Benvenuto in Giappone, dove tutto è successo assolutamente a casaccio e, alla fine dei giochi, ha vinto l'unico al quale avremmo voluto dire ah, ma ci sei anche te?!
Tutto è inevitabilmente iniziato con le qualifiche che, secondo la migliore sorte alla quale questo GP è stato destinato, si sono svolte di domenica mattina. Domenica mattina che, secondo il nostro fuso orario, in realtà era notte quindi non si sono mai svolte. Ed è così che domenica ci siamo svegliati e le ferrari erano in prima fila e per un attimo abbiamo seriamente pensato di star ancora sognando. Eppure no. Non era neanche un salto nel passato. Vettel in prima posizione, vicino a Leclerc, pronto a dare il meglio di sé in una di quelle poche occasioni della stagione in cui nessuno gli stava dando del bollito. Tutto questo è meraviglioso. In seconda fila le due Mercedes, ma in ordine inverso, ovvero: Bottas terzo, Hamilton virtualmente fuori dal podio, dietro tutti gli altri. In ordine sparso o poco più.
Quindi le vetture partono e si spengono i semafori.
E questo non è un lapsus. Normalmente le cose andrebbero nell'ordine inverso ma non è colpa mia se di solito in prima piazza non c'è Vettel che, ancora inebriato da tutta quella faccenda di non essere un bollito, nel dubbio è partito, poi si sono spenti i semafori rossi, poi Bottas dalla terza piazza lo ha beffato come poche altre volte nella vita e si è preso la testa della gara.
Tutto bene quel che finisce bene: Vettel non verrà sanzionato perchè, apparentemente, è partito prima ma non molto prima, o comunque non ha fatto molta strada, o comunque i sensori non hanno registrato il movimento e anche se milioni di telecamere lo hanno visto va bene così.
Va molto bene anche per Leclerc che finisce a sportellate con Verstappen, il RedBull piroetta, finisce in coda al gruppo poi si rompe le balle di quella monotonia e si ritira. Destino beffardo anche per Leclerc che sfracella la vettura, lancia detriti contro Hamilton dietro di sè, apprezza la strategia dell'inglese che per non essere colpito teneva le distanze e, ammirato dal distacco, decide di non rientrare a farsi mettere un cerotto sul musetto.
Scelta strategica cannata per due differenti ragioni. Da un lato perchè, dopo aver sfracellato la vettura ancora un po', al box c'è dovuto rientrare al giro successivo perdendo ancora più tempo, dall'altro lato perchè ha seriamente rischiato che lo squalificassero per manifesta pericolosità in pista. Terzo lato opzionale, perchè a fine gara per tutto questo è stato sanzionato perdendo una piazza. Tanto per lo scontro, quanto per il non essere rientrato ai box. Non so se sia il caso di congratularsi più con lui che è rimasto in pista o con il muretto che non lo ha richiamato... ma tant'è.
In estrema sintesi: come prendere una doppietta e buttarla nel gabinetto facendo mola attenzione a tirare lo sciacquone.
Gara assolutamente a casaccio anche per le Mercedes, uno (Bottas) concentrato su una strategia a due soste, l'altro (Hamilton) che invece puntava alla sola sosta. Tutto questo con un grosso enorme punto interrogativo al box: perchè mai, con due strategie tanto differenti, sono stati richiamati a cambiar gomme a soli tre giri di distanza l'uno dall'altro? Il problema, alla fine di tutti i discorsi, è che al momento decisivo i casi erano solo due: o Bottas non aveva avrebbe affatto avuto bisogno di cambiar gomme ma era obbligato dalla strategia dovendo montare un set differente, o Hamilton non sarebbe mai potuto arrivare in fondo con le sue... mandando al vento tutti i progetti. Ma forse l'interrogativo migliore sarebbe stato: qui chi facciamo vincere?
Perchè far rientrare Bottas per montare l'ultimo set significava allontanarlo dalla prima piazza in favore di Hamilton... e lasciar così vincere Hamilton a beffe dell'amico? Far rientrare Hamilton senza che ne avesse bisogno avrebbe significato prendere una vittoria e mandarla alle ortiche... ma subire per altri 15 giorni il broncio di Bottas-vittima-della-società.
Ed è così che Vettel può ringraziare le sconclusionate strategie al muretto Mercedes per quel cambio gomme di cui probabilmente nessuno avrebbe sentito la necessità che ha relegato Hamilton in terza piazza, regalando al ferrarista una seconda piazza che sembrava ormai sfumata e a tutti noi l'unico momento degno di questa gara, ovvero la battaglia finale - nella quale ovviamente nessuno credeva - tra 10 titoli mondiali in due.
A rallegrare un po' le sorti di un team che, altrimenti, questa sera avrebbe davvero potuto passare momenti infelici, l'incoronazione matematica del sesto consecutivo titolo costruttori per la Mercedes che ha costretto tutti ad indossare la maglietta della festa, intonare (più o meno) we are the champions ... e le due prime guide a condividere, del tutto inaspettatamente, il volo del ritorno verso la madre patria.
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