sabato 9 gennaio 2016

Domani è un altro giorno - 2015 Edition - Campionato costruttori

Domani è un altro giorno è l'appuntamento dalla cadenza annuale volta a premiare (con il mio personale riconoscimento) l'eroe della stagione. Colui che ha lasciato il segno, non solo nella storia della massima serie dell'automobilismo, ma anche e soprattutto sulla fiancata di quelli che lo circondano, sui muretti o sui guard rail. Insomma, coloro che hanno lasciato una traccia indelebile del proprio passaggio.
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 Per la categoria: 
 "Domani è un altro giorno - Costruttori"

1. Ferrari... perchè dev'essere davvero davvero difficile trovare sempre qualcosa di cui lamentarsi;
2. McLaren... Tu conosci il nome ha creato solo confusione...
3. Mercedes... sull'orlo della guerra civile.
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And the winner is...
Ferrari
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Per il secondo anno di seguito. Ed ora vi spiego perchè.
L'idea di base all'inizio della stagione era quella del gran rinnovamento. Tanti volti nuovi al muretto, tanti volti nuovi dietro le quinte, un volto nuovo in auto. Che poi era quello che seriamente poteva bastare. L'addio con Dio sceso in terra e tutta la sua presumera è stato più semplice del previsto: è bastato far credere al grande pubblico, che comunque crede a tutto quello che gli si dice, di essersi sbagliati. Che il nano asturiano non era Dio: per fortuna il vero Dio è stato smascherato e messo al proprio posto. Dio si chiama Sebastian Vettel, è simpatico, canta canzoncine di Toto Cutugno in team radio e lui sì che è un vero lavoratore. Il libretto degli appunti che si porta sempre dietro ne è la dimostrazione. Qualche risultato in più lo si è visto, questo non glielo si può negare, ma è anche vero che fare peggio del 2014 sarebbe stato davvero davvero difficile. O si è la McLaren o l'operazione è pressochè impossibile. Migliorare è stato statistico, quasi inevitabile. Ma ancora gli uomini in rosso non erano soddisfatti: perchè basta veramente poco per alzare la cresta quando le cose non vanno tanto male quanto ce lo si aspetta. E la Ferrari, ammettiamolo, quando si tratta di alzare la cresta è sempre la prima in classifica. Non gli è bastato prendersi qualche podio, qualche punticino in più, avere due vetture in pista che non hanno tirato i remi in barca la maggior parte delle volte. Hanno voluto strafare: attaccare il Dio sconsacrato dandogli tutte le colpe dei vecchi fallimenti. Non che Alonso in McLaren avesse molto da fare, spesso e volentieri le gare se le è viste dai box: quindi ha avuto tempo di reagire. Da qua la famosa dichiarazione: mi pentirò della scelta fatta solo se la Ferrari non finirà la stagione seconda in classifica. Questa discussione è già stata fatta un milione di volte, il concetto è sempre lo stesso, in Ferrari Fernando Alonso è finito fin troppe volte ad un passo dal titolo, solo che la vettura (a suo dire) non gli ha mai concesso di ottenere di più. Se il massimo a cui avrebbe potuto ambire è l'ennesimo secondo posto, tanto vale essere andato altrove. 
Giunti alla fine della stagione si tirano le somme. Aveva tremendamente ragione Alonso. Tiratemi una coltellata al cuore in 3, 2, 1... Ahh! Inutile vantarsi dei podi, della bravura di Vettel, dell'esperienza di Raikkonen, della storia e del prestigio del cavallino rampante. Perchè alla fine non si è andati da nessuna parte comunque. La seconda piazza del team, la terza e la quarta piazza dei piloti, non sono un  grande traguardo se si fa veramente il confronto con i primi della classifica. La differenza è stata abissale. Il che mi pare già essere una grande sconfitta. Si aggiunga anche che ha avuto ragione Fernando Alonso. Che quest'anno ci avrebbe messo una firma per confermarsi quintolo, ma questo è un altro discorso. Perchè ha avuto ragione. E la Ferrari continua a brillare di luce riflessa. Loro, più di tanti altri, devono gioire del fatto che, dopotutto, domani è un altro giorno. 
Andiamo a ripercorrerne le eroiche imprese.
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- In Australia arrivarono in grande spolvero: molti volti nuovi al muretto, buoni i tempi per entrambi i piloti nell'intera sessione di qualifiche... fino ad arrivare all'ultima bandiera a scacchi con, ancora una volta, una Ferrari in quinta piazza. Allora non è cambiato niente! Protagonista della gara la posteriore destra di Raikkonen, che prima non si voleva imbullonare poi, venti giri dopo, non si voleva sbullonare. Modello Benny Hill Show, meccanici Ferrari prima lo rimandano in pista a casaccio, si sbracciano per segnalare il problema, lo fanno accostare... e, per lui, la prima gara della stagione finisce qui. Nello stesso tempo Vettel toccava il podio... ma a 30 secondi di disfatta dalle Mercedes. 
