Siamo alla ventesima gara della stagione… e fuori piove. Due piloti si contendono il titolo e le cose nel corso delle ultime gare della stagione si sono fatte molto delicate. Da un lato c’è Sebastian Vettel pronto a scattare dalla quarta posizione, dall’altro Fernando Alonso qualificatosi soltanto settimo. In pista c’è anche Michael Schumacher alla sua ultima gara in Mercedes, prontissimo a lasciare il posto ad Hamilton che, in questo momento, è pronto a scattare dalla pole position al fianco del fedelissimo Jenson Button per dare spettacolo in campo.
Nella classifica generale Vettel domina sul ferrarista di ben 13 punti, tanti ma non troppi nel caso in cui Alonso fosse riuscito a risalire fino alle posizioni apicali, prospettiva che si è resa drammaticamente attuale nel momento in cui alla partenza, a dir la verità piuttosto mediocre, si ritrova in testacoda a scivolare in fondo allo schieramento pregando in tutte le lingue che ha modo di parlare che il doppio colpo ricevuto da Bruno Senna non abbiano reso del tutto inservibile la sua vettura.
Mentre Vettel finisce in ultima posizione, Alonso è quarto ma non senza perdere il controllo della vettura e finendo fuori pista. In ogni caso nulla di irreparabile per lui che riesce a rimettersi in carreggiata.
Al decimo giro sorpasso dopo sorpasso il tedesco ha già raggiunto la sesta posizione, mentre Alonso è ancora in quarta incapace di raggiungere Hulkenberg davanti a sé. L’epicità del gran premio del Brasile è riuscita a far sì di far veleggiare Nico in zona podio. Per tutto il resto c’è Mastercard o, quantomeno, ci sarebbe voluta un viaggetto a Lourdes. Necessario segnalare tra l’altro il sorpasso compiuto al 19esimo giro ai danni di Button con il quale si è assicurato la testa della gara.
Entrambi i contendenti al titolo rientrano per il loro pit stop all’undicesimo giro finendo inesorabilmente nel traffico. Per un Alonso che, comunque vada si ritrova avvantaggiato dalla presenza di un compagno di squadra compiacente, Vettel ha anche la sfortuna di rientrare in pista dietro a Webber che non solo non ha mai contribuito alla missione ma, in questa fase, ancora continua a mettersi di mezzo obbligandolo a portare a casa un sorpasso vero e proprio.
Con il senno del poi sarebbe anche il caso di andare ad indagare il rientro al 19esimo giro di Alonso per cambiare un’altra volta gomme e passare da quelle intermedie a quelle da asciutto. Strategia imitata con un paio di giri di ritardo anche dalle due Red Bull, portando i due contendenti al titolo a seguirsi in quarta / quinta posizione ad una manciata di secondi tra di loro.
La tensione di Alonso è palpabile, si lamenta dei detriti in pista, le condizioni della pista non soddisfano le sue aspettative, l’andamento di questa gara non sta soddisfacendo le sue aspettative. In prima posizione insiste la presenza di Nico Hulkenberg e le due McLaren non possono far altro che seguire.
Mentre Rosberg rientrava ai box con un pneumatico esploso per colpa del carbonio volante lasciato in pista in conseguenza dei vari contatti nelle retovie, una safety car viene fatta entrare per permettere di fare pulizia. Una telecamera impietosa ci mostra Bruno Senna, Sergio Perez e Romain Grosjean che rientrano ai box a piedi per scontare i propri peccati. Tra l’altro, che fine ha fatto Bruno Senna? E come diavolo ha fatto uno con un cognome di quel peso a non sfondare in Formula 1?
Quando la SC rientra siamo al 30esimo giro di gara e la pioggia sta riprendendo a scendere. Nico Hulkenberg a bordo della sua Force India è costretto ad una ripartenza davanti ad una schiera di leoni affamati. Non solo Button e Hamilton che stanno ancora giocando a chi c’è l’ha più lungo, ma anche Fernando Alonso che per mantenere speranze iridate deve entrare in zona podio: questo dicono le previsioni. Hamilton e Button battagliano come se questa non fosse l’ultima gara da compagni squadra e Webber si mette nuovamente di traverso alle speranze iridate di Vettel. Il Karma punisce Webber, che finisce fuori pista, anche anche Hamilton che ora supera Button e poi si troverà anche lui a tornare a casa a piedi.
Alonso si trova persino a dover combattere con Kobayashi che, a bordo di una Sauber senza infamia e senza lode, si impegna moltissimo ad essere il suo nuovo Petrov che, per opportuna memoria, è ancora nelle retrovie a bordo della Caterham a infondere da lontano la giusta pressione sulle spalle dello spagnolo.
