Confessione: non ho ancora capito la differenza tra Leclerc, Russel e
Landonorris, con riferimento al quale, tra l'altro, prima o poi mi
dovrò sforzare di accettare di separare il nome dal cognome. Per ora ce
lo teniamo così.
Leclerc c'era anche l'anno scorso, questo me lo ricordo, infatti dovrebbe essere il più facile dei tre... se non fosse che nella mia mente regnava già un bel po' di confusione non riuscendo, sistematicamente, a distinguerlo da Bianchi. Anche in questo caso mi rendo conto che la differenza principale, senza scendere nel campo della mancanza di rispetto, sia quella che uno è vivo e l'altro e morto. Eppure prendendo foto a casaccio decontestualizzate da una gara di riferimento, la mia testa va in loop. Li vedo di rosso vestiti e so che tutti e due sono stati vestiti di rosso ferrari, li vedo in bianco e rosso e devo accettare che quella fosse tanto la tavolozza colori della Marussia dell'uno che della Sauber dell'altro. Scusate ma sono troppo vecchia per queste cose.
A questo punto ben venga la Force India che è rosa maialino e non rischia di essere confusa con nient'altro.
Con Russel e Landonorris navigo inevitabilmente ancora in pessime acque, direi di riproporre tutto questo discorso in un'altra occasione, tra un paio di mesi quando magari si saranno contraddistinti per qualche cazzatina combinata in pista e i loro volti mi saranno più familiari. Per ora vediamo di rimanere su volti più familiari.
Tipo Jenson Button che ormai trasmette quel senso di pace e tranquillità del buon vecchio padre di famiglia.
La pensione ha portato consiglio al buon vecchio Jenson Button perchè, se solo gli stupidi non cambiano mai idea, certamente lui non è uno stupido e, a soli due anni di distanza dal proprio ritiro, lo vediamo rimangiarsi tutto quello che aveva detto ugli ex colleghi che passavano alla tenecronaca.
Attenzione agli annunci che contano: aveva giurato di essere un pilota non un cronista ma, a quanto pare, è bastata la prima ecografia per fargli accettare di tornare a girare il mondo con SkyUK per commentare le imprese degli altri. Un matrimonio all'orizzonte, una fidanzata incinta e tre cani da mantenere: ecco quel che può bastare ad un uomo per ridursi come un David Coulthard qualsiasi.
Non sarà già un vecchio saggio come Jenson Button ma sono in molti quelli disposti a scommettere nella ritrovata maturità di Max Verstappen in vista della stagione 2019.
Certamente saranno pronti a scommetterci quelli orgogliosi e fieri della pena alternativa a lui comminata dopo la scazzottata con Ocon. La stagione invernale ha portato consiglio nella giovane mente del pilota che si è ritrovato a scontare la propria doppia occasione di formazione in giro per il mondo. Resto dell'idea che metterlo a raccogliere rifiuti in spiaggia sarebbe stato più costruttivo ma, pare sia sempre io quella che rema contro. Lo abbiamo quindi visto a Marrakesh ad osservare da lontano la gara di Formula E, chiamato così ad assorbire la saggezza dei commissari locali ed uscire da una giornata tanto formativa ragionando sul fatto che, quel famoso pomeriggio, i Brasile, avrebbe potuto seramente tirare un cazzotto a Ocon ma non l'ha fatto.
Sono certamente altrettanto pronti a scommetterci quelli che, in Red Bull, hanno tirato tanto la corda da arrivare già, a questo punto della sua vita e della sua carriera, ad affidargli la prima guida del team. Una vita ed una carriera contraddistinta dalla precocità, salito come pilota titolare di formula uno ancora prima della maggiore età, è stato rimbalzato dalla seconda alla prima squadra decisamente prima che i tempi fossero davvero maturi. Ha portato a casa una vittoria con la classica fortuna del principiante per poi creare una scia di morte e distruzione intorno a sé.
