lunedì 2 marzo 2020

La regola dell'amico


La nostalgia è canaglia, ma certe volte è importante anche alzare gli occhi e guardare quello che ci circonda. 
Gli esseri umani alla fine sono davvero banali. Alla fine, per quanto li fai muovere nel tempo e nello spazio, per quanto modifichi le loro abitudini, i loro usi e i loro costumi, tendono sempre a rimettere in piedi le medesime dinamiche relazionali. E io sono convinta che anche noi, nel nostro piccolo, ne potremo avere una dimostrazione chiara e lampante. 
Per ragioni anagrafiche e affettive non posso che portare ancora nel cuore Hamilton e Rosberg negli anni in cui erano tenerini e amicissimi e, per puro sadismo, quando le cose hanno incominciato a farsi più divertenti. Le prime rivalità, i primi lanci di cappellini, le prime frecciatine. Vedersi lanciare berretti è stato davvero molto divertente ma altrettanto commovente è stato assistere, in conclusione del mondiale 2014, Nico Rosberg chiedere al team di rimanere in pista proprio negli stessi istanti in cui il rivale gli soffiava dalle mani il titolo mondiale per essere certo di essere il primo a congratularsi con lui. 
Erano proprio gli anni in cui il mio interesse per la Formula 1 si era fatta più intensa che mai e ricordo di aver seguito momento per momento, gara dopo gara, tutto quel susseguirsi di eventi che mi appassionava più di qualunque gran premio di Singapore. Qualunque gran premio di Singapore fatta eccezione di quello in cui Piquet è stato mandato a muro per far vincere Alonso. Momenti di altissima sportività. 
Sono sempre stata super fan di Rosberg, sono (stata) super fan di Hamilton, sono stata super fan della loro vicenda relazionale / emotiva, tanto da rinunciare ancora ora, ad anni di distanza, dal rivolgere uno sguardo di riguardo ogni singola volta in cui sono certa che i loro destini stiano per incrociarsi un'altra volta. 
Però non è giusto crogiolarsi troppo nelle nostre memorie, è giusto anche andare avanti, rivolgere uno sgaurdo al futuro, vedere quello che ci circonda e lasciar spazio a delle lecite aspettative. 
Io per esempio, giusto per fare dei nomi a caso, punto con molto interesse il mio sguardo verso quel meraviglioso trio composto da Lando Norris, Alex Albon e George Russel, con una sfumatura di Pierre Gasly se non erro. 
Tutti giovani, giovanissimi, hanno condiviso un passato comune, hanno debuttato tutti insieme nel mirabolante mondo della Formula 1. Qualcuno con più fortuna (Albon) qualcuno un po' meno (Russel), ma hanno ancora abbastanza tempo davanti a sé per poter incominciare a pensare non solo alla prima volta in cui saltelleranno di gioia salendo su un podio tutti insieme, ma anche per aspettare la volta in cui l'amico gli vorrà soffiare la fidanzata da sotto al naso o, per dire, l'occasione buona per invitarsi l'un l'altro ad imparare ad imparare. No, seriamente, io non vedo l'ora! Mangio pop corn e attendo il momento. 
Tutti questi sorrisoni, queste frecciatine, queste battutine, l'ironia e l'autoironia in realtà vanno contro la dinamica sportiva che caratterizzerà le loro carriere. Non possono essere destinate a durare per sempre... a meno di non essere Hamilton e Vettel!
Capiamoci, io provo a farmi andare bene tutto. Provo a superare i preconcetti dell'età. Non voglio fare quei discorsi del tipo che ai miei tempi... però ai miei tempi c'erano Vettel e Hamilton e voi chi avrete? Norris e Albon, seriamente? Vogliamo fare i paragoni?
Ma imparate ad imparare e poi tornate qua che magari ne parliamo!

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