- In Malesia gli animi si gonfiarono di brutto: complice la vittoria quasi inaspettata di Vettel... capace di nascondere quello che in realtà stava accadendo nel team, perfettamente rappresentato, ancora una volta, dall'opera di Raikkonen: partito 11esimo, finito in pollesima posizione prima ancora di aver modo di pensare di rimontare, là dove per pollesima si intende quell'unità di misura indefinita ma, comunque, piazzata dientro ad Alonso. Giunse la Safety, vennero tutte le strategie di gara da 15 cambi gomme a pilota... ed approdò in quarta piazza. Subito dietro alle Mercedes.
- Per quanto riguarda l'arrivo in Cina profetico è stato il disguido di Kimi, capace persino di perdere il passaporto. Per lui serio rischio di non essere presente in pista sino a risoluzione del contrattempo: forse la fidanzata ha fatto ordine nel cassetto dei calzini, forse ha solo passato lo swiffer sotto al letto ma... emergenza rientrata. Arrivato in Cina con un giorno di ritardo rispetto a tutti gli altri ma infondo lo sappiamo che è stata tutta una scusa per non essere obbligato a socializzare con i colleghi più del dovuto. Gara meh per Vettel, giunto sul podio, inaugurando una di quelle statistiche a cui nessun pilota era mai giunto prima: per la terza volta di seguito a podio sono finiti gli stessi piloti. Gara bah per Raikkonen, giunto alla massima espressione del "modello Massa", al punto di pretendere che quelli davanti rallentino per aspettarlo, che tutti gli ostacoli si disintegrino per lasciarlo passare.
- In Bahrein l'autostima di Vettel deve aver un po' vacillato dopo la terza volta consecutiva in cui si è fatto beffare da Rosberg: quasi come se fosse una conseguenza il musetto gli viene fatto fuori dal fantasma formaggino. Passaggio ai box per una incipriata sul naso e ritorno in pista da quintolo. Secondo la migliore tradizione ferrarista. Nello stesso tempo Raikkonen finiva anche a podio... ma si sa che la cosa non lo aggrada mai più di tanto.
- A Barcellona è stato nuovamente tempo per Vettel, eppure, a prescindere dal numero di podi che già dimostrava, giorno dopo giorno, di essere in grado di raggiungere, il suo destino già non pareva essere meno segnato di quanto non lo fosse lo scorso anno con la Red Bull a singhiozzo. L'apertura di stagione lo aveva ringalluzzito, giunse un podio, giunse una vettura competitiva, giunse una vittoria. Ha sperato di farcela... e che la sua Ferrari fosse in grado di colmare il gap con le Mercedes di Hamilton e Rosberg. Giunse la Spagna, tradizionale terra delle innovazioni tecniche di stagione... ed il gap con le Mercedes si dimostrò addiruttra aumentato. Vettel giunse terzo, ma giusto perchè terzo non c'era nessun altro. Nello stesso tempo Raikkonen si prendeva a sportellate con Bottas.
- A Monaco gli uomini in rosso partivano 3° e 5°, ma Vettel e Raikkonen non hanno poi fatto molto per migliorare le proprie sorti. Vettel, per qualche strano gioco del destino, ma soprattutto per i problemi ai freni dimostrati da Hamilton, è addirittura arrivato secondo. Raikkonen ha avuto pure il coraggio di scivolare sesto, senza infamia senza lode,forse leggermente punito dal destino al momento del sorpasso di Ricciardo, niente più che meritato per l'ennesimo attegiamento arrendevole in pista.
- In Canada  Vettel ha meritato di essere nominato come l'uomo del giorno. Partito dalle retrovie che più retrovie non si può (o meglio, più retrovia di così si può solo se sei una McLaren), tenta di stupire tutti con effetti speciali: un pit stop anticipato che gli avrebbe dovuto offrire chissà quali vantaggi ma che, dopo un inconveniente tecnico, lo rispediscono nell'ultima fila dalla quale era già partito ad inizo gara. Vettel dimostra che in Canada tutto può succedere, compiendo nuovamente sorpasso su sorpasso giunge in zona punti per accomodarsi in quinta piazza, secondo la migliore tradizione ferrarista. Più di così forse non si sarebbe potuto fare. O forse si sarebbe potuto, evitando quell'errore all'inizio.  Negli stessi momenti strategico si è rivelato il testacoda di Raikkonen... capitato al punto giusto per perdere, ma non troppo. No, perchè terzo posto significa podio, intervista sul podio, tutta una serie di adempimenti che ci annoiano e ci tediano, senza neanche la gioia della vittoria. Molto meglio una dignitosissima quarta piazza, con possibilità di mandare al diavolo la stampa in tempo record.