Tra i morti, feriti e contusi anche il buon Daniel Ricciardo che, ritrovatosi occasionalmente un uomo solo al comando dopo la dipartita del quattrovoltecampionedelmondo locale, non ha avuto mai davvero l'occasione per sfruttare la posizione prima che arrivasse il nano a pestargli i piedi con determinazione. Tanto è stato fatto e tanto è stato detto che, alla fine, Ricciardo ha mollato il colpo per andare a cercare migliore fortuna altrove, lasciando - a questo punto - il nano da solo a decidere del proprio destino. Nessuna nuova rivalità interna è concessa, nessuna nuova guerra fredda. Un nuovo pischello, ancora più pischello del pischello, ereditato dalla seconda squadra a reggergli la partita ed un ruolo da protagonista all'interno del team per dimostrare di essere diventato il pilota che era destinato a diventare, con il grande rischio di rivelarsi niente di più e niente di meno di quello che è sempre stato, lasciando l'opera incompiuta.
A questo punto ben venga la Force India che è rosa maialino e non rischia di essere confusa con nient'altro.
Con Russel e Landonorris navigo inevitabilmente ancora in pessime acque, direi di riproporre tutto questo discorso in un'altra occasione, tra un paio di mesi quando magari si saranno contraddistinti per qualche cazzatina combinata in pista e i loro volti mi saranno più familiari. Per ora vediamo di rimanere su volti più familiari.
Tipo Jenson Button che ormai trasmette quel senso di pace e tranquillità del buon vecchio padre di famiglia.
La pensione ha portato consiglio al buon vecchio Jenson Button perchè, se solo gli stupidi non cambiano mai idea, certamente lui non è uno stupido e, a soli due anni di distanza dal proprio ritiro, lo vediamo rimangiarsi tutto quello che aveva detto ugli ex colleghi che passavano alla tenecronaca.
Attenzione agli annunci che contano: aveva giurato di essere un pilota non un cronista ma, a quanto pare, è bastata la prima ecografia per fargli accettare di tornare a girare il mondo con SkyUK per commentare le imprese degli altri. Un matrimonio all'orizzonte, una fidanzata incinta e tre cani da mantenere: ecco quel che può bastare ad un uomo per ridursi come un David Coulthard qualsiasi.
Non sarà già un vecchio saggio come Jenson Button ma sono in molti quelli disposti a scommettere nella ritrovata maturità di Max Verstappen in vista della stagione 2019.
Certamente saranno pronti a scommetterci quelli orgogliosi e fieri della pena alternativa a lui comminata dopo la scazzottata con Ocon. La stagione invernale ha portato consiglio nella giovane mente del pilota che si è ritrovato a scontare la propria doppia occasione di formazione in giro per il mondo. Resto dell'idea che metterlo a raccogliere rifiuti in spiaggia sarebbe stato più costruttivo ma, pare sia sempre io quella che rema contro. Lo abbiamo quindi visto a Marrakesh ad osservare da lontano la gara di Formula E, chiamato così ad assorbire la saggezza dei commissari locali ed uscire da una giornata tanto formativa ragionando sul fatto che, quel famoso pomeriggio, i Brasile, avrebbe potuto seramente tirare un cazzotto a Ocon ma non l'ha fatto.
Sono certamente altrettanto pronti a scommetterci quelli che, in Red Bull, hanno tirato tanto la corda da arrivare già, a questo punto della sua vita e della sua carriera, ad affidargli la prima guida del team. Una vita ed una carriera contraddistinta dalla precocità, salito come pilota titolare di formula uno ancora prima della maggiore età, è stato rimbalzato dalla seconda alla prima squadra decisamente prima che i tempi fossero davvero maturi. Ha portato a casa una vittoria con la classica fortuna del principiante per poi creare una scia di morte e distruzione intorno a sé.
Tra i morti, feriti e contusi anche il buon Daniel Ricciardo che, ritrovatosi occasionalmente un uomo solo al comando dopo la dipartita del quattrovoltecampionedelmondo locale, non ha avuto mai davvero l'occasione per sfruttare la posizione prima che arrivasse il nano a pestargli i piedi con determinazione. Tanto è stato fatto e tanto è stato detto che, alla fine, Ricciardo ha mollato il colpo per andare a cercare migliore fortuna altrove, lasciando - a questo punto - il nano da solo a decidere del proprio destino. Nessuna nuova rivalità interna è concessa, nessuna nuova guerra fredda. Un nuovo pischello, ancora più pischello del pischello, ereditato dalla seconda squadra a reggergli la partita ed un ruolo da protagonista all'interno del team per dimostrare di essere diventato il pilota che era destinato a diventare, con il grande rischio di rivelarsi niente di più e niente di meno di quello che è sempre stato, lasciando l'opera incompiuta.
Nessun commento:
Posta un commento