venerdì 1 maggio 2020

Australia 2010 - Gara


Seconda gara della stagione e fuori piove.
Hamilton è pronto a scattare dall’11 posizione mentre le due Red Bull, che all’epoca dominavano la scena, facevano bella mostra di sè nella prima fila.
VET WEB ALO BUT
Una stagione andatasi a concludere in modo tanto rocambolesco non poteva certamente essere partita diversamente.
Webber, per la verità, per poco non è neanche partito e improvvisamente torno a ricordare vividamente che questa faccenda della cronica incapacità di scattare al via in maniera decente è stato uno dei leit motiv degli ultimi anni della sua carriera. Devo dire che fa piacere ricordarsi da cosa è partito tutto. Massa non ha neanche fatto fatica a prendergli la posizione mentre Button è rimasto a guardare le stelle lasciandosi sfilare avanti entrambe le Ferrari e mezzo altro schieramento passando tuttavia indenne nel mezzo di quello che, senza falsa modestia, potremmo definire un vero e proprio capolavoro di partenza. Alonso finisce incastonato tra Button e Schumacher, e mentre Button per qualche ragione della fisica, manda Alonso in testacoda poi passa al largo e vola via, gli altri due arrivano al contatto in maniera decisamente più disastrosa. Alonso finisce bloccato in mezzo al traffico con tutte le altre vetture che gli sfilano accanto nella speranza di sopravvivere agli eventi mentre Schumacher è costretto al rientro ai box con un ala danneggiata. Poco più in là, tra le vetture non c’è più un vero ordine, tutti si ammassano in ordine sparso e qualcuno spicca il volo ma in maniera un po’ meno metaforica: è Hulk che perde il controllo della propria vettura, finisce contro il muro e da lì rimbalza sulla folla. Ed è così che in unico colpo di scena ritroviamo fuori pista Trulli, Hulk, Kobayashi e Buemì in una pioggia di carbonio tale da rendere necessario il primo ingresso della safety car.
Vettel conduce in testa la gara davanti a Massa e Webber, con Button ritrovatosi sesto e davanti al compagno di squadra e con Alonso scivolato fino alla 18esima posizione.
VET MAS WEB KUB
Le vetture sono lasciate libere di gareggiare già dal quarto giro quando Kubica non capisce più niente dall’emozione e decide di andare alla rocambolesca caccia di Webber. Alonso vede rosso come i tori e dalla pollesima posizione in cui si è ritrovato il recupero sembra lungo e tortuoso tuttavia non è in cattiva compagnia: c’è anche Schumacher a fargli compagnia mentre nelle prime file Kubica non è ancora riuscito a portare a casa un granchè ma, nel dubbio, Webber ha passato Massa e, dietro a questo simpatico gruppetto di testa, anche Rosberg fa capolino con inaspettata aggressività. Più o meno la stessa aggressività dimostrata da Hamilton per avere la meglio sul compagno di squadra - tecnicamente il campione del mondo in carica - che rientra ai box a piangere dalla disperazione e finisce fuori pista dopo sole due curve con le gomme nuove.
VET WEB MAS KUB
Neanche avessero aperto in quel momento le porte del black friday, al nono giro mezzo schieramento si ritrova ai box per il proprio pit stop. Inevitabile la calca in pit lane mentre in pista nessuno capisce più a che punto dello schieramento sia finito. Mercedes richiama ai box anche Schumacher e per lui e solo per lui mettono in scena uno dei pit più lunghi della storia che lo riporteranno direttamente in 17esima posizione dalla quale non potrà più godere della compagnia di Alonso e dalla quale dovrà necessariamente ripartire se pensa di chiudere la gara in una posizione degna di questo nome.
Altre bandiere gialle per il fuoripista di Petrov che porta al suo ritiro quando, all’esito del primo giro di pit, ritroviamo Vettel in testa davanti ad un Button che, anticipando la sosta, evidentemente ne ha beffati più di quanto potesse immaginare.
VET BUT KUB ROS
Tra i piloti a seguire Webber, Massa e Hamilton battibeccano per un po’, ci intrattengono con canti e balli, sorpassi e passi a tre finché Webber non ha la peggio finendo fuori pista e dovendo necessariamente arretrare fino alla settima posizione ad un passo da Alonso, approdato fin lì dopo la grande rimonta che, approfittando ancora un po’ della debolezza del momento, si prende anche quella posizione senza colpo ferire.
A questo punto Hamilton ha solo Massa davanti a sé e Alonso alle spalle, una posizione scomoda dalla quale Lewis tenta di libersarsi andando a superare Massa prima che Alonso superi lui ma le tre vetture restano comunque molto molto vicine tra di loro. Siamo al 23esimo giro in gara e a metter zizzania tra questo simpatico gruppetto di amici arriva anche Webber che, con mossa scaltra, si piazza davanti ad Alonso mentre questo probabilmente pensava semplicemente ad andare a prendere il proprio compagno di squadra.
