E' quasi inutile tornare a ripeterlo: San Paolo del Brasile è unico in fatto di colpi di scena, di adrenalina e in numero di unghie mangiate in soli 71 giri. Anche quest'anno ho cercato di trattenermi ma, dopo soli pochissimi giri mi sono dovuta arrendere all'evidenza: per le miei unghie non c'era speranza! Peccato perchè indossavo anche un provvidenziale blu - Red Bull che era la fine del mondo.
Ci fossimo trovati in circostanze ordinarie credo che facilmente già dal sabato Vettel avrebbe ottenuto la propria pole e oggi saremmo andati lisci come l'olio: tuttavia siamo in Brasile e qua le cose non vanno mai lisce. Prima fila per il duo McLaren meno sbarbato che mai, che ormai non hanno più niente da perdere e, pertanto, dimostrano che la macchina ha un ottimo potenziale. Subito dietro Webber e una anomala quarta posizione per Vettel già preannunciava che qualcosa sarebbe dovuto accadere. C'era anche chi snocciolava a caso statistiche di piloti che proprio su questa pista hanno vinto il mondiale senza essere i favoriti... ma questa è un'altra storia.
Arrivati alla domenica i musi sono più tesi e imbronciati che mai: per fortuna il casco aiuta a nascondere certe espressioni. Tre, due, uno: partenza. I semafori si spengono e Vettel si ritrova in testacoda, con tutto il resto del gruppo che gli viene contro, senza possibilità di muoversi e, inevitabilmente ULTIMO. Cominciamo bene.
A cominciare veramente bene sono Button e Hamilton che prendono il via senza rivali e riescono per un po', soli soletti, ad intrattenere il pubblico compiendo numerosi sorpassi a vicenda, mentre Vettel recuperava i primi fatidici posti nelle retrovie. La situazione rimane tale fino al primo cambio gomme...
A cominciare veramente bene sono Button e Hamilton che prendono il via senza rivali e riescono per un po', soli soletti, ad intrattenere il pubblico compiendo numerosi sorpassi a vicenda, mentre Vettel recuperava i primi fatidici posti nelle retrovie. La situazione rimane tale fino al primo cambio gomme...
A farla da padrone nella prima metà di gara la pioggia: un attimo piove, un attimo non piove. Gente che scivola, picchia contro il muro, carbonio che vola a destra e a manca, piloti che entrano a cambiar gomme, piloti che tornano a riprendersi le gomme di prima che forse era meglio. La strategia vincente riesce a essere, nientemeno, che quella di Button e di Hulkemberg che, fin dall'inizio, non vanno mai scegliere gomme intermedie per le due gocce d'acqua che scendono dal cielo, e non andando di conseguenza neanche a rimettere le gomme da asciutto quando ci si è resi conto che una siccità del genere in Brasile non la si vedeva dai tempi del Klondike. In tutto questo riescono ad avvantaggiarsi di una 40ina di secondi necessari a poter pensare di vivere di rendita per il resto della gara. Le cose non sono però andate così.
Alonso in cuffia tuona qualcosa: troppi detriti in pista! I commissari ubbidienti fanno scendere in campo la safety car per un numero infinito di giri. Un'orda di sfegatati tifosi Ferrari incominciano a sperare che anche in questa occasione la vettura di sicurezza porti almeno qualche accidente al buon Sebastian che, come le cronache ricordano, recentemente in queste occasioni o ha fuso o è andato a toccare.
Forse anche in questa occasione, la fattura dell'asturiano sbaglia mira, colpisce Hulkemberg che a sua volta colpisce Hamilton. L'inglese finisce fuori con un semiasse in frantumi, mentre il tedesco pare mantenere la propria posizione: molto male! Punito con un drive trought! In questo modo Alonso sale sul podio, con il provvidenziale intervento di Massa che rallenta a dovere, tocca il secondo gradino.
