sabato 9 maggio 2020

Canada 1995 - Gara

Ogni anno vedendo il Gran Premio del Canada avvicinarsi sono solita rispolverare un vecchio modo di dire familiare “In Canada anche Alesì è stato in grado di vincere”. E’ giunto il momento di andare alla fonte.
Spesso non si pone abbastanza attenzione a questo gran premio, siamo spesso molto più affascinati dai lustrini di Montecarlo, dalla follia brasiliana o dal folklore italiano ma, in effetti, statistiche alla mano, sono successe spesso cose molto curiose da queste parti.
Nelle intenzioni dell’autore, colui che per la prima volta pronunciò quello che ormai è diventato il mio motto, non posso negare che ci fosse un intento vagamente denigratorio volto a sottolineare l’inutilità di un Gran Premio incapace di rispondere alle comuni leggi della natura. Una gara talmente assurda nella quale tutto è lecito, tutto può accadere e nulla ha veramente senso.
Statistiche alla mano è in Canada che abbiamo assistito al gran premio più lungo della storia nel 2011, è qui che ha trionfato Kubica nel 2008, Ricciardo nel 2014, Hamilton nel 2007, Thierry Boutsen nel 1989, per non parlare di come sono andate le cose solo un anno fa... ma, soprattutto, nel 1995 persino Alesì è stato in grado di vincere.
Parliamoci chiaramente. Si parla tanto di quando la formula 1 moderna sia diventata noiosa, di quanto, per colpa della tecnologia, siano venuti meno tutti gli espedienti per cui un tempo sì che questo era uno sport appassionante… ma la verità è che la nostalgia gioca molto spesso dei bruttissimi scherzi. Ci fa ricordare come molto più appassionanti e avvincenti degli eventi che di adrenalina sono stati in grado di smuoverne ben poca. Forse non tutte le ciambelle riescono col buco sia ora come allora e fine della storia. A meno che non si voglia dire che per “Formula 1 d’un tempo” si debba andare ancora più indietro di così perché mi rifiuto semplicemente di prenderlo in considerazione. Questa gara, come certamente molte altre prima e dopo di all’ora, banalmente ha avuto ben pochi picchi di interesse tanto che, ad un certo punto, mi ero persino dimenticata di saper già come le cose sarebbero dovute andare a finire le cose e convinta di essere davanti ad una delle tante ormai tradizionali vittorie di Schumacher anche se vestito con i colori Benetton.
MSC HIL COU BER
Correva l’anno 1995, 24 vetture scendevano in pista, il campionato era contraddistinto dalla lotta tra Schumacher e Hill, il volante aveva la stessa forma delle nastrine del Mulino Bianco, la sicurezza in pista era solo una formalità e la grafica per gli spettatori da casa era ancora un’utopia. In Ferrari davano buona mostra di sé Alesì e Berger pronti a partire dalla quarta e quinta posizione.
Allo spegnimento dei semafori MSC ha la meglio sulle due Williams di Coulthard e Hill, costrette ad accodarsi, così come le due Ferrari.
Miracolosamente tutte le vetture anche nelle retrovie partono senza particolari difficoltà e senza giungere al contatto tra di loro a quell’imbuto della prima curva. La pace dei sensi dura veramente poco in quanto solo poche curve più tardi Herbert e Hakkinen giungono al contatto, le due vetture si incastrano tra di loro, Herbert prova a ripartire ma non c’è niente da fare nonostante gli improperi di Hakkinen. La gara è stata necessariamente interrotta (che per la logica dell’epoca significa che viene fatta entrare la SC) per permettere di liberare la pista.
Proprio in queste fasi David Coulthard finisce fuori pista dopo aver perso pericolosamente il controllo della sua vettura.
MSC HIL BER ALE
Non appena le vetture possono tornare a lottare tra di loro Alesì si ritrova con il miglior tempo in pista, lui stesso non può credere ai propri occhi e inizia a montarsi la testa avendo, prima di tutto, la meglio sul compagno di squadra prima di mettersi all’inseguimento del duo di testa.
Al decimo giro, mentre una pioggia di sanzioni colpisce Katayama, Mika Salo e Martini rei di jump start alla partenza, Alesì si piazza a meno di un secondo di distacco da Hill, ma a ben 7 secondi e mezzo da Schumacher.
I sanzionati devono scontare la loro penalità sostando in pit lane davanti a un vigilozzo con la palettina rossa per i 10 secondi l’ordinanza finché questo non gli permette la ripartenza. Tutto questo è meraviglioso e da questo momento in poi insisterò fortemente perché sia reintrodotto quale strumento sanzionatorio. Mentre noi perdevamo tempo dietro a queste formalità, Schumacher in pista era intenzionato a dimostrare chi è che comanda. Nel giro di una manciata di giri la distanza tra lui e Alesì è aumentata a 9 secondi, quando quella con Hill è ormai ridotta all’osso.
Incastrati in un fiume di doppiati, Alesì (che peraltro monta il numero 27 come Hulk) riesce finalmente nel sorpasso al 17esimo giro quando i secondi che lo dividono dal leader sono ormai più di 10.
MSC ALE HIL BER
Nel caso in cui la giornata di Hill non vi sia sembrata ancora andata abbastanza male, ci sono cose ben peggiori di essere sorpassato da un Alesì in Ferrari. Al 20esimo giro arriva infatti ai suoi danni il sorpasso anche da parte di Berger, tutto questo mentre Katayama veniva sanzionato con ulteriori 10 secondi di penalità per eccesso di velocità in pit lane ed è esatramente questo il momento in cui intuisco che anche lui si è gasato per tutta questa dinamica dello stop&go in autogrill.
