venerdì 14 dicembre 2012

Gigia, che faccia!

(del 13 aprile 2012)

In attesa della terza gara della stagione è possibile ammazzare il tempo dando un'occhiata a quelle che sono le facce che hanno preso il via a questo campionato mondiale 2012, giusto per capire cosa intende Mazzoni quando storpia i cognomi. L'ordine sarà quello della partenza in Australia, ma non vi preoccupate che cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia.
Alcuni brutti musi già li conosciamo, altri sono appena usciti dall'uovo di pasqua, altri ancora sono stati rispolverati per l'occasione.
Hamilton. Classe 1985, campione del mondo nel 2008, anche quest'anno pare che ci intratterrà con l'eterna love story con la Pussicatdoll Nicole Scherzinger che darà grandi soddisfazioni. Forse è per questo motivo che Massa cerca di tenere le distanze. Su Twitter lo trovate come . Anche quest'anno ha già incominciato a collezionare sanzioni, anche se bene neanche lui ha capito come ha fatto, questa volta.
Button. Forse molti non sanno che all'anagrafe è registrato come Jenson Alexander Lyons. Non ci è chiaro se durante la sua carriera abbia cambiato più squadre o fidanzate, tutte, comunque, orgagliosamente esposte ai box. Oggi è cofondatore di un ristoriante, il Victus, che si vanta di fare ricette di tutto il mondo, ha residenza su un'isola sperduta metà francese e metà inglese. Su twitter lo trovate come
Grosjean. Svizzero classe 1986, è già comparso sui nostri teleschermi qualche anno fa, in Renault con Alonso, in sostituzione di quel talento di Piquet. All'epoca sostenevo che fosse necessario che girasse con un casco in testa, nel frattempo, durante il periodo di riposo, ha imparato, almeno, a tenere a bada i suoi capelli.
Schumacher. Probabilmente il primo gran premio dispustato è stato ai tempi di Fred Flinstone, quando non c'era il Kers, non c'era tutta questa tecnologia, non ci si parlava così tanto alla radio durante le gare, e prendeva velocità con la forza delle gambe. Oggi è il nostro baluardo contro il tempo che passa, contro i giovani che avanzano rapidamente. Qualcosa che c'è perchè c'è sempre stato e perchè sempre sarà, come il festival di San Remo. Attività preferite: sfuggire da Stella Bruno, sfidare le leggi dell'architettura e cimentarsi in nuove avventure, anche se sorretto dal Multicentrum 50+.
Webber. Australiano, 36 anni, sempre più simile all'uomo scimmia. Da anni sul punto di farcela, rischia seriamente di finire come Barrichello. Attualmente si ritrova ad essere de facto seconda guida di uno che potrebbe essere quasi suo figlio e, a quanto dicono i roumors, passa da una crisi depressiva all'altra, senza sapere bene quando è uscito dall'una per essere rientrato nell'altra. La notizia è stata fatta trapelare anche qualche tempo fa dal suo stesso padre... se sia effettivamente vero non lo so fatto sta che non deve aver preso molto bene gli eventi degli ultimi anni. Su Twitter lo trovate come
Vettel. Giovane tedesco, molto giovane, classe 1987. Cresciuto sulle spalle di Schumacher, ha incominciato a guidare prima ancora che a camminare. Ha superato molti record, forse anche quello di essere il primo pilata a diventare attore in un film di Kung Fu. Nessuna pagina Twitter a tutela eterna della propria privacy: c'è chi si domanda se il bicampione del mondo ha una fidanzata, la risposta è sì, anche se la stessa non è mai stata esposta nel paddock. Credo. In compenso ha l'orrido vizio di baciare molto spesso la telecamera.
