giovedì 7 maggio 2020

Ungheria 2011 - Gara

Analizzando la carriera sportiva Lewis Hamilton non può essere sufficiente ripercorrere mentalmente tutti i suoi trionfi ma una certa dose di attenzione deve essere posta tra tutto quello che è passato tra la cosiddetta prima era e la seconda, quella attuale, quella decisamente più prolifica delle due. Correva l’anno 2011 e fu quello che potremmo ancora ricordare come l’anno nero della sua parentesi buia: dopo un debutto sfavillante, un mondiale vinto alla seconda stagione al quale seguì qualcosa al quale probabilmente non è ancora stato dato un nome.
Da un lato è certamente vero che ha dovuto lasciare spazio di manovra all’”era Vettel”, dall’altro è innegabile quella congiuntura di eventi che hanno reso per un certo senso paradossale la sua stessa esperienza in Formula 1. Ci sono stati anni in cui la vettura non è stata in grado di garantirgli grandi prestazioni, anni in cui è stato lui stesso a vivere più che mai con la testa sulle nuvole. Le statistiche vogliono che in carriera gli si capitato solo due volte di non chiudere la stagione con più punti rispetto al suo compagno di squadra, chiunque egli fosse. Una, ovviamente, nel 2016 in favore di Nico Rosberg, l’altra ha dato un po' meno nell'occhio ma fu proprio nel 2011 contro Jenson Button.
Siamo in Ungheria, Ricciardo scatta dall’ultima fila a bordo di una HRT e fuori sta smettendo di piovere.
VET HAM BUT MAS
Tutti i piloti partono con gomme intermedie e Alonso scatta dalla quinta piazza iniziando a porre le basi del suo titolo di quintolo.
Buona la partenza delle due McLaren di Hamilton e Button che quasi attivano al contatto ma danno una buona prova di sé in pista. Ancor meglio la partenza delle due Mercedes di Rosberg e Schumacher andate ad insinuarsi senza alcuna remora in quarta e quinta piazza davanti alla due Ferrari di Alonso e Massa, quest’ultimo scivolato in maniera imbarazzante in settima piazza. Per quanto si possano impegnare le due Mercedes faticano a tenere testa alla Ferrari, corse immediatamene all’attacco per tentare di scongiurare alle figuracce, qualcuno di loro finisce fuori pista, altri tagliano curve, restituiscono posizioni, Schumacher sembra decisamente più incerto di Rosberg ma la verità è che in tutto questo ci siamo persi che fine abbia fatto Webber e, soprattutto, il fatto che Hamilton sia andato direttamente all’inseguimento di Vettel.
VET HAM BUT ROS
Hamilton cerca di non farsi scappare il tedesco e lo tiene marcato stretto, al terzo giro è a tre decimi di distanza e tenta manovre forti. Alonso, sbarazzatosi della Mercedes di Rosberg, si mette all’inseguimento di Button ma il suo primo nemico è l’incapacità di tenere la traiettoria giusta al momento giusto, finisce in una via di fuga e Rosberg torna al suo posto. Per lui tutto da rifare.
L’agguato fatale di Hamilton arriva già al quinto giro, approfittandosi di una sbavatura del rivale: per lui la testa della gara, per Button l’onere di fare altrettanto.
Nei primi giri le dimostrano seri problemi a restare in pista, per un Alonso che finisce “solo” in una via di fuga perdendo unicamente la posizione sul compagno di squadra (che recupererà in men che non si dica per qualche prodigio della fisica) c’è un Felipe Massa che mette in scena tutto il suo miglior repertorio di piroette e pliè, andando anche a sbattere il posteriore contro le barriere danneggiandolo leggermente ma riuscendo a tornare in pista, non senza scivolare fino alla nona piazza.
Al 10° giro, mentre Hamilton guadagna giro dopo giro un notevole vantaggio su Vettel, Alonso ha finalmente la meglio su Rosberg assestandosi così in quarta piazza.
