Ci sono diverse ragioni per le quali questo gran premio merita di entrare nei libri di storia della Formula 1… e quasi nessuna di queste ha a che fare con qualcosa successo in pista.
Innanzitutto per la prima volta il grande circus della Formula 1 ha dovuto reagire veramente al corona virus. Fino a questo momento ha sempre lasciato un po’ che gli girasse intorno, che fossero gli altri ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni, dopo la ripartenza ha progettato tutto a tavolino perchè tutto fosse esteticamente più politicamente corretto possibile, tutti viaggiano muniti di mascherina, tutti rispettano le distanze di sicurezza, non si abbracciano, si danno il gomito o si inchinano. La cerimonia del podio ha definitivamente smesso di avere un senso e le interviste sembrano più degli interrogatori.
Poi però arriva la notizia che Perez è risultato positivo al tampone. I risultati erano noti ai diretti interessati già giovedì sera, la notizia è diventata ufficiale venerdì mattina, poco prima che le vetture scendessero in pista per le prime prove libere, giusto nel momento in cui ci si è resi conto che mancava qualcuno all’appello.
Il pilota rilascia una dichiarazione ufficiale dal salotto di casa sua: si è auto-isolato e non potrà prendere parte ad almeno un paio di gran premi, almeno finchè non arriverà il risultato del doppio tampone negativo. Il momento del contagio è evidente e lo stesso pilota non fa fatica ad ammetterlo, approfittando della settimana di stop è tornato in Messico per una veloce toccata e fuga al capezzale della madre, ricoverata in ospedale. Probabilmente la scelta non è stata delle più occulate, il pilota tuttavia assicura di aver rispettato rigidamente il protocollo e di essere asintomatico. Tutto questo non è stato sufficiente: il danno è fatto e il piano B deve essere attuato.
I nomi degli eventuali sostituti hanno iniziato a circolare fin dalla prima mattina, tra i nomi portati dal vento alle autocandidature se ne sono sentite di tutti i colori. Persino Button si è apprestato a far notare di essere persino già a Silverstone e a disposizione per ogni necessità. La conferma tuttavia è stata più stupefacente di quanto ci si potesse aspettare: Nico Hulkenberg, volato a tempo record su suolo inglese, finito al simulatore nel tempo necessario di completare l’esame del tampone e cucirgli una tuta su misura e scivolato in pista ancor prima di capire da quale lato del letto si è svegliato quella mattina.
Con una Force India aka Racing Point aka Mercedes 2019 in queste condizioni prestazionali c’è addirittura chi incomincia a prevedere che possa essere questa la sua buona occasione piovuta dal cielo per salire su un podio. Negli stessi istanti Vettel veniva appiedato dalla Ferrari per fantasmagoriche ragioni tecniche che gli avrebbero impedito di portare a casa le prime prove libere del week end. Io, per scrupolo, avendo già Hulkenberg a portata di mano per sostituzioni e supplenze, avrei proposto di mandare Vettel in sostituzione di Perez con mezza stagione di anticipo e risparmiarci questo strazio. Peraltro la situazione tricologica di Seb sembra messa peggio che mai ed io avrei persino la soluzione, ma nessuno mi ascolta.
Ma torniamo a Hulkenberg. Abbiamo detto: venerdì mattina, sveglia, aereo, tampone, simulatore e poi dritto in pista. Tre sessioni di prove libere e poi pronti per le qualifiche. Bene ma non benissimo, non entra in Top 10 ma c’è vicino, in ogni caso non facciamogliene una colpa, è ancora tramortito dagli eventi… e poi arriva la domenica e la vettura non parte. Non si accende! Non riesce proprio a scendere in pista. Rimane fermo al palo senza neanche la gioia di schierarsi sulla griglia di partenza.
Fine della storia triste, che poi mi pare essere la storia di Nico Hulkenberg da quando ha preso la patente ad oggi.
HAM BOT VER LEC
Le qualifiche non donano gioie e dolori a nessuno in particolare. Le Ferrari riescono ad entrare entrambe in Top 10, fatto che sembra essere già di per sè degno di nota, ma per il resto tutto è nella “norma”. Mercedes in prima fila, Verstappen terzo e dietro tutti gli altri in ordine sparso. Le Ferrari, le McLaren, Force India e Renault.
La gara è durata 52 giri e di questi i primi 50 sono stati tranquillamente trascurabili.
L’unico evento degno di nota, ma il motivo lo capiremo molto dopo, è lo schianto contro al muro di Kvyat al 12esimo giro. Una SC entrate in pista e rimasta lì a girare per l’eternità mentre tutti i piloti hanno colpo l’occasione per rientrare ai box e cambiare gomme.