Un nuovo tiro di dadi viene compiuto dalla sorte intorno al 45esimo giro quando la pioggia nuovamente torna a sporcare la pista, Kobayashi sta sfogando tutta la carica petroviana su Vettel obbligandolo da tempo immemore alla settima posizione ed ostacolando il sorpasso come se fosse una questione di vita o di morte e Webber, ancora, finisce fuori pista perdendo il controllo della sua vettura. Ma non è l’unico ad avere problemi, più avanti anche Hulkenberg ha una piccola sbandata che fortunatamente recupera in fretta ma che permette ad Hamilton di riprendergli la posizione senza neanche dover combattere per questo.
Vedere le McLaren rendersi tanto irragiungibile anche per una delle migliori Ferrari che si siano viste negli ultimi anni lascia seriamente il dubbio su cosa possa essere successo in quella squadra nel giro dei pochi mesi che hanno portato alla disfatta definitiva degli anni a seguire. Oltre ad aver perso Hamilton per poi andare a tingersi qualche anno dopo di arancione papaya.
Jeson Button è tornato in testa della gara nel momento in cui Hulkenberg decide di rimettersi a giocare con i bimbi grandi. In un momento di intenso traffico a causa dei doppiaggi nelle prime posizioni riesce ad avvicinarsi abbastanza ad Hamilton da tentare un sorpasso. Con quattro vetture sulla stessa traiettoria nello stesso momento le cose non possono che andare male: Hulk impatta su Hamilton che finisce a muro che le sospensioni saltate in aria. Lui stesso rimbalza a zonzo per la pista ma, evidentemente senza danni, riesce persino a riaccodarsi a Button. La confusione regna sovrana: Hamilton su tre gomme si rimette in pista per tornare ai box, Vettel torna ai box per il proprio millesimo pit stop della gara e non trova le gomme ad attenderlo, Alonso scivola ma non perde neanche una posizione, giusto per dimostrare di avere perfettamente i nervi saldi mentre si rende conto di aver fortunosamente raggiunto quella zona podio che ancora gli permette di aver speranza ed ha buona ragione di averla vedendo Vettel arrancare ai margini della zona punti. E’ il momento anche per lui di entrare a cambiar gomme per non sfidare eccessivamente la sorte mentre Hulk viene sanzionato con un drive through che mandano definitivamente all’aria le sue aspettative di vedere un podio da vicino.
Il fatto che a 10 giri dalla conclusione al proprio rientro in pista Alonso trovi Massa in seconda posizione, come ben possiamo immaginare, non è un problema per nessuno. Il sorpasso non merita neanche di essere chiamato con questo nome e stessa sorte la destinerei anche il repentino recupero di quei quasi 5 secondi di ritardo.
Negli stessi istanti Vettel, su gomme nuove, stava finalmente avendo la meglio con prepotenza su Kobayashi per accodarsi al caro Schumacher con la calcolatrice in una mano ed il trofeo nell’altra. Questo ulteriore sorpasso allo stato delle cose non si rende assolutamente necessario ma l’orgogliosissimo mentore non ne può veramente fare a meno: prima di tutto lo lascia sfilare neanche nelle orecchie avesse sentito rimbombare un “is that Schumacher?” di emblematica memoria e, qualche giro dopo, punisce, come solo lui sa fare, l’arroganza di Kobayashi.
Ad un giro dalla bandiera a scacchi la Safety Car viene mandata in pista per reagire all’incidente rovinoso di Di Resta. L’ultimo giro dell’ultima gara della stagione si trasforma improvvisamente in nient’altro che una parata che vede Jenson Button come orgoglioso portabandiera davanti a due Ferrari umiliate come poche altre volte nella loro vita, tutto questo mentre Vettel, dalla sesta piazza, le cronache ci racconteranno poi stava piangendo e imprecando, imprecando e piangendo in almeno tre lingue diverse graziato dal malfunzionamento della sua radio.
Fatti scendere tutti dalle loro rispettive vetture il momento diventa iconico: Schumacher corre ad abbracciare Vettel e se lo spupazza come fosse davvero figlio suo, Alonso è tramortito dagli eventi, quello sguardo che traspare dal casco è entrato nei libri di storia e col senno del poi devo veramente ammettere che c'è voluto coraggio ad alzare quella visiera. Io sarei corsa in un angolo a piangere e poco altro. A piangere in un angolo c'è finito invece Felipe Massa, non si sa bene se per l'amarezza del mondiale perduto, se per il triste ricordo dell'ultima volta in cui era salito su quel podio (2008) o se per la semplice gioia di essere lì davanti alla casa della nonna di Barrichello.
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