Rosberg. Biondissimo figlio d'arte al quale stanno, anno dopo anno, smantellando la carriera non offrendogli un posto degno di nota. Gli auguro un giorno un grandissimo colpo di fortuna alla Button. Probabilmente il più simpatico del paddock, è in grado di mandare a stendere Stella Bruno in italiano, francese, tedesco, inglese ed anche finlandese base. Su Twitter lo trovate come , e nell'ultima pubblicità Mercedes con una mascherina nera carnevalesca.
Maldonado. Venezuelano, da due anni in formula 1. Dopo aver subito la maledizione di Alonso, aspetta la Cina per guadagnare i primi punticini e la pagnotta.
Hulkemberg. Pilota assunto all'insegna della ricerca dei giovani e dei fotomodelli, si chiama Nico ed è tedesco come Rosberg, ma non ha un padre famoso. Il miglior risultato in carriera è un 14° posto nel 2010. Qualche giorno fa ha cinguettato circa la possibilità che non lo facciano neanche entrare in Cina, visto che ha sbagliato a compilare la domanda per il visto e questo non gli è stato concesso. Amen.
Ricciardo. Cucciolo australiano, che ha imparato a guidare ancora prima di saltellare. Ha iniziato col Kart, con la formula 3000 con la formula Renault, ora è in Formula 1 per il secondo anno consecutivo ma, agli effetti, l'anno scorso, quando gli è andata bene, è arrivato 18°. Oggi scopro avere inaspettatamente una valanga di fan.
Vergne. Classe 1990, francese, per un momento anche Wikipedia ha faticato a fornirmi la sua biografia. In due gare ha già racimolato 4 punti, che comunque è più o meno quanto ha fatto Liuzzi nei suoi primi tre anni in Red Bull\ Toro Rosso. 
Alonso. NP.
Kobayashi. Pilota giapponese che deve il suo ingresso in formula 1 grazie ad una vertebra rotta di Glock, nel lontano 2009. Vittima delle vessazioni di Mazzoni, che continua ad attribuirgli nomignoli irritanti ed un filo razzisti. L'anno scorso una volta è arrivato 5.
Senna. Senna, Senna... mi pare di aver già sentito questo nome...
Di Resta. Pilota britannico, cugino di Dario Franchitti, classe 1986, sotto tutela manageriale del papà di Hamilton. Per il terzo anno consecutivo milita in formula1 in qualità di motivo d'orgoglio della scuderia Force India. Di tanto in tanto appare anche su Twitter come 
Massa. Scrivendo il suo nome su google news ciò che esce fuori è un titolo grande come una casa Massa brancola nel buio, giunto ad un punto non particolarmente esaltante della sua carriera, il pilota brasiliano, classe 1981, di origini pugliesi (come Liuzzi, aggiungerei) a parole ancora non demorde, nei fatti dimostra volta dopo volta di essere arrivato al capolinea della sua carriera. Su di lui sono sorte tesi contrastanti: una più radicale secondo la quale è proprio schiappa, l'altra, più possibilista, sostiene che tutto ciò che viene detto, pensato e sostenuto dallo stesso sia solo frutto di un eterno compromesso per mantenere il cadreghino. Forest Gump diceva: lo stupido è chi lo stupido fa. Io, seguendo Forest (non il mago Forrest!!) sostengo una tesi intermedia, secondo la quale molte delle potenzialità sono tenute a freno da una volontà superiore, ma che il livello medio delle stesse non sarebbe comunque eccellente. Trattato perennemente come lo zimbello della famiglia, di recente è stato anche obbligato ad umiliarsi su Twitter:
Raikkonen. Il mio primo amore. Anzi no: quello fu Irvine, ma durò poco. Poi arrivò Kimi, e fu probabilmente anche per causa sua che è sorta la mia antipatia per Alonso. Tifo per lui dai tempi in cui Schumacher stravinceva in ferrari, in pista girava anche Montoya e l'altro Schumacher (Ralf) non era un ivancapelliqualsiasi. Io ero una cucciola e mi prendevo a cuore tutte le situazioni disperate. Questo spaccava la macchina una gara sì e una gara no, ma è riuscito comunque a giocarsi il mondiale per due anni di fila. Poi si è vestito di rosso, quando ancora ero ingenuamente convinta che rosso è bello, e lì ha sorpreso, emozionato, fatto sperare e urlare di gioia tutti quanti (tranne lo spagnolo, si capisce) e la fiamma ha incominciato ad ardere più forte che mai. Anche negli anni del declino non ha mai fatto credere di se che fosse un pilota sull'orlo del baratro (nonostante quegli anomali sfoghi in volto) ma tanto superiore alla situazione da non esserne toccato. La Ferrari gli straccia il contratto un anno prima della scadenza per arruolare un brutto muso (ed io ho dato il mio addio alla squadra) ed ora, a due anni di distanza, rieccolo, con un mento in più di prima, tirare in spolvero l'abbandonato profilo Twitter di qualche anno fa  . Gente che seguo sostiene che quest'anno sia partito alla grande, io non ho mica ben chiaro il quadro della situazione.
