Correva l'anno 1986, si apprestata ad essere l'ultima gara della stagione e ben tre erano i contendenti al titolo. Alain Prost, 31 anni all'anagrafe e già un titolo iridato nel taschino conquistato proprio l'anno precedente, Nelson Piquet 34 anni e due titoli mondiali in tasca risalenti, rispettivamente, al 1981 e al 1983 e Nigel Mansell, 33 anni, ancora a bocca asciutta, ma pronto a partire dalla pole position per compiere l'impresa.
Il pista non stupisce affatto la presenza di tanti nomi tramandati negli anni... ma anche di piloti con i quali la storia è stata decisamente meno clemente. Tra questi ben sei italiani a portare percentualmente altissimo il tricolore nazionale.
Il primo impatto non può essere indifferente a nessuno, i tempi non potevano essere più diversi di così, e non solo per quanto riguarda l'aereodinamica delle vetture, per l'assetto della pista e per tutto quello che circonda tutti gli addetti ai lavori. La differenza sta chiaramente nella forma mentis di chi progettava un evento di questo genere. I piloti dentro alle vetture si muovono tantissimo, la metà del loro corpo è sostanzialmente scoperto e poi, soprattutto, manca la grafica!
Uno dei maggiori problemi della Formula 1 moderna e del modo che viene inteso oggi di fare telecronaca è il sovradosaggio di informazioni, soprattutto tecniche. Si dice spesso che durante i mondiali, quando gioca la nazionale, il paese si compone di 11 calciatori e 60 milioni di CT. Con la Formula 1 è quasi molto peggio, tutti siamo esperti e non abbiamo neanche l'attenuante di aver aspettato quel momento per quattro anni. Al pubblico vengono fornite quantità di informazioni che non è in grado di capire, i commenti tecnici non sono fatti da giornalisti ma da una buona percentuale di ingegneri che tra un delta di potenza e una rilevazione della temperatura della pista sono capaci di rivendervi vostra madre. Da pagare in 12 comode rate mensili.
Qui si passa da un eccesso all'altro, non solo nessuno ci informa circa la temperatura dell'asfalto ma per la maggior parte del tempo non ci viene detto neanche quanti giri manchino alla fine, chi stia compiendo cosa e cosa ne sarà delle nostre vite una volta che saremo giunti alla bandiera a scacchi.
Ma è inutile perdersi in altri discorsi, un omino con un cartello giallo sopra alla testa ci informa che la gara inizia tra meno di un minuto: tutti ai posti di combattimento.
In prima fila Mansell, in pole con una Williams-Honda il cui solo accostamento di nomi fa sorridere pensando a quale fine abbiano fatto oggi (eccezion fatta, ovviamente, per il timodo riscatto morale della motorizzazione Honda nel corso dell'ultima stagione), accanto al compagno di squadra Nelsol Piquet. In seconda fila Senna e Prost, quindi tutti gli altri.
In partenza Senna beffa tutti gli altri dando evidentemente un senso alla leggenda dalla quale è coperto il suo nome, si piazza in prima posizione e per un attimo tutti fanno scintille, e non in senso metaforico. Poche curve dopo è Piquet a beffare a sua volta il brasiliano ed evidentemente quello che ne è uscito peggio di tutti da questa situazione è il povero Mansell. Che nessuno si adagi sugli allori, anche Rosberg vuole la sua parte: è sbucato da chissà dove e vuole la sua fetta di torta per quella che si prevede già essere l'ultima gara della sua carriera. Keke spacca culi a tutti quanti, se ne sbatte del fatto che siano tutti nomi destinati ad entrare nella leggenda e si prende la prima posizione che gli spetta di diritto: è un gran peccato il fatto che successivamente sia praticamente stato dimenticato dalla storia, e non venitemi a dire che se non fosse stato per il figlio oggi vi ricordereste ancora di lui.
Tra le cose che adoro di tutta questa situazione è il fatto che ci sia una vettura che si chiama Osella che, però, tuttavia, è costretta ad accostare bene in fretta. Il pilota scende e, camminando in pista, si allontana per tornare ai box. La vettura si è fermata proprio all'uscita della pit lane e lì è destinata a restare fino alla bandiera a scacchi.
Pochi giri dopo anche Nannini sfracella la propria vettura al muro ma non andando di gran moda i replay nessuno sa cosa sia successo e soprattutto che fine ha fatto il pilota, visto che in pista è rimasta giusto mettà vettura. Dato il volume della carcassa in questo caso i marshall, anche se con quattro/ cinque giri di ritardo, di attivano per la sua rimozione con l'assurdo paradosso che ad una certa in pista, dove la gara andava avanti indisturbata, non solo c'era la carcassa ma anche un'altra manciata di individui a casaccio che, in ogni caso, hanno solo ridimensionato la bolgia.
Dopo 20 giri Rosberg ancora conduceva in testa la gara con un certo margine di vantaggio, dietro di lui Piquet, Prost, Mansell e, come un quintolo qualunque, Senna.
Piquet decide di porre scompiglio nel gruppo, piroetta ed è costrtetto ad accodarsi al gruppo di testa salutando con la mano i suoi sogni iridati. Prost si mette quindi all'inseguimento di Rosberg ma, resosi conto della difficoltà dell'impresa, la abbandona per rientrare ai box a cambiare gomme. Pit stop che, a quanto pare, all'epoca era facoltativo ma che, ancor prima della fina della gara, si divelerà la mossa decisiva. Con il pit di Prost, in seconda posizione scivola di diritto Mansell il quale, dopo lo svarione in partenza, può tornare a sperare nel suo titolo iridato.
ROS - MAN - PIQ - PRO
In agguato c'è anche Piquet che, nonostante la piroetta, non avrebbe ancora deciso di arrendersi. Si mette all'inseguimento di Mansell ed, effettivamente, intorno al 42esimo giro riesce a compiere il sorpasso. La sua idea è quella di mettersi all'inseguimento di Rosberg, ma è Mansell a rimettersi al suo inseguimento. Tutto pare particolarmente inutile avendo fatto i conti senza l'oste, dietro di loro Prost viaggia su gomme decisamente più fresche delle loro e pare intenzionato ad andare a prenderli tutti e due e mangiarseli in un sol boccone, a prescidendere da quale sia il loro ordine in griglia.
Nel frattempo Senna, stufo di stare a guardare, accosta anche lui e scende dalla vettura. Il bordo pista sembra carta moschicida ma, ancora una volta, pare evidente che questo non fosse un problema per nessuno.
All'improvviso il colpo di scena: dopo aver condotto in testa 3/4 della gara a Rosberg esplode un pneumatico ed è costretto al ritiro. Gli animi di quelli dietro impazziscono, tutti hanno capito di avere nuove opportunità di vincere la gara e/o portarsi a casa il titolo e nulla li può fermare. O forse sì.
Negli stessi istanti Prost aveva incominciato a porre in essere la propria rimonta, supera Mansell... ma si rivelerà del tutto inutile quando, due curve dopo, anche il pneumatico dell'inglese esploderà violentemente. Piquet incomincia a capire che forse è meglio prevenire che curare, rientra ai box per cambiare pneumatici prima di fare la stessa fine ma, giunti a questo punto della gara, la rimonta di rende davvero difficoltosa. A due giri dalla fine i secondi di distacco sono ancora più di quindici ed il verdetto sembra definitivo. Calcolatrice alla mano, il verdetto è definitivo: Alain Prost vince il gran premio di Australia e si aggiudica il titolo di campione del mondo classe 1986!
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