Dietro Vettel non se la passa per niente bene. La macchina, danneggiata al primo giro dal contatto con Senna, non gli permette grandi licenze poetiche, la pista asciutta ma non troppo neanche. Tentando il sorpasso il rischio e maggiore del calcolabile grazie all'asfalto scivoloso e (a quanto pare) ad un difetto di aereodinamica che la vettura ammaccata promette. Tra l'altro vedere gli ingegneri che analizzano foto ed ingrandimenti dell'ammaccatura pregando che tutto ciò possa comunque portare la macchina fino al traguardo finale pareva veramente non promettere niente di buono. A 10 giri dalla fine le cose incominciano a volgere per il meglio (dipende dai punti di vista, chiaramente). Vettel si assicura il punteggio minimo necessario sorpassando Kobayshi: un piccolo ulteriore margine di salvezza (della serie perchè non si sa mai) glielo regala la vettura davanti a se: lo Zio Mickey, che da buon papà del giovane Seb, si toglie dalla bocca 6 secondi di vantaggio in pochi giri e gli permette di andar oltre comodamente, proteggendolo dalle minacce alle sue spalle. Sarebbe stato divertente vedere, in caso di necessità, come avrebbe reagito Webber che collocato un paio di posizioni davanti a lui e si sarebbe potuto trovare nella posizione di avere tra le mani quei punticini fondamentali per il compagno di squadra. Questo non ci è dato a sapere.
A due giri dalla fine i colpi di scena ancora non sono finiti: la storia ci insegna che fino all'ultima curva tutto è possibile e le antenne non si abbassano mai. Le bandiere gialle di susseguono a ripetizione: tutti vorremmo un paio di telecamere puntate sui due protagonisti per capire cosa sta succedendo, ma soprattutto a chi non sta accadendo niente. La regia ci tortura con riprese inutili e primi piani privi di interesse. In ogni caso si è trattato di piloti nelle retrovie che poco hanno a che fare con il nostro interesse... fino all'incidente di Di Resta che si spappola contro il muro ad un giro dalla fine obbligando l'ingresso della Safety Car. Di nuovo. Il gran premio e il mondiale finisce così con un giro da parata a bassa velocità per salutare tutto il pubblico prima di andare a godere ognuno dei propri festeggiamenti.
Mentre tutti gli occhi sono puntati su Vettel e sul Team degno di nota che si porta dietro, Button sale sul gradino più alto del podio circondato da gente di rosso vestita. Così come aveva dominato la gara di apertura 8 mesi fa, eccolo oggi trionfatore della gara conclusiva, come in un cerchio che si chiude, portando inevitabilmente le alti menti McLaren a chiedersi se non si potesse fare di più, anche tra una vittoria e l'altra. Alla sua destra Alonso con tutta l'impressione di uno che c'è rimasto male. Dall'altro lato Massa, che da fin troppo tempo non vedeva un podio e si commuove all'idea che il team glielo abbia concesso.
Degni di nota:
- i meccanici Red Bull che al 400° pit stop riescono anche a perdersi per strada le gomme da mettere a Vettel, realizzando il pit stop più lungo della storia;
- la comunicazione (o comincabilità) radio improvvisamente venuta meno con Vettel che poteva sentire ma non parlare con il muretto, se non gesti, chiaramente, passando a 300 Km orari sul rettilineo;
- Il roccambolesco week end di Raikkonen che, prima di tutto giunge in Brasile in ritardo dopo essersela spassata a Los Angeles, lo hanno avvistato aggirarsi in infradito e bermuda per il box Mercedes, chiaramente privo del minimo senso dell'orientamento e, per ultimo, dopo una gara più appannata che mai, non si capisce bene come si ritrova in un viottolo che conduce all'esterno del circuito. Per fortuna ad un certo punto becca un cancello perchè chissà quando se ne sarebbe accorto.
- Me stessa. Sedutami sul divano come non mai fiera portatrice delle bandiere del Team Button (che non manca mai!) e Team Vettel (per l'occasione) mi considero un'ottima portatrice di fortuna. Se qualcuno di volesse assumere per il prossimo anno, sa dove trovarmi.
Alonso in cuffia tuona qualcosa: troppi detriti in pista! I commissari ubbidienti fanno scendere in campo la safety car per un numero infinito di giri. Un'orda di sfegatati tifosi Ferrari incominciano a sperare che anche in questa occasione la vettura di sicurezza porti almeno qualche accidente al buon Sebastian che, come le cronache ricordano, recentemente in queste occasioni o ha fuso o è andato a toccare.
Forse anche in questa occasione, la fattura dell'asturiano sbaglia mira, colpisce Hulkemberg che a sua volta colpisce Hamilton. L'inglese finisce fuori con un semiasse in frantumi, mentre il tedesco pare mantenere la propria posizione: molto male! Punito con un drive trought! In questo modo Alonso sale sul podio, con il provvidenziale intervento di Massa che rallenta a dovere, tocca il secondo gradino.
