lunedì 3 giugno 2019

Monaco 2019 - Gara


Si dice che chi ben comincia sia  metà dell'opera. 
Il problema per Leclerc è che non è nemmeno riuscito a partire bene. Una strategia arroccata in qualifica, un posizionamento nelle retrovie della griglia di partenza, che se non fossimo stati a Monaco non sarebbe stata neanche una cosa grave. 
HAM - BOT - VER - VER
Nonostante le premesse, in testa la partenza risulta piuttosto liscia e tranquilla: le vetture timidamente si accodano l'una all'altra e lasciano a Monaco il privilegio di fare la magia di cui solo lei è capace.
Leclerc è scatenatissimo: per essere uno dei pochissimi uomini in pista a vivere a Monaco a ragion veduta, avendo la cittadinanza del Principato, non intende arrendersi all'idea di una gara anonima. L'incidente si è dimostrato fin da subito inevitabile: fatto il primo sorpasso kamikaze ai danni di Grosjean, era evidente che non sarebbe potuto andare molto lontano con quell'atteggiamento. Ed i fatti ci hanno dato ragione: già al secondo, ai danni di Hulkenberg, è stato costretto ad abbassare la cresta e rientrare ai box a sostituire la gomma bucata. Nel frattempo, in pista, la Safety Car del disappunto.
Da quel mezzo giro trascorso a grattare il fondo prima del rientro la vettura di Leclerc non ne è uscita benissimo, per lui una brevissima tarantella di pit stop all'esito della quale è costretto inesorabilmente a ritirarsi. 
Le cose sono decisamente andate peggio per tutti gli altri che, costretti dalla SC ad anticipare la loro sosta, ne sono usciti più o meno con le ossa rotte.
Il più devastato tra tutti è stato Bottas, prima beffato in maniera purtroppo piuttosto maldestra da Verstappen in pit lane, poi beffato dalla malasorte, là dove uscendo dalla corsia dei box ha fatto fuori una gomma ed è stato costretto a rientrare per un nuovo cambio. Scivolerà fino alla quarta piazza... mentre Verstappen viene sanzionato con un arretramento di cinque portentosi secondi che sconterà solamente dopo la bandiera a scacchi. 
HAM - VER - VET - BOT
Perchè in fondo Verstappen è sempre il nostro Verstappen, nessuno ha preteso che nel frattempo imparasse a guidare e sorpassare. 
Questo lo sa bene Hamilton, reduce da una gara particolarmente difficoltosa per almeno un paio di ragioni. 
La prima: la statistica. Da quelle parti solo un paio di vittorie. La prima nel 2008, agli esordi, la seconda nel 2016, l'anno della Grande Beffa
La seconda: una scelta gomme discutibile. Complici il pit stop decisamente anticipato rispetto alle previsioni e una strategia su una sola sosta, Hamilton è stato costretto a portare a casa la gara percorrendo 70 giri con una gomma che si è rivelata piuttosto esausta già a metà del percorso.Urla e strepiti in team radio: perchè avete messo queste gomme? Come pensate di farmi arrivare in fondo? Cosa ne sarà di me? Tutto questo fino al gran finale, il boss dei boss che prende la parola e gli dice sostanzialmente di tacere. 
La terza: Verstappen attaccato alle chiappe per i 70 giri di cui sopra. Da un lato la consapevolezza della sanzione, dall'altro il timore che, se fosse passato, avrebbe preso il largo ben oltre i 5 secondi di buono. Eppure Verstappen non si è tenuto neanche per un attimo, ammirate da lontano le epiche gesta di Leclerc non avrebbe voluto essere da meno neanche per sbaglio. Con Hamilton che strepitava in team radio era evidente che quel sorpasso sarebbe potuto essere alla sua portata, giro dopo giro sempre più vicino, fino al contatto ma senza conseguenze. Siamo a tre giri dalla fine e prima di finirla nuovamente a cazzotti fuori pista ha abbassato le orecchie e si è rimesso al suo posto. 
HAM - VER - VET - BOT
Bandiera a scacchi
HAM - VET - BOT - VER

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