sabato 13 giugno 2020

Cina 2010 - Gara - REWIND

Dopo 10 anni di backup costanti del contenuto del blog, 10 anni durante i quali più di una volta ho riconosciuto con assoluta certezza che se anche qualcosa dovesse andare perduto di certo non sarebbe un danno per l’umanità e nessuno ne sentirebbe la mancanza, ecco, 10 anni dopo per la prima volta mi sono ritrovata ad utilizzare il contenuto di quel backup per rimettere al mondo la mia first impression del gran premio della Cina anno 2010. Materiale che sono certa esser stato da queste parti fino a non molto tempo fa e che deve essere caduto vittima di uno dei miei sporadici tentativi di riorganizzazione della pagina durante i quali mi dimentico sempre di saper parlare HTML ma solo in stampatello.
Tutto bene quel che finisce bene, il post è tornato tra di noi, ma perché non sprofondare definitivamente in quel dolce sapor di nostalgia riimmergendosi nelle sensazioni dell’epoca?
VET WEB ALO ROS
Pronti a partire sulla griglia di partenza davanti alle due McLaren di Button e Hamilton. Schumacher, nella sua seconda vita, in nona posizione. 23 vetture in pista ma solo 22 scattate al momento fatidico dopo il forfait al momento giusto della Virgin di Timo Glock. Piove ma non molto, forse poco più del previsto, sono tutti dannatamente confusi. Non tutti hanno montato gomme da bagnato, il box McLaren sembra prepararsi al primo pit stop… ma siamo evidentemente ancora al punto in cui deve concludersi il giro di ricognizione.
Chris Horner al box Red Bull è perplesso, sembra quasi presagire il futuro, fissando i suoi uomini in prima fila. Ovviamente fa bene ad esserlo perché, allo spegnersi dei semafori rossi, Alonso scatta in maniera imbarazzante davanti ai due beffandoli entrambi in un sol boccone.
ALO WEB VET ROS
Contemporaneamente Liuzzi, Barrichello e compagnia varia nelle retrovie tentano di riportare in scena malamente una replica della catastrofe belga nel 1998. Ovviamente è una replica di bassa lega, finiscono fuori giusto in tre o quattro, nulla di eclatante ma quanto basta a fare sì che entri la Safety Car e impedisca la grande fuga dell’asturiano verso il quale mi duole puntare un dito accusatorio al gusto di jump start.
Dopo un paio di giri di SC le condizioni della pista peggiorano sensibilmente, la pista inizia a scendere sempre più copiosa e tutti quelli che non sono partiti con le gomme giuste si trovano costretti a rientrare ai box per sostituirle. In regime di SC non è esattamente la scelta più strategica che si possa fare. Non è la più strategica perché in quella posizione c’è sicuramente aver fatto rientrare i due Red Bull contemporaneamente e aver fatto attendere pazientemente al secondo che finisse il pit del primo. Scena analoga in Ferrari, là dove quantomeno i due piloti avevano abbastanza distacco in pista da rendere meno marcata l’operazione.
ROS BUT KUB PET
All’esito di queste prime soste le posizioni in pista sono più randomiche che mai. Hamilton viene beccato a tagliare la pista per lanciarsi in pit lane dopo aver mancato l’entrata e con il senno del poi possiamo dire essere un’operazione che ha sempre apprezzato particolarmente.
Al quarto giro di gara finalmente le cose possono iniziare a farsi serie, la SC rientra e il trenino di vetture capitanato da Nico Rosberg sembra più affamato che mai dopo le varie retrocessioni, ma la cosa più divertente di tutte è che nel frattempo ha smesso di piovere e tutti quelli che sono entrati in precedenza per montare le gomme da bagnato ora sono costretti a rientrare per cambiare un’altra volta con enorme vantaggio di quelli che si erano tenuti fin dall’inizio le gomme usate alla partenza che sembrano, ancora una volta, non aver bisogno di fare nient’altro se non proseguire per la propria strada.
Siamo solo al sesto giro in gara e Hamilton riesce a dare nuovamente buona mostra di sé in pit lane, questa volta compiendo un sorpasso ai danni di Vettel al suo ingresso e tentando di speronarlo in uscita.
Massa riesce comunque ad avere grandi difficoltà a tenere la vettura in pista, così come Alonso che per poco non sfracella il musetto della sua vettura all’ingresso della pit lane dopo aver messo le gomme sull’erba. Vettel, dopo due soste, è in nona posizione dopo aver sperato Webber, Hamilton 11esimo, si lancia all’inseguimento delle due Red Bull, probabilmente non ancora soddisfatto del servizietto su Vettel. Alonso 14esimo alle spalle di Massa, peggio di così non gli poteva andare.
Se Hamilton riesce a smarcarsi in fretta, altrettanto non si può dire di Vettel che, seguito a stretto giro da Webber, impiega un’eternità a passare Sutil e mettersi all’inseguimento del gruppo di testa. Tutto questo mentre Alonso è ancora incastonato dietro a Massa che, a sua volta, è dietro alla Williams di Barrichello e non sembra intenzionato a compiere questo sorpasso. Se oggi, anno del signore 2020, molti sono ancora quelli che ridono all’idea di un confronto tra Schumacher e Hamilton, inutile dire quale poteva essere la reazione al medesimo paragone 10 anni fa, quando le treccine dovevano ancora spuntargli in testa. Un confronto tra Schumacher e Hamilton è tuttavia ciò a cui ci siamo trovati davanti intorno al 15esimo giro in pista, quando l’inglese è finalmente riuscito a raggiungerlo e il tedesco ha dovuto giocarsi tutte le carte a sua disposizione per poterne rallentare l’ascesa. Per la cronaca la cosa ha pure funzionato, con una serie di sorpassi e controsorpassi che non solo hanno fatto venire i brividi ma, oggettivamente, non si sono replicati due giri più tardi quando allo stesso punto si sono ritrovati Vettel e Schumacher e quando abbiamo assistito ad un Michael Schumacher decisamente più arrendevole davanti al rischio di un sorpasso.