In realtà tutti tranne Grosjean che non si capiva bene a quale strategia stesse puntando ma che comunque è andata male, ha finito la gara in pollesima soluzione e non sarebbe mai potuta andare diversamente.
C’è anche Albon che si è andato a schiantare contro Magnussen ottenendo così una bella penalità ma tutto questo rientra per davvero nel reparto della trascurabilità visto che non stava arrivando a podio, era ancora all’inizio della gara e pare evidente che i suoi giorni in Red Bull stiano giungendo al termine.
Dicevamo che l’evento clou è il super schianto di Kvyat contro le barriere che ha portato una grande nuvola di polvere a sollevarsi ma dal quale è uscito assolutamente indenne e con le sue gambe maledicendo tutto quello che lo circondava.
Tutti i piloti sono entrati ai box e hanno montato gomme hard per giungere fino alla fine della gara. Il rientro è stato forzato dagli eventi ma la strategia sembrava essere tutto sommato sostenibile.
Tutto sommato.
HAM BOT VER LEC
Dopo 50 giri le posizioni di testa erano ancora inalterate. Gli unici ad aver fatto gara in qualche modo sono state le McLaren e le Renault che dietro Leclerc quantomeno hanno mantenuto viva l’attenzione.
A due giri dalla conclusione, in quella tipica fase, nota a chiunque ami seguire la formula 1, in cui lo spettatore medio si riprende dal pisolino di metà gara per accertarsi che non sia successo assolutamente niente e riconosce come assolutamente giunto il momento buono per andarsi a fare un caffè… perchè intanto qua è finita... , ecco, proprio in quel momento a Bottas esplode una gomma. Deve compiere quasi un giro e rientrare ai box per le operazioni necessarie, in tutto questo tempo finisce ampiamente fuori dalla zona punti e in Mercedes qualcuno inizia a tirare giù tutti i santi dal paradiso in ordine alfabetico. Per non rischiare oltre anche Verstappen viene richiamato ai box e dalla sua ha un buon margine di vantaggio per non perdere alcuna posizione e tornare in pista secondo senza alcun pericolo. Negli stessi istanti nuova esplosione in pista anche per Sainz, che stava per portarsi a casa una quarta piazza di tutto rispetto e che, dopo il cambio gomme, finirà anch’egli fuori dalla zona punti insieme a Bottas.
Gli uomini Mercedes vedono rosso come i tori, intimano ad Hamilton di rallentare avendo l’assoluta necessità di portare a casa la macchina. Troppo tardi: siamo all’ultimo giro e anche la sua anteriore sinistra esplode. Non c’è tempo per perdersi di spirito, Verstappen è alle calcagna ma non troppo visto il pit stop estemporaneo. Hamilton rallenta, perde tempo, tiene la vettura in pista, conta ogni metro che lo separa dalla bandiera a scacchi ed alla fine la porta a casa. Con tre gomme. Perchè a quanto pare non esiste una regola che imponga di averne quattro. C’è tra l’altro chi ha già osservato che questa sia stata l’unica gara nella storia in cui Hamilton non si sia lamentato del fatto che le gomme ormai fossero andate...
Quella che porta a casa è la sua settima vittoria del suo gran premio di casa, una cosa che già di per sè sembra essere degna di entrare nei libri di storia ma che mi lascia un sacco di domande irrisolte.
HAM VER LEC RIC
Sul podio salgono quindi Hamilton, Verstappen in seconda piazza al quale cercano di far credere che senza quel pit stop non avrebbe potuto veramente vincere la gara e Leclerc che, solo per un istante prova a parlare della fortuna di Hamilton prima di realizzare che con due Ferrari in zona punti, di cui una finita addirittura sul podio, forse era meglio cambiare discorso.
A tutti i piloti viene consegnata - a mano - la propria coppa. Una per Hamilton, una per l’uomo Mercedes, una per Verstappen e una per Leclerc. Quindi un’altra per Hamilton per aver battuto tutti i record. Ed è questo il momento delle domande. Perchè tra una settimana saranno nuovamente a correre tutti sulla stessa pista, ma se vince nuovamente Hamilton gli danno un’altra coppa per aver battuto il suo stesso record? Ma se avesse veramente perso la testa della gara all’ultima curva della coppa che ne avrebbero fatto? L’avrebbero tenuta lì per la prossima settimana o abbiamo già detto che la prossima non conta per quella storia della truffa delle etichette? E se Hamilton fosse nato in un paese senza circuito cosa ne sarebbe stato di questo statisticone?
