mercoledì 21 gennaio 2015

Il mistero di Milton Keynes

Era un mese fa quando un improbabile furto veniva compiuto, nella notte, in quel di Milton Keynes. Un'automobile sfondò con foza le vetrate all'ingresso della sede della Red Bull, team di Formula 1 con sede nel Regno Unito, e fece sparire, in un colpo solo, gli oltre 60 trofei della scuderia, orgogliosamente esposti in vetrina.
Ha già fatto il giro di tutta la rete la foto, scattata proprio un paio di giorni prima, che ritrae Sebastian Vettel in posa davanti alla vetrina stessa, in occasione dell'ultimo saluto alla squadra prima del passaggio in Ferrari.
Dai piani alti del team inglese Christian Horner ha assicurato: i danni sono più morali che economici. I trofei, al di là del valore simbolico che possono avere per il pilota e per la squadra che hanno portato a casa il risultato, valgono ben poco. Non sono fatti di materiali pregiati e trovano pochissimo spazio sul mercato nero vista la loro, evidente, unicità e rintracciabilità.
Grossomodo nello stesso modo devono averla pensata anche coloro che, il colpo a Milton Keynes, lo hanno fatto. Pochi giorni dopo il fatto, una consistente parte della refurtiva è stata trovata in fondo ad un lago a poca distanza dal luogo del delitto. Sono in molti a considerarlo come un modo alquanto maldestro usato dai ladri per disfarsi del bottino dopo essersi resi conto che, con un simile fardello, non sarebbero di certo riusciti a passare inosservati.
Trascorso ormai il primo mese dal ritrovamento, tuttavia, mancano ancora all'appello più della metà dei trofei. Da quella notte paiono essersi spariti nel nulla: di loro più nessuna traccia. Ed è qui che cala il mistero: che fine hanno fatto i trofei di Milton Keynes?

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