Dietro Vettel non se la passa per niente bene. La macchina, danneggiata al primo giro dal contatto con Senna, non gli permette grandi licenze poetiche, la pista asciutta ma non troppo neanche. Tentando il sorpasso il rischio e maggiore del calcolabile grazie all'asfalto scivoloso e (a quanto pare) ad un difetto di aereodinamica che la vettura ammaccata promette. Tra l'altro vedere gli ingegneri che analizzano foto ed ingrandimenti dell'ammaccatura pregando che tutto ciò possa comunque portare la macchina fino al traguardo finale pareva veramente non promettere niente di buono. A 10 giri dalla fine le cose incominciano a volgere per il meglio (dipende dai punti di vista, chiaramente). Vettel si assicura il punteggio minimo necessario sorpassando Kobayshi: un piccolo ulteriore margine di salvezza (della serie perchè non si sa mai) glielo regala la vettura davanti a se: lo Zio Mickey, che da buon papà del giovane Seb, si toglie dalla bocca 6 secondi di vantaggio in pochi giri e gli permette di andar oltre comodamente, proteggendolo dalle minacce alle sue spalle. Sarebbe stato divertente vedere, in caso di necessità, come avrebbe reagito Webber che collocato un paio di posizioni davanti a lui e si sarebbe potuto trovare nella posizione di avere tra le mani quei punticini fondamentali per il compagno di squadra. Questo non ci è dato a sapere.
A due giri dalla fine i colpi di scena ancora non sono finiti: la storia ci insegna che fino all'ultima curva tutto è possibile e le antenne non si abbassano mai. Le bandiere gialle di susseguono a ripetizione: tutti vorremmo un paio di telecamere puntate sui due protagonisti per capire cosa sta succedendo, ma soprattutto a chi non sta accadendo niente. La regia ci tortura con riprese inutili e primi piani privi di interesse. In ogni caso si è trattato di piloti nelle retrovie che poco hanno a che fare con il nostro interesse... fino all'incidente di Di Resta che si spappola contro il muro ad un giro dalla fine obbligando l'ingresso della Safety Car. Di nuovo. Il gran premio e il mondiale finisce così con un giro da parata a bassa velocità per salutare tutto il pubblico prima di andare a godere ognuno dei propri festeggiamenti.
Mentre tutti gli occhi sono puntati su Vettel e sul Team degno di nota che si porta dietro, Button sale sul gradino più alto del podio circondato da gente di rosso vestita. Così come aveva dominato la gara di apertura 8 mesi fa, eccolo oggi trionfatore della gara conclusiva, come in un cerchio che si chiude, portando inevitabilmente le alti menti McLaren a chiedersi se non si potesse fare di più, anche tra una vittoria e l'altra. Alla sua destra Alonso con tutta l'impressione di uno che c'è rimasto male. Dall'altro lato Massa, che da fin troppo tempo non vedeva un podio e si commuove all'idea che il team glielo abbia concesso.
Degni di nota:
- i meccanici Red Bull che al 400° pit stop riescono anche a perdersi per strada le gomme da mettere a Vettel, realizzando il pit stop più lungo della storia;
- la comunicazione (o comincabilità) radio improvvisamente venuta meno con Vettel che poteva sentire ma non parlare con il muretto, se non gesti, chiaramente, passando a 300 Km orari sul rettilineo;
- Il roccambolesco week end di Raikkonen che, prima di tutto giunge in Brasile in ritardo dopo essersela spassata a Los Angeles, lo hanno avvistato aggirarsi in infradito e bermuda per il box Mercedes, chiaramente privo del minimo senso dell'orientamento e, per ultimo, dopo una gara più appannata che mai, non si capisce bene come si ritrova in un viottolo che conduce all'esterno del circuito. Per fortuna ad un certo punto becca un cancello perchè chissà quando se ne sarebbe accorto.
- Me stessa. Sedutami sul divano come non mai fiera portatrice delle bandiere del Team Button (che non manca mai!) e Team Vettel (per l'occasione) mi considero un'ottima portatrice di fortuna. Se qualcuno di volesse assumere per il prossimo anno, sa dove trovarmi.
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