- Giunti in Austria Alonso e Raikkonen ci hanno provato a far partire la gara con un gran colpo di scena. Il problema è che quello che è andato in scena, alla fine, è stato solo un gran colpo. Un qualcosa di più simile ad un'ammucchiata. Partiti entrambi dalle retrovie, per motivi differenti, hanno provato a compiere una di quelle vere partenze con super rimonta. Due curve dopo Alonso era parcheggiato sul guard rail, Raikkonen incastrato al di sotto.
Mentre Raikkonen si autoeliminava dalla competizione (anche da quella per il rinnovo del contratto per il prossimo anno) Vettel stava cercando di dare il meglio di se per dimostrare che, comunque, la Ferrari resta e resterà almeno un passo indietro alla Mercedes sino alla fine dell'anno. Le cose non gli sono andate molto bene quando, per il cambio gomme, fortunatamente il primo e unico previsto per la gara, il box gli ha rovinato il pit-stop, impiegandoci una vita a per la posteriore destra e farneticando cose senza senso in termini di "bulloni aggressivi" e fantasticherie di questo genere. Costretto a scendere dal podio, si è accontentato della quarta piazza. 
- A Silverstone in Ferrari sono partiti male, che più male non si può, ad un certo punto hanno iniziato pure a scavare il fondo del barile. Per esempio nel momento in cui hanno pensato bene di piazzare delle meravigliose gomme da bagnato a Raikkonen, quando però non pioveva. Il che mi ricorda certe antiche tattiche (Malesia 2009) dello stratega della pioggia, che purtroppo oggi non possiamo neanche ricordare con un minimo di sberleffo, per non provocare una comune indignazione. La vittima comunque è sempre lui, quello chiamato ai box per cambiare gomme quando in teoria non sta per scendere giu neanche una goccia di pioggia, portato a bruciare le sue fantastiche gomme intermedie in tre giri netti, per poi tornare ai box... Perdendo così quella manciata di posizioni che sarebbero servite a risollevare l'autostima generale. Ed invece no, invece c'è una sorta di accanimento terapeutico nei confronti di un pilota che neanche a me oggi fa più impazzire, ma che è chiaro al mondo che non stia giocando al massimo del suo potenziale, ma sul quale si stanno andando a scaricare forse un filo troppo di responsabilità. O quantomeno non gli si stanno coprendo le spalle come si dovrebbe, se pure l'ufficio stampa invece di ammettere l'errore si difende con un "però è al pilota che spetta l ultima parola"
- In Ungheria, dove la Ferrari poteva finalmente tornare sul podio da vincente e trionfatrice, non è riuscita comunque ad essere felice. Qualcosa di andato storto, per cui lamentarsi moltissimo, ci doveva essere per forza: il grande complotto della regia internazionale rea di non aver inquadrato abbastanza le due vetture di rosso marchiate.
Fortunatamente l'estate è finita in fretta ed in Ferrari sono riusciti a tornare i pista combinando dei veri casini. Nulla di immaginario. A pochi giri dalla fine le cose per Vettel parevano essersi messe abbastanza bene: nessuno lo inseguiva più con insistenza ed il terzo posto pareva suo di diritto. Tutti i ferraristi del mondo stavano anche incominciando a tirare un sospiro di sollievo e smettendo di mangiarsi le unghie. Ma il destino è beffardo: quando meno te lo aspetti lui ti frega. Ed è li che il pneumatico di Vettel ha fatto PUFFff! Scoppiato. Miseramente scoppiato. Ed ovviamente è uno scandalo, tutto un complotto ordito dalla Pirelli per tenerli lontano dal podio, per danneggiarli nel corpo e nell'anima. 
- In Italia Raikkonen si era piazzato secondo in qualifica e l'onda rossa sugli spalti si era animatamente scomposta. Solo nel momento in cui si sono spenti i semafori la profezia si è avverata: tutti sono partiti, tranne Raikkonen, rimasto fermo al palo e ripartito giusto al punto in cui è riuscito ad accodarsi a tutti gli altri. Manor comprese. La gara per lui fortunatamente non è andata completamente in vacca, in pochi giri è rientrato in top ten e, grazie a qualche mano dall'alto che gli ha rimosso le vetture da davanti, ha concluso in quinta piazza, quintolo, secondo la migliore tradizione ferrarista. 