HAM VET BUT ALO
Per ricordarci della sua esistenza in pista, è Mark Webber il primo ad aprire le danze del pit stop, andando a montare delle gomme soft (quindi da asciutto) nel momento stesso in cui il ritorno della la pioggia è previsto nel giro di un quarto d’ora. Stessa strategia da “gente che non ha niente da perdere” anche per Felipe Massa e Jenson Button che, tutto sommato, un po’ sembra rimpiangere la propria scelta nel momento in cui, rientrato in carreggiata fatica a tenere la strada. Il test deve essere andato per tutti molto meglio di quanto sia potuto sembrare dall’esterno perché il giro successivo, in un unica tornata, sono rientrati per la stessa ragione anche Hamilton, Vettel e Alonso.
Con tutte le vetture di testa rientrate a cambiar gomme, la testa della gara per un solo istante è stata lasciata a Schumacher che, a bordo della propria Mercedes, deve aver avuto un minuto di nostalgia per i vecchi tempi.
Questa strategia gomme su due tempi regala immediatamente grandi gioie: chi ha cambiato uno/due giri prima improvvisamente ne ha di più da dimostrare in pista non appena tutti sono scesi in campo con le gommine nuove. Button riesce ad avvicinarsi ed avere la meglio su Vettel, mentre Webber prende la posizione ad Alonso.
HAM BUT VET WEB
La gara rimane sostanzialmente congelata per circa 15 giri davanti all’incapacità di Massa di completare il sorpasso sulla Mercedes di Schumacher che, da suo bon ex compagno di squadra, probabilmente conosce abbastanza bene pregi e difetti della sua guida, tanto da riuscire tranquillamente a tenergli testa per un tempo infinito anche di fronte all’evidenza del fatto che la sua Mercedes non ne abbia abbastanza da dare per performare al meglio.
Appisolandoci si questo particolare probabilmente ci stiamo facendo sfuggire la lenta ma inesorabile rimonta di Button su Hamilton che, probabilmente, allo stato delle cose sembra avere maggior confidenza con gli equilibri della sua vettura.
Non avendo traccia della preannunciata pioggia, al giro 16, dopo aver assistito ad un simpatico BBQ scaturito dalla vettura di Heidfeld, fuggito a gambe levate dopo averla abbandonata a bordo pista, in molti rientrano per un nuovo set di gomme nuove. Tra questi Hamilton, ma anche Webber, Alonso e Massa (che a questo punto ha rinunciato definitivamente al sorpasso sul tedesco) lasciando la testa della gara a Button e Vettel, anche loro comunque rientrati anche se con un paio di giri di ritardo. All’esito di questo nuovo giro di pit stop:
HAM BUT VET WEB
con una vaga parvenza che nulla sia cambiato nel frattempo quando, in realtà, Massa decide finalmente di tentare quel maledetto sorpasso sul Schumacher, maldestramente portato a termine tanto da costare un ritiro al tedesco.
Alonso, in fondo mai arresosi al proprio destino di quintolo, tenta anche lui per quella che è sembrata un’eternità di avere la meglio su Webber. Il tentativo appare sotto molti aspetti fallimentare finché il muretto Ferrari non decide di sorprendere tutti con strategie alternative richiamando ai box il proprio pilota al 38esimo giro, non rischiando peraltro di perdere la posizione su nell’altro visto il distacco dal pilota di sé, ovvero Felipe Massa.
Giunti ormai al giro di boa ci sarebbe da scommettere che questa gara ha smesso da un pezzo di mostrarci ciò di cui è capace. Webber vuole anche lui un nuovo cambio gomme e ci sarebbe da schiantare la testa al muro per la meraviglia di ciò a cui abbiamo assisito: una strategia Ferrari che non si sia rivelata fallimentare e abbia regalato al pilota ai box ciò che lui stesso non è riuscito a portare a casa su pista ed anche un po’ di più: Alonso così non solo riesce a schiodarsi dalla quinta piazza ma addirittura agguanta la terza, avendo la meglio anche su Vettel, mentre anche tutti gli altri piloti in pista concludono il nuovo giro di pit stop. Tutto ciò ha del portentoso con la sola attenzione al fatto che mentre tutti gli altri hanno montato una gomma gialla, convinti di poter arrivare con quella fino alla fine della gara, lui, così come Hamilton, è tornato in pista con le supersoft rosse.