Innanzitutto per la prima volta il grande circus della Formula 1 ha dovuto reagire veramente al corona virus. Fino a questo momento ha sempre lasciato un po’ che gli girasse intorno, che fossero gli altri ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni, dopo la ripartenza ha progettato tutto a tavolino perchè tutto fosse esteticamente più politicamente corretto possibile, tutti viaggiano muniti di mascherina, tutti rispettano le distanze di sicurezza, non si abbracciano, si danno il gomito o si inchinano. La cerimonia del podio ha definitivamente smesso di avere un senso e le interviste sembrano più degli interrogatori.
Poi però arriva la notizia che Perez è risultato positivo al tampone. I risultati erano noti ai diretti interessati già giovedì sera, la notizia è diventata ufficiale venerdì mattina, poco prima che le vetture scendessero in pista per le prime prove libere, giusto nel momento in cui ci si è resi conto che mancava qualcuno all’appello.
Il pilota rilascia una dichiarazione ufficiale dal salotto di casa sua: si è auto-isolato e non potrà prendere parte ad almeno un paio di gran premi, almeno finchè non arriverà il risultato del doppio tampone negativo. Il momento del contagio è evidente e lo stesso pilota non fa fatica ad ammetterlo, approfittando della settimana di stop è tornato in Messico per una veloce toccata e fuga al capezzale della madre, ricoverata in ospedale. Probabilmente la scelta non è stata delle più occulate, il pilota tuttavia assicura di aver rispettato rigidamente il protocollo e di essere asintomatico. Tutto questo non è stato sufficiente: il danno è fatto e il piano B deve essere attuato.
I nomi degli eventuali sostituti hanno iniziato a circolare fin dalla prima mattina, tra i nomi portati dal vento alle autocandidature se ne sono sentite di tutti i colori. Persino Button si è apprestato a far notare di essere persino già a Silverstone e a disposizione per ogni necessità. La conferma tuttavia è stata più stupefacente di quanto ci si potesse aspettare: Nico Hulkenberg, volato a tempo record su suolo inglese, finito al simulatore nel tempo necessario di completare l’esame del tampone e cucirgli una tuta su misura e scivolato in pista ancor prima di capire da quale lato del letto si è svegliato quella mattina.
Con una Force India aka Racing Point aka Mercedes 2019 in queste condizioni prestazionali c’è addirittura chi incomincia a prevedere che possa essere questa la sua buona occasione piovuta dal cielo per salire su un podio. Negli stessi istanti Vettel veniva appiedato dalla Ferrari per fantasmagoriche ragioni tecniche che gli avrebbero impedito di portare a casa le prime prove libere del week end. Io, per scrupolo, avendo già Hulkenberg a portata di mano per sostituzioni e supplenze, avrei proposto di mandare Vettel in sostituzione di Perez con mezza stagione di anticipo e risparmiarci questo strazio. Peraltro la situazione tricologica di Seb sembra messa peggio che mai ed io avrei persino la soluzione, ma nessuno mi ascolta.
Ma torniamo a Hulkenberg. Abbiamo detto: venerdì mattina, sveglia, aereo, tampone, simulatore e poi dritto in pista. Tre sessioni di prove libere e poi pronti per le qualifiche. Bene ma non benissimo, non entra in Top 10 ma c’è vicino, in ogni caso non facciamogliene una colpa, è ancora tramortito dagli eventi… e poi arriva la domenica e la vettura non parte. Non si accende! Non riesce proprio a scendere in pista. Rimane fermo al palo senza neanche la gioia di schierarsi sulla griglia di partenza.
Fine della storia triste, che poi mi pare essere la storia di Nico Hulkenberg da quando ha preso la patente ad oggi.
HAM BOT VER LEC
Le qualifiche non donano gioie e dolori a nessuno in particolare. Le Ferrari riescono ad entrare entrambe in Top 10, fatto che sembra essere già di per sè degno di nota, ma per il resto tutto è nella “norma”. Mercedes in prima fila, Verstappen terzo e dietro tutti gli altri in ordine sparso. Le Ferrari, le McLaren, Force India e Renault.
La gara è durata 52 giri e di questi i primi 50 sono stati tranquillamente trascurabili.
L’unico evento degno di nota, ma il motivo lo capiremo molto dopo, è lo schianto contro al muro di Kvyat al 12esimo giro. Una SC entrate in pista e rimasta lì a girare per l’eternità mentre tutti i piloti hanno colpo l’occasione per rientrare ai box e cambiare gomme.
