sabato 16 marzo 2019

Scrapbook: anteprime di 2019 - page 4 -

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Giunti a questo punto della stagione (ovvero poco prima del suo inizio) incomincio a sentire la mancanza di un piccolo insignificante dettaglio che sta facendo davvero la differenza. Non c'è la piccola voce petulante di Alonso pronto a scommettere, con botte d'ottimismo che certe volte sono state fin troppo campate per aria, che questa sarebbe potuto essere l'anno della svolta. 
Il poveretto deve averci creduto fino all'ultimo, deve veramente aver puntato tutto quello che aveva sulla speranza di riuscire a combinare ancora qualcosa di buono in carriera... ma le cose hanno incominciato ad andare male molto tempo fa e sono andate, progressivamente, a peggiorare anno dopo anno. 
Non voglio assolutamente dire che il mio rapporto con Alonso sia stato d'amore ed odio. Perchè non è vero. Perchè sarebbe solo una grande bugia. L'ho detestato dal giorno 1 in cui ho iniziato ad avere confidenza con la sua persona, ho imprecato a voce alta verso il cielo nel vederlo portare a casa un mondiale dopo l'altro e mi sono dannata come non mai quando ho realizzato che la McLaren che aveva sotto al sedere non fosse malaccio come la ricordavo negli anni di Raikkonen
Ci sono state intere stagioni in cui ho seguito la formula 1 solo per il piacere di farlo ma senza avere un prediletto da tifare, senza poter sperare che il mio prediletto potesse lottare per il titolo, ma con una e una sola certezza: Alonso quella gara non la doveva vincere!! 
A volte è andata come avrei voluto, altre volte un po' meno. Per questa stessa ragione mi sono ritrovata a tifare Vettel in tempi non sospetti e non negherò di essermi sentita decisamente alleggerita negli anni in cui le cose sono andate a deflagrare da sole. Da che ho memoria ho sempre dovuto tendere un occhio nella sua direzione per capire cosa stava facendo, negli ultimi anni questo mi stava quasi portando allo strabismo ma, per il primo anno in assoluto nella mia carriera di spettatrice, questo non sta accadendo. Questo non sarà necessario. 
Non che non abbia aspettato questo momento a lungo ma l'impatto emotivo rischia comunque di farsi sentire. 
Rischierà di farsi sentire ancor di più nel caso in cui le sorti della McLaren quest'anno dovessero per caso tendere a sollevarsi. Non è richiesto un grande sforzo, fare meglio dell'anno scorso statisticamente non è che ci voglia molto. 
Chiamati all'ingrato compito Carlos Sainz e landonorris tutto attaccato. Un duo sul quale potrebbe non esserci davvero molto da dire... se non fosse che negli ultimi tempi mi è capitato di iniziare a seguire Sainz su instagram... ed ho smesso un secondo dopo o poco più. 
Ho un uso di instagram che è molto particolare: praticamente seguo solo piloti di formula 1 e poco altro che mi interessa in giro per il mondo. Non ne faccio un uso personale e non seguo nessuno con cui mi sia mai capitato di pranzare insieme. Non ho alcun problema con lo spam o l'abuso di social networks, non mi turba quando qualcuno condivide 200.000 mila contenuti al giorno perchè se non ho voglia e tempo di stare su instagram io, semplicemente, non ci sto. Per dire: seguo Hamilton senza aver mai avuto scompensi. E seguo anche il profilo dei suoi cani. Lo spam non mi spaventa... in genere. Sainz mi ha spaventato.
La questione Landonorris la posso anche liquidare in fretta: non ho idea di chi sia se non per aver sentito qua e là il suo nome negli anni. Mi dispiace solo che gli abbiano già rovinato la carriera a quest'età.
Diversamente su Sainz le cose da dire sarebbero moltissime. Amicissimo di lunga data del mio spagnolo Spreferito, con la sola peculiarità che l'altro spagnolo a malapena ha idea di chi sia. Se da un lato c'è un Sainz che ha sempre condiviso tutti gli scatti a sua disposizione che lo ritraevano bambino in compagnia del campione asturiano, per l'asturiano probabilmente è sempre stato uno dei tanti mocciosi con il sogno di diventare un giorno un grande campione con i quali si è dovuto scattare fotografie nel corso degli anni.
Ad un certo punto il moccioso deve essere cresciuto, ha presentato il proprio pedigree e, pur essendo figlio di un pilota mai avvicinatosi al mondo della Formula 1, tanto gli è bastato per riuscire a passare davanti a molti nella graduatoria di quelli che, un giorno, per caso, sono riusciti a mettere per davvero un piede in Formula 1.
Nella sua carriera, c'è da dirlo, un po' di sfortuna l'ha avuta. Ha debuttato su una Toro Rosso affiancato da Verstappen (perchè in zona non apprezzano nepotismi) e ha dovuto assistere alla sua beatificazione fino alla promozione estemporanea. Sono passati gli anni, i suoi risultati non hanno mai fatto urlare al miracolo ma, sentendosi l'erede del miglior pilota degli ultimi 150 anni, ha pensato di dover incominciare a fare l'insoffernte, scalciare, minacciare di andarsene... fino a quando, casualmente, il team ha deciso di imprestarlo al miglior offerente e, casualmente, di farlo passare anche un po' prima del termine pattuito. "Lo facciamo per te" gli hanno bisbigliato all'orecchio accompagnandolo fuori dalla porta e chiudendo il cancello alle sue spalle. Pare abbiano anche cambiato le chiavi della serratura prima che provasse a tornare sui suoi passi.
Anche in Renault sono rimasti significativamente sorpresi dai suoi risultati. Talmente sorpresi che, un secondo dopo che è scaduto il prestito interbibliotecario, se ne sono guardati bene dal voler prolungare il piacere facendogli firmare un contrattino a loro volta. E dico solo che la Renault ha rinnovato con Hulkenberg, il pilota detentore del supremo record mondiale del maggior numero di gare disputate senza aver visto un podio neanche in fotografia. Ecco, pure lui è stato preferibile.
A quel punto della sua carriera il bivio rischiava di farsi particolarmente interessante. Hai presente quella della strada vecchia per la nuova che sai quel che lasci e non sai quel che trovi? Ecco: Sainz era arrivato ad un punto di questo genere: con una porta chiusa sulla vecchia ed un muro di pietre alto 2 metri sulla nuova. Sarebbe stata la volta buona per andare a dedicarsi all'uncinetto, al punto croce, al ricamo... il momento buono per trovarsi un passatempo più soddisfacente ma, come dal nulla, dal buio delle tenebre una mano è stata tesa nella sua direzione: una mano colo papaia di cui solo i più saggi avrebbero diffidato, una mano che lui ha afferrato al volo con grande riconoscenza, forse senza aver capito esattamente in quale guaio si è andato a cacciare.
Ed è così che uno che fino a tre minuti prima stava per essere definitivamente scaricato dal sistema, si ritrova ad essere la prima ed illustrissima guida di un team da ultima fila. Però un team storico. Che poi, voglio dire, i casi sono due: o sta prolungando l'agonia verso il punto croce di un paio d'anni o è solo il preludio di un miracolo alla Jenson Button in Brawn.

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