lunedì 15 ottobre 2018

Giappone 2018 - Gara

Benvenuti in Giappone, là dove una volta facevamo ancora finta che ci fosse un mondiale ancora aperto e tutto da combattere... ed ora invece. 
In Giappone ci siamo arrivati ad una sola settimana di distanza dalla grande polemica russa, là dove Toto Wolff è andato ad assumersi tutte le responsabilità per la scelta strategica preferendo passare per cattivo invece che per idiota. Scelte strategiche anche queste. E' innegabile che la maggiorparte dei mondi sono stati vinti per molti meno di sei punti di distacco tra il primo e il secondo (ovvero la differenza che non si sarebbe portato a casa Hamilton scivolando dalla prima alla seconda piazza in favor di Bottas) ma questo gran premio, ancora una volta, ha dimostrato che non c'è bisogno di gonfiarsi in difesa quando gli avversari sono in grado di autosabotarsi tranquillamente senza chiedere aiuto a nessuno. 
In sostanza: siamo arrivati in Giappone additando l'antisportività Mercedes ma se ne sono dimenticati in fretta tutti quanti non appena è stato chiaro che quel ditino i cavallini rampanti se lo sarebbero dovuto puntare in direzione del proprio petto. 
Tutto è, infatti, partito dal sabato quando, durante le qualifiche, ha iniziato leggermente a spiovere. Gli uomini in rosso hanno avuto l'idea geniale: in attesa dell'inizio della terza fare di qualifica hanno montato in fretta e furia le gomme intermedie e sono andati altrettanto in fretta e furia ad occupare le prime posizioni davanti al semaforo rosso. SebVettel, per la verità, un obiezione in team radio l'avrebbe pure fatta. Ma ormai era troppo tardi: ormai erano fermi al semaforo e non c'era più tempo per rendersi conto che non stesse piovendo abbastanza per le intermedie. Un minuto abbondante passato a guardare il semaforo quindi la verità: di 10 vetture in pista le loro erano le uniche due con gomma intermedia, assolutamente inadatta per le condizioni della pista e, mentre tutti gli altri completavano il giro per andare a segnare il loro primo miglior tempo, i cavallini rampanti pensavano bene di rientrare ad indossare a loro volta le gomme da asciutto... se non fosse che nel frattempo non aveva minimamente smesso di piovere. Conseguenza: un giro (in realtà non concluso) con le gomme intermedie su pista asciutta, un giro con gomme da asciutto su pista bagnata. Raikkonen quarto, Vettel, che in tutto questo non è riuscito neanche a tenere la vettura in pista per un giro completo, nono a quattro secondi di distacco dalla pole. 
Vanzini, o Genè, uno dei due, o forse tutti e due, sostengono che sulle termocoperte di Hamilton ci fosse la scritta inter, mossa strategica per ingannare gli avversari e sorprenderli, in un secondo momento, con le gomme da asciutto. Fortunatamente la regia internazionale su quelle termocoperte ci si era soffermata abbastanza perchè fosse possibile leggere la scritta "Lewis DRY" circostanza che, nonostante le mie scarsissime doti di comprensione della ligua straniera, mi lasciano intendere che nulla del complottone teorizzato sia mai stato realmente posto in essere. E menomale. Perchè se gli uomini ferrari avessero davvero speso più tempo a guardare le gomme del vicino che le condizioni della pista, sarebbero stati da prendere tutti e rimandati a Maranello a calci in culo con la lettera di licenziamento in tasca. Certe volte pur di tentare di demonizzare il nemico arrivano a danneggiare maggiormente loro stessi, mi stupisco di come non riescano a fermarsi un secondo prima di tirarsi la zappa sui piedi.
Negli stessi istanti Hamilton conquistava la sua 80esima pole in carriera. Amen. 
Quindi arriva la domenica ed Hamilton, Bottas e tutto il cucuzzaro Mercedes iniziano a mandare in stampa i manifesti. Il primo porta a casa una delle gare alla sua maniera, di quelle in cui parte in pole ed in pole resta, fino alla fine della gara. Senza sbavature, senza errori, ogni tanto sente rumorini, sente suoni, chiede spiegazioni ma, alla fine, dal primo all'ultimo giro si diverte a portare a casa giri veloci a ripetizione, giusto per non annoiarsi, giusto per attirare su di sè l'attenzione in una gara dove, chiaramente, le telecamere non avrebbero ragione di guardarlo. 
Bottas è in seconda piazza, lì parte e lì resta fino alla fine, non senza rischiare di scivolare giù dal gradino del podio, giusto a dimostrare che tutto quell'incensare le sue prestazioni in Russia è stato solo un modo come un altro di farsi perdonare l'ordine di scuderia in un mondo in cui, senza ordini di scuderia - alcun ordine di scuderia - in un mondo in cui fossero lasciati liberi di combattere, non avrebbe mantenuto la prima posizione oltre la seconda curva dopo lo spegnimento dei semafori. 
In terza piazza, come ormai è solito essere alla fine di ogni campionato, ecco più galvanizzato che mai il caro Verstappen che tenta di sembrare uno in grado di portare a casa una gara senza fare casini ma ancora non gli riesce perfettamente. Clamoroso a questo giro il contatto con Vettel, in una fase iniziale della gara di pieno recupero da parte della Ferrari della sua nona posizione, una lotta insensata - forse - a quel punto della gara, per la terza piazza che si è concluso con un contatto tra i due. Due che, all'ennesimo contatto in pista, tra di loro e con terzi, della stagione dovrebbero incominciare a farsi un po' di autoanalisi... perchè non può essere che sia sempre colpa di qualcun altro. Dal canto sui Verstappen viene però sempre assistito da una portentosa dose di sfortuna e, dal contatto, non perde altro che qualche secondo. La vettura addirittura sembrerebbe guadagnarci in velocità e nulla di ciò che ha perso ha rischiato veramente di compromettere la sua gara. 
Le cose vanno decisamente peggio a Vettel che scivola in ultima piazza e dovrà recuperare strisciando sui gomiti tutte le posizioni perdute. Terminerà la gara in un'ingloriosa quinta piazza tra gli interrogativi di tutti quelli che si sono domandati perchè, dopo essere scivolato in fondo, non si è cercato di recuperar qualcosa almeno modificando la strategia gomme. Ma questi sono interrogativi a cui non ha senso rispondere. 
Non ha senso rispondere in un mondo in cui si stanno rivelando tutti buoni a crocifiggere sia Vettel che la Ferrari per come stanno andando a finire le cose anche quest'anno (sulla petizione pro ritorno in rosso di Alonso magari torno un'altra volta) e l'unico che ha preso la parola per difenderlo/i è stato proprio Hamilton.

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