- A Singapore un piccolo miracolo: Vettel in conferenza stampa: 'Champagne hits me more than I thought so I better stop talking'. Quattrovolte campione del mondo... e non regge l'alcol: questa è la verità. Non so come sia messo attualmente Raikkonen ma, il solo fatto che fosse, anche lui, paonazo in viso e sorridente (addirittura!!) in effetti non sono proprio indici di sobrietà. Ma le grandi sbornie della storia non sono mica (solo) queste: sono queste e molte altre, come il tifo ferrarista che pare essere tornato in grande auge da quando c'è Vettel che è tornato a vincere qualcosa per loro. Ancora si dovevano spegnere completamente i fuochi di Monza, patria dell'autocelebrazione per eccellenza, che le Mercedes hanno dato forfait, ridando ai due cavallini rampanti un po' di voglia di sperare in qualcosa che abbia un senso. Nessuno ha osato riconoscere che Raikkonen, ancora una volta, pare aver portato a casa il minimo sindacale. Ma sono due Ferrari sul podio, alla salute.
- In Russia, per qualche astrusa ragione, nel momento stesso in cui Rosberg è stato sbalzato fuori dai giochi, le Ferrari si sono ritenute legittimate a pretendere le posizioni sul podio divenute così disponibili. Vettel ha retto bene la propria posizione, ha fatto il proprio gioco, si è piazzato secondo e di lì nessuno ha osato smuoverlo. Raikkonen, per una serie di sfortunati eventi, si è trovato quintolo, come nella migliore tradizione ferrarista, e non c'è stato. O non ha capito che ci sarebbe dovuto stare. Punto. Ha preteso che l'unico altro finlandese in piazza si smaterializzasse... ma così non è stato. Superato Perez a pochissimi giri dalla fine le opzioni erano due: accontentarsi della quarta posizione o prendersi il podio. Siamo onesti: un podio non avrebbe assolutamente modificato nulla nella sua posizione: non ha bisogno dei punti iridati per vincere la coppa del nonno, non ha bisogno dei punti costruttori, già che il titolo è già stato vinto dalle Mercedes. Pur con una ai box. Però se lo è voluto prendere, Bottas non è stato d'accordo e, mentre uno è finito a muro, l'altro è tornato ad accodarsi a Perez con sanzioncina sul groppone da ereditare alla prossima gara. 
- In America venne il momento in cui Raikkonen ha dimostrato a pieno la propria essenzaandando a sbattere contro un muro e dando spettacolo in campo, certo di non volersi arrendere ed incapace di capire che, se una retromarcia esisiste, ci dovrà pur essere un perchè. La sua idea è quella di prendere a capocciate il muro fin quando non riesce a portarselo dietro e rientrare in pista. Chissà come mai  la sua vettura dura poco ed è costretto al ritiro in tempi brevissimi. Con buona pace di tutto il pubblico americano che tifa Ferrari (Mazzoni dixit).
- Alla partenza del Gran Premio del Messico Vettel è andato a trovare Ricciardo: l'impatto è stato fatale.  Per lui un pneumatico forato ed un ingresso ai box obbligatorio. Rientrato a cambiar gomme al primo giro, Vettel si è trovato davanti una gara tutta in salita, per recuperare quanto perso con l'incidente. In queste cose, lo sappiamo, è il maestro e, posizione dopo posizione, giunto ad un piazzamento ormai degno di questo nome, riesce nuovamente a mandare tutto all'aria con un testacoda in grado di sfanculare ciò che di buono i suoi pneumatici ancora avevano e con il quale è stato in grado di perdere quanto di buono aveva raccolto fino a questo momento. I problemi delle Ferrari, tuttavia, non sono finiti qua. Ci mancherebbe: Raikkonen pareva ancora parecchio insoddisfatto di come sono andate le cose negli Stati Uniti e, visto Bottas vicino a se, decide di replicare. In questo caso è lui ad avere la peggio: semiasse in frantumi, gara immediatamente compromessa letalmente, con tanto di parcheggio in piazzola e walk of shame fino ai box... e poi direttamente da Stella Bruno. Ovviamente, a suo dire, la colpa è ancora una volta di Bottas
- Recentemente non è capitato spesso che Raikkonen sia finito a podio. Statistica (infame) però vuole che ogni singola volta questo capiti su podi che non contemplino l'uso di alcol per i festeggiamenti. Ed è stato così anche questa volta in Abu Dhabi, segnando definitivamente la fine di questo campionato delle sciagure.
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Team già premiati (click sul link per andare alla premiazione):
- per l'anno 2014 - Ferrari. Una scuderia allo sbaraglio.
- per l'anno 2013 - McLaren ... sull'orlo di una crisi di nervi.
Piloti già premiati (click sul link per andare alla premiazione):
- per l'anno 2015 - Fernando Alonso ... un uomo sull'orlo della crisi di nervi
- per l'anno 2014 - Sebastian Vettel ... dalle stelle alle stalle in nove mesi netti.
- per l'anno 2013 - Mark Webber... con tutti gli acciacchi di salute suoi e della vettura.
- sempre per l'anno 2012 - Michael Schumacher - premio alla carriera 
- per l'anno 2012 - Romain Grosjean 
- per l'anno 2011 - Lewis Hamilton

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