezzo di intrattenimento io sto davvero incominciando ad apprezzarlo. Ho provato ad ascoltare anche il suo, lo giuro, ci ho provato. Credo che farebbe bene alla mia comprensione dell'inglese, al mio spirito e alla mia anima... purtroppo non ha fatto bene neanche alla mia insonnia. Confesso: mi sono fermata al primo episodio con Bernie Ecclestone, altra scelta che, di per sé, mi sembra un filo discutibile... visto quanto discutibile si è resa negli anni la presenza di Ecclestone negli alti piani della Formula 1. Dall'episodio successivo ha perso la bussola, si è dimenticato di caricarlo su Spotify (o altre piattaforme più consone per l'ascolto dei podcast. Li ha caricati su YT come video della chiacchierata e se, da un lato sono portata ad andare a recuperare l'episodio con Felipe Massa... la scelta di coinvolgere Briatore e trattarlo da "eroe italiano", magnate del settore ed imprenditore superilluminato mi ha destabilizzata. Quantomeno, quale ex pilota, avrebbe potuto avere quel filo di sensibilità in più nei confronti di un personaggio che dal mondo della Formula 1 è stato allontanato a forza per aver mandato a muro uno dei suoi piloti.

3 commenti:

  1. Devo ancora vedere sia il video con Bernie sia quello con Briatore. La lunghezza dei video mi spaventa un po'. Anche i personaggi presenti, in realtà. Spero che cambi rotta e che il suo prossimo podcast si svolga nella piscina condominiale, con Ricciardo nel ruolo di giullare. XD

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    1. Esattamente. Facesse vlog mentre citofona ad Hamilton e scappa sarebbe il TOP!

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    2. Sììììì dovrebbe farlo subito! *-*

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