In realtà tutti tranne Grosjean che non si capiva bene a quale strategia stesse puntando ma che comunque è andata male, ha finito la gara in pollesima soluzione e non sarebbe mai potuta andare diversamente.
C’è anche Albon che si è andato a schiantare contro Magnussen ottenendo così una bella penalità ma tutto questo rientra per davvero nel reparto della trascurabilità visto che non stava arrivando a podio, era ancora all’inizio della gara e pare evidente che i suoi giorni in Red Bull stiano giungendo al termine.
Dicevamo che l’evento clou è il super schianto di Kvyat contro le barriere che ha portato una grande nuvola di polvere a sollevarsi ma dal quale è uscito assolutamente indenne e con le sue gambe maledicendo tutto quello che lo circondava.
Tutti i piloti sono entrati ai box e hanno montato gomme hard per giungere fino alla fine della gara. Il rientro è stato forzato dagli eventi ma la strategia sembrava essere tutto sommato sostenibile.
Tutto sommato.
HAM BOT VER LEC
Dopo 50 giri le posizioni di testa erano ancora inalterate. Gli unici ad aver fatto gara in qualche modo sono state le McLaren e le Renault che dietro Leclerc quantomeno hanno mantenuto viva l’attenzione.
A due giri dalla conclusione, in quella tipica fase, nota a chiunque ami seguire la formula 1, in cui lo spettatore medio si riprende dal pisolino di metà gara per accertarsi che non sia successo assolutamente niente e riconosce come assolutamente giunto il momento buono per andarsi a fare un caffè… perchè intanto qua è finita... , ecco, proprio in quel momento a Bottas esplode una gomma. Deve compiere quasi un giro e rientrare ai box per le operazioni necessarie, in tutto questo tempo finisce ampiamente fuori dalla zona punti e in Mercedes qualcuno inizia a tirare giù tutti i santi dal paradiso in ordine alfabetico. Per non rischiare oltre anche Verstappen viene richiamato ai box e dalla sua ha un buon margine di vantaggio per non perdere alcuna posizione e tornare in pista secondo senza alcun pericolo. Negli stessi istanti nuova esplosione in pista anche per Sainz, che stava per portarsi a casa una quarta piazza di tutto rispetto e che, dopo il cambio gomme, finirà anch’egli fuori dalla zona punti insieme a Bottas.
Gli uomini Mercedes vedono rosso come i tori, intimano ad Hamilton di rallentare avendo l’assoluta necessità di portare a casa la macchina. Troppo tardi: siamo all’ultimo giro e anche la sua anteriore sinistra esplode. Non c’è tempo per perdersi di spirito, Verstappen è alle calcagna ma non troppo visto il pit stop estemporaneo. Hamilton rallenta, perde tempo, tiene la vettura in pista, conta ogni metro che lo separa dalla bandiera a scacchi ed alla fine la porta a casa. Con tre gomme. Perchè a quanto pare non esiste una regola che imponga di averne quattro. C’è tra l’altro chi ha già osservato che questa sia stata l’unica gara nella storia in cui Hamilton non si sia lamentato del fatto che le gomme ormai fossero andate...
Quella che porta a casa è la sua settima vittoria del suo gran premio di casa, una cosa che già di per sè sembra essere degna di entrare nei libri di storia ma che mi lascia un sacco di domande irrisolte.
HAM VER LEC RIC
Sul podio salgono quindi Hamilton, Verstappen in seconda piazza al quale cercano di far credere che senza quel pit stop non avrebbe potuto veramente vincere la gara e Leclerc che, solo per un istante prova a parlare della fortuna di Hamilton prima di realizzare che con due Ferrari in zona punti, di cui una finita addirittura sul podio, forse era meglio cambiare discorso.
A tutti i piloti viene consegnata - a mano - la propria coppa. Una per Hamilton, una per l’uomo Mercedes, una per Verstappen e una per Leclerc. Quindi un’altra per Hamilton per aver battuto tutti i record. Ed è questo il momento delle domande. Perchè tra una settimana saranno nuovamente a correre tutti sulla stessa pista, ma se vince nuovamente Hamilton gli danno un’altra coppa per aver battuto il suo stesso record? Ma se avesse veramente perso la testa della gara all’ultima curva della coppa che ne avrebbero fatto? L’avrebbero tenuta lì per la prossima settimana o abbiamo già detto che la prossima non conta per quella storia della truffa delle etichette? E se Hamilton fosse nato in un paese senza circuito cosa ne sarebbe stato di questo statisticone?
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