Mentre tutto questo agitava gli animi del pubblico a casa, davanti tutto stava filando liscio come l’olio. Vettel ha continuato a condurre indisturbato la gara in un’epoca in cui ancora non erano molti ad aver capito quello che sarebbe accaduto da lì ai successivi quattro anni con Button che seguiva fedelmente la sua scia probabilmente sperando solo di vedere sventolare presto la bandiera a scacchi.
Al 26esimo giro, negli stessi istanti in cui Hamilton stava andando ad accanirsi su Rosberg, probabilmente solo anticipando metaforiacamente quello che sarebbe accaduto molti anni dopo, Vettel regalava un altro colpo di scena alla gara finendo irrimediabilmente fuori pista per problemi tecnici alla sua vettura ed obbligandosi a riporre in un cassetto per il momento tutti i suoi sogni di gloria.
BUT KUB HAM ROS
L’applauso glorioso al box McLaren non pare propriamente il gesto sportivo dell’anno ma non sono queste le cose importanti del momento visto che per poco Alonso e Massa non sono arrivati al contatto tra di loro in pista.
Al 30esimo giro Schumacher viene richiamato ai box per il suo terzo pit stop del giorno ed il sospetto che in Mercedes non avessero ancora capito esattamente quale fosse il focus sinceramente ci sorge selvaggio.
Siamo al 35 esimo giro quando Hamiton, dopo aver tentato in ogni luogo e in ogni lago di portare a termine il sorpasso su Kubica, dopo un tempo che ci è parso infinito, finalmente si arrende e rientra ai box per cambiare gomme. Il tempismo non è probabilmente dei milgiori perché al suo rientro in pista si ritrova in quinta posizione dietro alle due Ferrari ed inseguito direttamente da un Webber al quale era ancora dato di credere di essere la prima guida RedBull.
BUT KUB MAS ALO
Con 12 secondi di vantaggio sul secondo, al 40esimo giro pare evidente che Button stia conducendo gara a sé mentre pian pianino è proprio Massa, appena tornato in pista dopo l’incidente ungherese dell’anno precedente, con il quale occorrerebbe congratularsi per non aver ancora “ceduto” la posizione al compagno di squadra, a tentare la scalata al podio.
A 10 giri dalla conclusione ache i vari muretti iniziano a rimproverarsi qualcosa. Dalla McLaren qualcuno si permette di suggerire ad Hamilton che deve andare a prendere le due Ferrari se solo vuole pensare di salire sul podio, tutto questo mentre il pilota si stupisce del fatto che quelli in rosso non debbano ulteriormente fermasi al pit stop e lasciandoci intuire che questo stesse solo aspettando che le cose accadessero. Di tutta risposta anche il muretto Ferrari si permette di ricordare a Felipe di andare a superare Kubica visto che quello dovrebbe essere il suo lavoro e quell’inseguimento infinito si sta rendendo un filo ridicolo.
Un giro di telefono senza fili che probabilmente sortisce i suoi migliori effetti su Hamilton che, finalmente si attiva e inizia il suo inseguimento ad Alonso. Il muretto Ferrari inizia ad essere preoccupato, in un inglese stentato indicano a Fernando che quanto esattamente manchi al momento in cui l’inglese possa iniziare a farsi vedere negli specchiatti retrovisori e la risposta è idonea ad intitolare uno dei primi capitoli della nostra daga motoristica preferita, ovvero la raccolta dei migliori team radio della storia, “i don’t want to know!”.
Il muretto Ferrari in fin dei conti aveva buona ragione per essere preoccupata, Hamilton raggiunge il posteriore di Alonso in men che non si dica e, in ancor meno, diventa effettivamente pericoloso alle sue spalle, non potendo essere diversamente soffrendo a sua volta della pressione di Webber sulle spalle.
Hamilton continua a non darsi per vinto, continua a scalpitare dietro alle Ferrari e a lamentarsi in team radio per la strategia. Concludere in quinta posizione non gli piace, non lo soddisfa e lo rende anche un po’ nervoso. A due giri dalla conclusione tenta il tutto e per tutto, si avvicina, tenta prima da un lato, poi dall’altro, alla fine l’attacco definitivo, si butta all’esterno di Alonso sperando di avere non si sa quale velocità in più per riuscire a concludere il sorpasso con agilità, in realtà si deve solo riaccodare ma l’operazione viene complicata dalla sorte. Sulla sua traiettoria incontra Webber che avrebbe voluto avere la meglio ma che manda entrambi a sbattere fuoripista. Webber rantola fino al box per un incipriata al naso e viene risbattuto in pista in nona posizione, Hamilton dalla sesta piazza è costretto a guardare con calma il compagno di squadra superare da trionfatore la bandiera a scacchi sventolata da John Travolta di persona personalmente.
BUT KUB MAS ALO

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