MSC ALE BER HIL
Trascorsi 30 giri Schumacher continua imperterrito a dominare la gara mentre Alesì, ormai distanziato di 12/14 secondi regolari, sembra incapace di spremere ulteriormente le potenzialità della sua vettura quando tutti i piloti di testa ancora devono compiere il loro primo pit stop.
Giunti praticamente al giro di boa, un altissimo momento di professionismo prende vita in casa Ferrari. Berger improvvisamente rallenta drammaticamente, perde molte posizioni, accosta tranquillamente per far passare le altre vetture mentre a velocità ridotta rientra in pit lane. I meccanici lo aiutano portando a spinta la vettura fino alla propria piazzuola prima di procedere con le tradizionali operazioni di rifornimento. Una volta compiute il pilota riprende tranquillamente a tutta velocità, pur tornando in pista in pollesima posizione, così come il team di appartenenza. Ma davvero era rimasto senza benzina?
MSC ALE HIL BAR
Concluso il giro di valzer dei pit stop e registrato il fallimento di Berger, incominciano a fare capolino nelle posizioni che contano Barrichello e Irvine mentre il vantaggio di Schumacher in prima posizione è di 30 secondi.
MSC ALE BAR IRV
Quando poco sopra parlavo della giornataccia di Hill devo aver omesso di menzionare il fatto che non fosse ancora finita lì. Se non era destino che si potesse portare a casa almeno un podio in questa uggiosa giornata canadese, è giusto che le cose andassero in questa direzione senza possibilità di tornare indietro. E’ proprio per questo motivo che a meno di 20 giri dalla conclusione la sua vettura semplicemente decide di abbandonarlo costringendolo ad accostare e abbandonare il veicolo a bordo pista. Ritardo di Alesì è ancora a 31 secondi e Schumacher ha già provveduto a doppiare tutti i piloti sino alla sesta piazza.
Il colpo di scena quando mancano 12 giri alla fine. Schumacher inizia ad arrancare il pista, rallenta in modo drammatico, ha talmente tanto vantaggio su Alesì che questo fa in tempo a percorrere mezza pista a rallentatore che il ferrarista ancora non compare negli specchietti retrovisori. Un tifoso più spericolato che mai sventola una bandiera con il cavallino davanti al naso del tedesco e forse non ha capito a cosa stava andando in contro. Giunto ai box un meccanico Benetton provvede a sostituire il volante, un altro giunge dall’altro lato con un apparecchio che probabilmente non può neanche essere ancora definito come un pc portatile e si scambia informazioni con il pilota probabilmente per ultimare delle configurazioni o, forse, per farsi suggerire la prossima mossa del solitario aperto sul desktop. Quando finalmente ha modo di rimettersi in marcia la testa della gara è già persa da un pezzo.
ALE BAR IRV PAN
A questo punto virtualmente sul podio tutti nomi che, in un modo o nell’altro, avranno modo di segnare la storia di Maranello.
Per dare un colpo di coda finale alle sorti di questa gara, a 8 giri dalla conclusione Berger e Brundel, che stavano lottando alle spalle di Panis per ottenere la quinta piazza, arrivano al contatto e si eliminano entrambi finendo a piroettare nella sabbia e lì restando incassati finché il loro ritiro non è ufficialmente decretato. La concentrazione collettiva sta ufficialmente venendo meno, a mezzo giro di distanza anche Pierluigi Martini va a sbattere contro una barriera. Gli stewards sono impegnatissimi a rimuovere nel minor tempo possibile tutte le carcasse dalla traiettoria. Dopo questi in mesi in cui ho avuto modo di saltellare avanti e indietro nel tempo come su una macchina del tempo impazzita, c’è da dire che il passaggio attraverso il 1994 dal punto di vista delle dinamiche in pista è probabilmente uno dei più significativi. L’evoluzione è lenta e costante, è nella natura umana, ogni giorno si maturano consapevolezze che prima non si potevano neanche immaginare, ma raramente in altri periodi storici, le differenze appaiono tanto marcate come nelle gare cavallo con il 1994 e quella sciagurata serie di sfortunati eventi che vedono quale altrettanto sfortunato portabandiera Ayrton Senna.
Negli stessi attimi in cui Alesì andava così fortunosamente alla conquista della propria prima vittoria in carriera, Barrichello e Irvine su Jordan si pregustavano il loro podio, la gara di Schumacher non poteva certamente dirsi conclusa. Pur ormai privo di alcuna possibilità di vittoria, un sorpasso alla volta è tornato a mostrare il proprio musetto in posizioni quantomeno dignitose passando la bandiera a scacchi dalla quinta posizione. Quintolo ante litteram.
Anche la vettura di Alesì non capisce più nulla di tutto quello che la circonda. Poverina, capitela, non è abituata! Non regge l’emozione neanche per il tempo necessario di chiudere la gara e tornare il pit lane. Alesì è lasciato a piedi, un Schumacher più magnanimo di tanti altri si ferma in suo soccorso, lo fa salire a bordo e lo traghetta fino al podio.
ALE BAR IRV PAN

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