domenica 17 maggio 2020

Malesia 2003 - Gara

56 giri alla bandiera a scacchi, ci troviamo in Malesia e il caldo sta offuscando la vista dei nostri eroi pronti sulla griglia di partenza.
ALO TRU MSC COU
Le cose si fanno divertenti già dal giro di ricognizione, quando tutti i piloti sono impegnati a scaldare le gomme delle proprie vetture e Villeneuve corre per il paddock alla ricerca della propria monoposto come se fosse rimasto chiuso in bagno sino a quel momento.
Alonso riesce a creare scompiglio. Rallenta eccessivamente nelle fasi conclusive del giro, le auto dietro di lui devono allargarsi per non rischiare di prenderlo in pieno. Pensa di essere il padrone di casa, quindi si colloca sulla sua piazzola e da lì attendiamo tutti lo spegnimento dei semafori rossi.
I semafori tardano a fare il loro lavoro: qualcuno ha sbagliato a collocarsi sulla griglia di partenza, è necessario attendere il nuovo parcheggio prima di avere il via libera. Fa più manovre lui che una madre col SUV bianco che pretende di parcheggiare in seconda fila davanti alla scuola del figlio.
Le Renault tentano la fuga, le Ferrari tentano di non perdere terreno, Coulthard si ritrova nel mezzo della faida. Quello che si ritrova invece con un alettone in meno è Jarno Trulli dopo un contatto, alla prima curva, con Schumacher che lo manda in testacoda e rotolare sull’erba. Anche Schumacher sull’erba lasciando ai bambini pista libera per giocare e divertirsi.
ALO COU HEI RAI
Negli stessi momenti altri contatti nelle retrovie e tutti i coinvolti finiscono ai box per farsi incipriare il naso. Tra questi vediamo Montoya, Verstappen, Pizzonia mentre Schumacher è scivolato 11esimo, Trulli 13esimo, con l'ulteriore sottigliezza che il ferrarista dovrà rientrare a farsi sostituire quel muro ammaccato prima o poi.
Il momento di gloria di Coulthard in realtà dura pochissimo, già al terzo giro si ritrova a parcheggiare la propria vettura a bordo pista lasciando a quel Gastone maledetto le redini della gara.
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Raikkonen non da delle gioie. Invece che guadagnare, continua solo a perdere tempo su Alonso e tutto questo mi mette di cattivo umore. Mi domando cosa ci faccio qui, come ci sono arrivata, chi mi ci abbia mandato.
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Barrichello impiega una vita a superare Heidfeld e la cosa bella di Heidfeld è che in un modo o nell’altro te lo ritrovi sempre in mezzo ai piedi anche se non combina mai niente di eclatante. La cosa bella di Barrichello è invece il fatto di esser costretto a portare in alto la bandiera del cavallino rampante visto che la gara di Schumacher non c’è assolutamente che verso che possa decollare. Prima l’incidente, l’ingresso ritardato di almeno un paio di giri per sostituire il muso e, alla fine, un bel drive throught quale punizione divina per la sbadataggine di inizio gara. All’esito di questa successione di eventi al decimo giro in gara lo troviamo in 14esima piazza.
Nel frattempo inizia il primo giro di pit stop e per un Alonso al quale comunque non succede mai niente c’è un Heidfeld che impiega il pit stop più lungo della storia con difficoltà ai rifornimento e gesti convulsi in pit lane. Inevitabilmente scivola nelle retrovie e anche per questa gara diventa evidente che non ci sia il rischio che si porti a casa nulla di buono. Per non parlare ovviamente di Webber al quale si spegne la vettura ai box e porta a casa un pit stop ancora più lungo di quello di Heidfeld.
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Dopo la sosta di Alonso, Raikkonen è rimasto in pista ed è parso non essere assolutamente intenzionato a mollare la presa dalla prima posizione un attimo prima del dovuto. Barrichello e Button appoggiano la sua teoria e ad Alonso non resta da far alto che seguire questo anomalo trenino.
Una volta portata a casa la sosta della McLaren appare evidente come il gioco sia assolutamente valso la candela. Raikkonen rientra in pista tranquillamente davanti ad Alonso il quale subisce e resta muto davanti all’undercut della vita grazie alla vastità del ritardo accumulato in quei pochi giri di differenza. Barrichello cerca di capire come ha funzionato la manovra, allunga di un’ulteriore manciata di giri ma non deve aver preso in considerazione l’idea stessa delle strategie Ferrari. Ovviamente nel suo caso non funziona ma credo di essere già abbastanza soddisfatta così.
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Con un Ralf Schumacher piovuto lì dal cielo senza che nessuno l’abbia visto arrivare mentre il fratello maggiore è ancora dietro a perder tempo in nona posizione giocando con degli Heidfeld a casaccio.
Al 23esimo giro Raikkonen conduce questa gara con più di nove secondi di vantaggio, mentre Barrichello, contandone solo 1,5 su Alonso, sogna ancora di poter salire un altro gradino del podio. Passano i giri e non succede niente, Todt al muretto Ferrari inizia ad alzarsi, gli pungono i piedi, chiaramente il dubbio lo tormenta. Guarda la gara dei suoi due uomini e cerca di capire quale possa esser stato l’errore. Raikkonen è costantemente più veloce, Alonso ce lo siamo perso dal radar da un pezzo, ma Barrichello non pare concentrato sull’obiettivo.
A 20 giri dalla conclusione sicuramente anche Alonso deve esser stato stufo di aspettare l’agguato che non sarebbe arrivato, quindi rientra per il suo secondo pit stop, anticipando come al giro precedente i suoi rivali, visto che evidentemente la strategia lo aveva convinto.
Barrichello non ci sta. A differenza dello spagnolo forse ha capito che qualcosa deve essere modificato se non si vuole incorrere nell’errore di prima. Segue il pit di Alonso di soli un paio di giri e la decisione paga: al rientro il pista riesce ad infilarsi prima di lui. Ad un paio di giri di distanza segue anche il pit di Raikkonen che però non sembra rischiare particolarmente di mettere il pericolo la testa della gara.
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Raikkonen si avvia così alla sua prima vittoria in carriera. Nel momento in cui supera la bandiera a scacchi i secondi di vantaggio maturati su Barrichello sono giunti a 37, di Alonso, che arriva al traguardo con un tempismo per cui a momenti ci si stava per dimenticare di doverlo aspettare per la festa, e che ha pure l’indecenza di festeggiare, e della Renault in particolare si potrà ricordare la lungimiranza della strategia. La bellezza di Raikkonen è che da un momento simile della vita di un pilota ci si aspetterebbe un pochino in più di enfasi di frizzantezza. Invece lo vediamo arrivare sotto al podio con la stessa verve con la quale ognuno di noi torna a casa dopo aver finito di lavorare. Parcheggia la sua vettura e si ritira nel retropodio senza saltare, esultare, salire in piedi sulla vettura. Qualcuno giurerebbe di averlo visto sorridere sul podio. Per la cronaca questo è anche il primo podio in carriera per Fernando Alonso.

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