Sono donna e sono bionda, spero vorrete così tollerare questa mia propensione per il ricordo dei soli dettagli inutili di tutto ciò che guardo. Ciò a cui sto pensando in questo momento, infatti, è un podio di una Gran Premio di Monaco di qualche anno fa. Giusto per rendersi conto di quanti anni fa stiamo parlando, in quell'occasione ebbero modo di salire sugli ambiti gradini Vettel, vestito di blu, Alonso, vestito di rosso e Jenson Button. Non mi ricordo esattamente in quale ordine, ma i tre protagonisti erano loro e poco importa, ai miei scopi, quale fosse effettivamente il risultato della gara. Mentre gli inni riecheggiano nell'aere, SebVettel ha l'idea geniale: fare la doccia alla famiglia reale alle loro spalle. Jenson sarebbe della partita, Alonso blocca i loro istinti criminali. La morale della favola, più o meno, è la seguente: Vettel alla nobiltà avrebbe anche tirato un brutto scherzo perchè, da buon repubblicano, non ha la più pallida idea di come debba essere rispettato un sovrano: a questo proposito ci vuole l'ala moralizzatrice di Alonso, nato all'ombra della corona spagnola, abituato a porre la giusta distanza tra noi e loro. Button, dal canto suo, potrebbe avere mezza coscienza critica in più rispetto a Vettel sul rispetto della monarchia ma, per quanto suddito, è pur sempre nato inglese, la figura di Principe che più gli è congeniale è quella di Charles che, detto tra di noi, non è che incuta particolare rispetto.
Dopo una serie di gomitate, risatine e mezze frasi boffonchiate sotto ai baffi, una volta finiti gli inni i tre depongono ogni spirito bellicoso, si spruzzano lo champagne tra di loro, un po' sui rispettivi team, se la sbevazzano alla grande e chiudono così la partita. Con mia grandissima delusione.
Da quel momento ne è passata di acqua sotto ai ponti, abbiamo visto almeno tre vittorie di Rosberg, Justin Bieber alla consegna dei trofei, Rosberg scendere dal podio e passare alle interviste, la maledizione della seconda piazza nascere, crescere e correre, ma a me questa faccenda dell'annaffiatura mancata della famiglia reale mi è rimasta un po' sul groppone.
E' rimasta sul groppone fino ad oggi, finchè non ho visto Ricciardo vincere e qualcuno in team radio dirgli tutto quello il pubblico già stava pregustando ed auspicava fortemente: Prince Albert shoey.
In quel momento non ho più capito niente, ho sperato, ho implorato, ho guardato persino le sconclusionate interviste di Coulthard (date un premio a quell'uomo!!) che anche questa volta ha dovuto sudarsi tutte e sette le camicie a sua disposizione per chiamare a sé i piloti, fargli dire le solite due frasi fatte e concedergli di salire sul podio. Podio più sconclusionato della storia, tra l'altro. Neanche avessero molto altro a cui pensare durante l'anno, sono riusciti a mancare tutti i tempi. Da che mondo è mondo sul podio salgono, uno alla volta, annunciati dallo speaker, terzo, secondo e primo classificato... qua sono stati lanciati un po' così a casaccio, nessuno li aspettava, tranne i monarchi reali, dritti come dei fusti già ai posti di combattimento, che da etichetta apparentemente non hanno potuto muovere neanche un baffo di saluto. Reali che si muovono a casaccio per consegnare ancor più a casaccio premi, inni che partono quando uno meno se lo aspetta, Hamilton confusissimo, senza le sue treccine, che non riesce a capire quando mettere e togliere il berrettino ed alla fine ne mette due... quindi champagne. Ma senza shoey reale. Sarà che anch'io sono una repubblicana priva del minimo senso del rispetto per la figura monarchica, ma secondo il principio per cui quel che non ti ammazza ingrassa, visto così, Alberto di Monaco non sarebbe affatto andato in sbattimento.
Sono triste e affranta. Mi sento defraudata di una piccola gioia che attendeva da un pezzo di essere soddisfatta.
Per il resto, sulla gara, non è che ci sia molto altro da dire. Sono partiti e 78 giri dopo si sono fermati. Punto.
Miglior e peggior team in pista chiaramente la RedBull, un team che questo week end avrebbe potuto avere tutte le carte in tavola per vincere e trionfare, un team che avrebbe potuto dare seriamente del filo da torcere ai cosiddetti top team se non avessero avuto in tasca tutte le carte giuste tranne una: il pilota.
Con un Ricciardo che è partito egregiamente dalla pole position, conquistata senza dare agli altri la seria possibilità di fare meglio, con un Ricciardo che ha retto la testa della gara dall'inizio alla fine pur avendo la vettura depotenziata, con un Ricciardo che si è già portato a casa la seconda vittoria della stagione, c'è un Verstappen che è partito ultimo dopo l'ennesima cialtronata in carriera, questa volta in fase di prove libere. E me la vengano pure a raccontare quelli che sostengono ancora tenacemente che Verstappen è puro talento, il giovane spericolato, la testa calda, quando quella di oggi sarebbe potuta essere facilmente una doppietta ma, dopo averne mandato fuori pista un paio, a malapena è rientrato in zona punti.
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