HAM BUT ALO VET
Vettel, senza neanche troppi tentennamenti, riesce ad avere nuovamente la meglio su Alonso in una manciata di giri: cotto e mangiato senza neanche capire da che lato del mondo sia passato, un po’ come le cose sono andate ad Hamilton il quale in un battibaleno inizia a percepire la presenza di Button alle sue spalle che, in una delle fasi più convulse dall’inizio della gara, facendo lo slalom tra una pioggia di doppiati che sembrano essere stati messi lì solo per fargli dispetto, gli prende la piazza e scappa via molto prima di rendersi conto che, con un minimo distacco alle sue spalle, stava sopraggiungendo anche Vettel, per amor di statistica anche lui su gomma gialla.
Alonso non ci sta: al 48esimo torna ai box perché anche lui vuole la gomma gialla come gli altri bambini. Hamilton sta perdendo la testa: sfumata l’ottica della vittoria gli sono andati in tilt i neuroni, ha perso la concentrazione e finisce in testacoda. Il muretto Ferrari non ci vede più dalla gioia: invitano Alonso, che nel frattempo è tornato quinto, a spingere a più non posso sperando di poterne approfittare ma proprio in quel momento, al 50esimo giro contato, un’allucinazione collettiva prende possesso di noi: piove!
Le vetture in pista iniziano a perdere un po’ il controllo della situazione. Button finisce largo e Hamilton gli prende la piazza. L’inglese non intende desistere, corre a riprendersela portando in scena un simpatico spettacolo di sorpassi e controsorpassi. D’ambrosio finisce in testacoda anche in pit lane quando Hamilton, improvvisa la mossa strategica dell’anno tornando ai box per montare gomme intermedie.
BUT VET HAM ALO
Mancano 15 giri alla bandiera a scacchi quando il sorpasso subito da Alonso rendono evidente il fatto che quella non fosse la mossa giusta: al giro dopo torna nuovamente al box per il suo quarto pit in gara per rimettere le gomme da asciutto, per l’occasione gialle.
BUT VET ALO HAM
Ad infierire ulteriormente sulla giornata di Hamilton arriva anche un drive throught, penalità inflitta per essersi rimesso in carreggiata in maniera un po’ troppo burrascosa nel momento di perdita di lucidità di cui sopra, dovendo ringraziare i riflessi dei colleghi per aver scongiurato la collisione.
Scontata la penalità, si ritrova in sesta posizione alle spalle di Massa e la speranza che non tutto sia perduto nei 10 giri che mancano alla fine della gara. Mentre Alonso torna a piroettare in pista, Massa rientra per l’ennesimo pit stop, Kovalainen avendo definitivamente esaurito la voglia di rientrare ai box per l’ennesimo pit di giornata.
A cinque giri dalla conclusione Hamilton è in quarta piazza a 33 secondi di ritardo da Alonso, una distanza tale che potrebbero legittimamente autorizzare chiunque a tirare i remi in barca senza fargliene una colpa.
Definitivamente sul podio Jenson Button, allesito di una gara anche dignitosamente combattuta, oltre che innegabilmente favorita dalla strategia, Sebastian Vettel al quale, in ogni caso, niente e nessuno quell’anno ha impedito di portarsi a casa il mondiale e Fernando Alonso anche questa volta benedetto dalla sua buona stella. 
BUT VET ALO HAM 
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Ungheria 2011 - Gara

Ungheria 2011 - Qualifiche

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