Kovalainen. He's simply the best. Punto. Non ci sono altre considerazioni da fare. Lo seguo su tempi non sospetti, quando ancora non era una moda da seguire a tutti i costi. Mi ha intrattenuto con i suoi hobbies, con le telecronache dalla falciatrice, con i reportage dal campo da golf in compagnia di Hamilton, e delle buche (in altro senso) rifilate da Barrichello. E' simpatico da matti, ha dimostrato in questo modo di essere avanti con i tempi... e di avere senso pratico: come la volta che è sceso dalla macchina e ha chiesto ai commissari un estintore perchè la stessa stava prendendo fuoco sotto il suo sedere. Il motivo per il quale non gli è data una possibilità semiseria di fare bene in formula 1 non è nota ai più. E non consideriamo quella in McLaren come una possibilità già avuta, per favore...
Petrov. Adoro la sua essenza da Abu Dhabi 2010. Oggi guida la macchina di Trulli. L'unico pilota a twittare in due alfabedi diversi.
Glock. In arte, la spezia. Ha un profilo twitter, un canale YouTube, un cellulare con cui fa un sacco di video interessanti e nel tempo libero guida. Nel 2009 si è rotto una vertebra, grazie alla stessa a Kobayashi è stato dato modo di prendere per qualche tempo il suo posto... ma è davvero simpatico pensare che solo qualche tempo prima una o due vertebre gliele avrebbe probabilmente volute rompere volentieri Massa. O il padre. O Domenicali. O l'italiano medio.
Pic. Stessa leva, stessa origine di Vergne: due cuccioli francesi mandati allo sbaraglio. Nel suo curriculum compaiono i soliti trascorsi nelle serie minori... e bon! Non c'è altro da dire.
Perez. A forza di spulciare biografie noto una certa ricorrenza delle nascite in gennaio... che quei ciarlatani degli oroscopi abbiano in qualche modo ragione? Non credo. Comunque sia anche lui nato il 26 gennaio, 1990 di origine messicana. Qualche settimana fa ha visto un podio, ma non credo che speri di rivederne uno molto presto. Come Alonso, del resto. L'anno scorso dopo, oltre a qualche ritiro, qualche squalifica e qualche mancato schieramento, è riuscito a racimolare 14 punti sul ruolino personale e altrettanti in fronte dopo lo schianto di Monaco. 
De La Rosa. Deve metà della sua fortuna automobilistica alle sventure di Montoya: ben due volte ha preso in suo posto in squadra... e visto che nell'altra vettura c'era Raikkonen, lui, dei due, era decisamente quello fortunato. Vorrei fare battute sull'età ma Mazzoni me le ha già usate tutte.
Karthikeyan. Ha 35 anni e ne dimostra 48. Sono anni che milita in formula 1 ma che non cava un ragno dal buco. Riuscì ad arrivare ben 4° in quel grandioso gran premio degli Stati Uniti 2005 in cui girarono solo in 6.

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