Così facendo Hamilton si ritrova in quinta posizione, subito dietro ai magnifici quattro di inizio gara, giusto nel momento in cui Rosberg, all’ennesimo scroscio improvviso di pioggia, non regge la pista, compie una piccola esclusione che gli costa quei quattro secondi di vantaggio su Button che, senza colpo ferire, gli ruba la posizione e vola magnificamente via.
BUT ROS KUB PET
Al 20esimo giro nuovo giro di pit per tutti i nostri eroi, quando all’improvviso viene fatta entrare la SC anche se nessuno ne capisce effettivamente la ragione. Non è che ci sia stato un incidente in pista ma questa è comunque piena di detriti da cui deve essere liberata. La SC resta quindi a zonzo giusto per il tempo necessario di permettere alle condizioni della pista di cambiare un’altra volta e farci impazzire tutti all’idea di un nuovo giro di pit stop.
Tutti compreso Felipe Massa che in occasione della precedente sosta è stato superato in pit lane dal compagno di squadra venendo costretto non solo a perdere la posizione in pista su di lui ma anche ad accodarsi in attesa della sosta, arretrando di molte posizioni.
Inutile dire che a questo punto le posizioni dei piloti sono andate a scomporsi un’altra volta, per tutti, tranne che per i fantastici quattro. Hamilton è finito nuovamente a metà del gruppo, ma dopo aver tagliato una curva e aver sbattuto fuori pista Webber senza alcuna remora, è di ritorno nella sua amata quinta piazza per tornare a tentare l’assalto alla fortezza.
Entro un paio di giri dal rientro della SC il sorpasso di Hamilton su Petrov è realtà e Kubica è nel mirino.
BUT ROS KUB HAM
Al trentesimo giro, in un’epoca ancora tristemente senza DRS, ad Alonso non resta altro da fare che arrancare all’infinito dietro alla Force India di Sutil, tutto questo mentre Hamilton virtualmente saliva sul podio dopo aver arrancato la terza posizione.
Davanti all’inglese in questo momento la Mercedes di Nico Rosberg ma, tra le cose per cui i tempi non sono ancora maturi, c’è anche la possibilità che da questo scenario possa scaturirne un vero scontro.
BUT ROS HAM ROS
Jenson Button incomincia a sentire la pressione del compagno di squadra alle sue spalle e incomincia ad impegnarsi seriamente per prenderne le distanze.
Mentre il mondo si concentra a controllare millimetricamente la distanza tra le due McLaren, facendo finta che tra le due non ci sia ancora la Mercedes di Rosberg, poco più in là Vettel si stava avvicinando minacciosamente alla Ferrari di Alonso facendo metaforicamente presagire ciò a cui avremmo dovuto assistere per i quattro anni successivi e quasi invidio quella inconsapevolezza che nutrivamo in quel periodo.
Al 36esimo giro, 20 alla bandiera a scacchi, Hamilton giunge finalmente attaccato al posteriore di Rosberg. Nico si impegna molto nel tentativo di resistergli. La pantomima dura qualche giro, giusto il tempo perché Hamilton prenda le misure con il rivale, ma ancor prima di portare a casa il sorpasso viene richiamato per cambiare gomme, ancora una volta, mentre la pioggia minaccia di intensificarsi entro pochi minuti Jenson Button decide di non mettere alla prova il suo famoso sesto senso per la pioggia, rientrando anch’egli e mantenendo comunque la testa della gara.
BUT HAM ROS ALO
Colpo di scena: il giro di vantaggio con cui Hamilton ha portato a casa il pit rispetto a Rosberg gli ha permesso di prendersi la posizione senza stress. A questo punto la battaglia è del tutto interna alle fila della McLaren, cosa che non ha mai portato a nulla di buono, come ci ricorda Alonso giunto miracolosamente in quarta piazza.
A 15 giri dalla conclusione della gara Hamilton in team radio ci informa che la pioggia si è intensificata mentre i secondi che lo separano dal compagno di squadra sono poco più di tre.
Dopo cinque o sei giri portati a casa con lo stesso ritmo, Hamilton incomincia a dimostrare i primi segni di cedimento dall’inizio della gara e perde terreno mentre Alonso ambisce ancora all’idea di essere in grado di concludere un sorpasso e prende di mira Rosberg.
A cinque giri dalla conclusione il ritardo accumulato da Hamilton su Button è ormai salito a 10 secondi, per essere uno che fino ad una manciata di giri fa stava mirando a puntare alla vittoria della gara, a questo punto non solo deve stare attento all’ombra di Rosberg alle spalle ma non riesce neanche a giovarsi in qualche modo dell’errore di Button scivolato in via di fuga ma rientrato in carreggiata senza alcun tentennamento.
I tentennamenti sono giunti ad una manciata di giri dalla fine, quando anche le sue gomme hanno incominciato sentire gli stessi problemi di quelle di Hamilton, anche se con dieci giri di ritardo. In queste fasi i due sono tornati ad avvicinarsi sensibilmente ma probabilmente erano entrambi troppo impegnati a tenere le auto in pista per pensare di tornare a darsi battaglia. Inutile dire che Alonso non è mai andato neanche vicino all’idea di tentare un agguato a Rosberg, ma non ve lo dico neanche. BUT HAM ROS ALO
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Cina 2010 - Gara

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