martedì 3 luglio 2018

Austria 2018 - Gara

Sentimenti incerti di euforia, incredulità, tormento, precarietà sono quelli che più o meno ho provato durante il gran premio austriaco di quest’anno, con un filo di negazionismo verso l’esito di una gara che sarei quasi tentata di considerare come mai avvenuta. Un po’ come l’anno in cui Sanremo è stato vinto dagli Avion Travel.
L’anteprima di gara è stata condizionata dai grandi complotti sulle tre posizioni di penalità che Vettel ha subito dopo aver tagliato la strada a Sainz in qualifica. Nessuno che abbia detto che la strada non sia stata tagliata, tutti a dire che la penalità è ingiusta. Ragazzi: a suon di complotti vi state fulminando il cervello… tanto più perchè le cose dovrebbero sempre essere viste in prospettiva e mai come questa volta questa affermazione è vera.
In prima fila appaiati momento-di-gloria-Bottas e Hamilton in seconda piazza. Vettel, causa retrocessione, è finito bello incastonato tra Verstappen e Grosjean, faccenda che non mi sembrava di buon auspicio per nessuno ma che, alla fine, non ha portato ad alcuna conseguenza effettiva. Sarà che siamo sempre i soliti malafede.
Emozionante la partenza, se posso permettermi è giusta una dimostrazione in più che, se davanti non ci sono Verstappen-infoiati-a-caso le grandi manovre sono possibili ed anche apprezzabili. Raikkonen, che era terzo, tenta il colpaccio: si infila tra una Mercedes e l’altra, ostacola Bottas, lo sfila, ma ha il solo risultato di favorire Hamilton. Bottas finisce quasi nelle retrovie ma torna al punto di partenza (o quasi: in seconda piazza) tre curve dopo. Parte male anche Vettel che scivola ottavo ma… vabbè, sempre meglio di com’è andata ad Alonso che è partito dalla corsia dei box con cornetto e cappuccino.
Le cose per i Mercedez boyz stavano andando alla grande, un giro veloce dopo l’altro, già sul piede di guerra per staccare le RedBull e Le Ferrari che, nel frattempo, continuavano ad invertirsi le posizioni poco dietro. Tra l’altro, domenica era il compleanno di Ricciardo!
All’improvviso il disastro: la vettura di Bottas muore sul colpo, VSC per rimuovere la salma dal bordopista, disastro completo in casa Mercedes nel momento in cui realizzano che sono rientrati tutti a cambiar gomme tranne loro. Cioè: Lui, Hamilton. Che stava ancora in pista in prima posizione ma con soli 13 secondi di vantaggio sul secondo e almeno 20 secondi necessari per cambiare gomme. Una vocina (James, che da oggi probabilmente potrà tranquillamente andare a vendere panini con la porchetta in spiaggia) sussurra all’orecchio di Lewis della necessità di recuperare 8 secondi prima del cambio gomme. Lewis, devo dire con buona flemma, gli chiede se è scemo o se lo fa… e soprattutto come abbiamo fatto a mancare il rientro? Bella domanda. Vista da lontano sembrerebbe quasi una strategia Ferrari: incredibile.
Disastro chiama disastro: Hamilton, dopo il cambio gomme, finisce sotto al podio, persino Vettel riesce a superarlo in men che non si dica quando le gomme devono ancora entrare in temperatura ma, non potremmo realmente parlare di disastro se non fossero successe altri simpatici fattarelli. Tipo il degrado istantaneo delle gomme di Hamilton, non subito invece dalle Ferrari nonostante fossero rientrate molto prima di lui, ed il motore che così, da un secondo all’altro se ne va direttamente in pappa, lasciandolo appiedato a bordo pista.
Questa faccenda del degrado delle gomme, tra l’altro, è uno di quei misteri buffi che non so quanto facilmente troveranno una soluzione. Mentre Hamilton smarmellava 8 gomme a tempo record, mentre Ricciardo ne smarmellava altrettante costretto così anche lui a scendere dal podio e lasciar spazio ai rossi, proprio i rossi non avevano alcun problema di sorta. Se non possiamo dire con certezza come avrebbero reagito le gomme di Bottas fosse rimasto un po’ più in pista, di certo sappiamo come hanno reagito quelle di Verstappen che, nel caso in cui non si fosse capito da tutto questo spiegone, mentre gli altri stavano dietro alle loro piccole meschinità, ha preso il largo ed è andato a vincere. A vincere: io ancora non me ne faccio una ragione. Riassumendo i pro e contro di una gara infernale.
Contro: Hulk ha preso fuoco, Ricciardo è morto dopo il secondo cambio gomme, i Mercedez boyz sono distrutti nello spirito e nell’animo e Verstappen ha vinto.
Pro: la pappa in cui sono finite tutti i complotti del sabato ed il mancato team order, che tutti stavano aspettando, siamo sinceri, per invertire le posizioni tra Raikkonen e Vettel. Sono quasi del tutto certa che abbiano desistito nel momento in cui è morto Hamilton, giusto per non pretendere dalla sorte più di quanto non fosse già stato dato, ma ovviamente non lo sapremo mai con certezza.
Altra cosa brutta, oltre Van Der Gaarde che fa il fanboy sfegatato di Verstappen ai box, è la piccola meschineria con la quale si è portata avanti la gara fino ad un certo punto. Quando erano ancora tutti lì, o quasi. Per dire, quando Raikkonen ha imbarazzantemente messo quasi 7 secondi tra sè e Verstappen pur di fare da tappo ad Hamilton e permettere a Vettel di raggiungerlo e sorpassarlo, quella lotta che è sembrata eterna tra Ricciardo e Raikkonen, Vettel che assisteva a tutto questo da lontano aspettando che si ammazzassero tra di loro per andare avanti.
Se ancora ci fossero dei dubbi potremmo cercare conferma in quello che è successo dopo il ritiro di Hamilton: a Raikkonen viene dato il permesso di tirare dritto, recupera quasi tutto il distacco in pochi giri, Vettel, che fino ad un secondo prima si stava avvicinando al compagno di squadra, torna a prendere le distanze. Se avessero lottato per vincere, invece che per raccogliere più punti, questa gara se la sarebbero presa a mani basse.
Cose random: in questo panorama di morte e desolazione, le Haas sono arrivate in quarta e quinta posizione… e hanno anche la faccia tosta di festeggiare. Anche Alonso, ottavo, ha abbastanza faccia tosta. Devo dire che i due eventi devono essere visti sotto due lenti differenti. La prima, quella delle Haas: forse festeggiano il fatto che Grosjean sia arrivato al traguardo senza spiattellarsi contro niente e nessuno. In quel caso lo capirei. Magnussen festeggia per non essere sempre il solo a portare a casa la pagnotta. Alonso festeggia perchè la macchina non è morta di stenti strada facendo, in ogni caso mi sembra un azzardo essere felici per la posizione raggiunta quando ¾ del merito della vicenda lo ha il fatto che davanti a te ne siano morti tutti.  
E' così, nel momento in cui a pervadermi c'è ancora sapore di euforia, incredulità, tormento e precarietà, che in fondo in fondo mi domando come se la deve passare un vero tifoso Ferrari a realizzare di non essere riuscito a portare a casa una vittoria neanche con un doppio DNF Mercedes. Forse in fondo condividiamo quell'euforia, incredulità, tormento e precarietà.

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