1. Stati Uniti. Hamilton e Rosberg vs il cappellaio matto. Il momento più epico di questa stagione. Ci troviamo nell'ante podio del gran premio degli Stati Uniti dove Hamilton (inaspettatamente?!?!) si era appena aggiudicato il terzo titolo mondiale e dove Rosberg l'aveva presa molto bene. Ce lo ricordiamo tutti: la prima reazione dell'inglese è stata quella di frignare come un poppante. Asciugate le lacrime, Lewis Hamilton è tornato in sé ed ha deciso di far
dimenticare al mondo quello a cui aveva assistito pochi secondi prima.
Si alza in piedi, vede Rosberg decisamente contrariato seduto in un
angolo e gli lancia, senza se e senza ma, il cappellino. Ciò che non si
sarebbe aspettato è che Rosberg glielo tirasse indietro con
straffottenza. Io ho pensato seriamente che si sarebbero presi a
schiaffi ancora prima di salire sul podio. Non è successo ma il momento è
stato sufficientemente epico anche così.
2. Mamma ho perso l'aereo a.k.a. I rientri a casa in plane-sharing. Una delle cose alle quali ci siamo dovuti abituare lungo questo 2015 appena conclusosi è la crisi. La crisi economica, mondiale, internazionale, trasversale, in grado di colpire tutti i settori, anche quello dello sport più strapagato del mondo. I politi e gli addetti ai lavori sono stati costretti a porvi un rimedio. Viaggiare sempre nel superlusso, attraversare il mondo da un lato all'altro su un jet privato... ma dividendo la spesa. Non tutti possono essere come Lewis Hamilton che nell'ultimo anno un jet privato se lo è addirittura comprato. Il gruppetto monegasco ha trovato un altro escamotage: viaggiare tutti insieme appassionatamente. E per mascherare i disagi di questa condizione di povertà estrema scattarsi milioni di selfie divertenti e sbarazzini. Qui sotto uno degli esempi. Poveri piccoli multimilionari.
3. Giappone. GP2! GP2! GP2! Nel bel mezzo del Gran Premio Giapponese, gara che per Fernando Alonso è stata tanto
disgraziata per cui si ritrova sorpassato in men che non si dica pure da
Sainz e da Verstappen, in team radio sbotta che questa vettura è
imbarazzante, sembra di stare in GP2. La regia internazionale è
magnanima: non lo manda in onda, qualcuno da lassù tenta di salvargli la
faccia. A noi lo riporta giusto Ettore Giovanelli, ma si sa che
neassuno ascolta mai parlare Ettore Giovannelli, soprattutto da quando
ha smesso di saper parlare. E su questo rinvierei magari ad una
discussione successiva. Alonso, non si sa come faccia a saperlo, ma non
ci sta! A pochi giri di distanza riparte con la stessa solfa di qualche
minuto prima: motore da GP2! GP2! GP2! Aahhhh! Che poi chissà cosa ne sa lui della GP2 che non c'è mai stato.
4. Singapore. Una notte d'inverno un viaggiatore. Un passeggiatore complottista ritrovatosi sulle vie cittadine di
Singapore sotto richiesta espressa della Mercedes, o della Red Bull, al
solo fine di far entrare la safety car e azzerargli tutto il vantaggio
di gara. Ovviamente il passeggiatore matto non era altro che un matto:
uno riuscito ad entrare in pista nel bel mezzo della gara... così...
solo per attraversare la strada. Tutta la scena ha avuto in nonsochè di
paranormale, non era di certo il primo nè sarà mai l'ultimo ad aver
tentato il folle gesto. Eppure di solito la faccenda ha sempre avuto una
sua ragione, una causa per cui protestare, una piaga sociale per cui
lamentarsi... questo tizio ha solo attraversato la strada, in un momento
in cui non passava nessuno, per poi rientrare al di là delle barricate
autonomamente. Non proprio il colpo d'adenalina di cui avremmo avuto
bisogno per risvegliare le sonnolente notti di Singapore ma... ok. Tutto
bene quel che finisce bene: tranne che per il passeggiatore per direttissima, sul quale paiono pendere già sei mesi di reclusione.
5. Belgio. Bottas vs la solitudine dei numeri primi. Dato lo stato delle cose, in Williams
stanno accettando di buon cuore l'idea di tenersi per se uno di quei
piloti che, nel bene o nel male, pare chiaro a tutti che resterà a far
parte di questa formula 1 ancora per molti molti anni. Ed è inutile fare
gli scettici, uno di quelli per cui fra 15 anni ci domanderemo se varrà
la pena che gli rinnovino ancora il contratto o meno.
Ad ufficializzare questa ritrovata unione, in gara gli combinano uno di
quei pasticciacci brutti che persino in via Merulana si sognano. Gli
montano tre gomme di un tipo e la quarta dell'altro. Non intendono
ravvedersi neanche dopo la sanzione piovuta dall'alto e, a compicare una
gara già partita in salita, ci si è messo in fatto che , u navolta
tornato alla sistemazione della quattro gomme dello stesso tipo, la
vettura è parsa andare peggio che mai. Una gara in sordina per le Williams che, su questo circuito, non sono stati in grado di dare il meglio di se.
6. Cina. Alonso, il piccolo principe. Tutto ha avuto inizio con un intervista di Fernando Alonso, rilasciata non so dove, non so quando, probabilmente ai quattro venti. Il concetto di base è il seguente: in Ferrari
è giunto tre volte in seconda posizione a fine mondiale, ripetere
l'esperienza per la quarta volta non lo interessa. Solo se alla fine
dell'anno Vettel riuscirà a battere le Mercedes potrà incominciare a pensare di aver fatto un errore di valutazione. Il che, è duro da ammetterlo per me, ha quasi un senso.
Paola Saluzzi non ci sta: da sfegatata tifosa ferrarista, rossa
più dei capelli che ha in testa, ha ritenuto di dover esprimere tutto
quello che le passava per la testa. In soli 140 caratteri ha riunito: un
allusione alla recente amnesia, un lieve riferimento al carattere demmerda che
ha sempre caratterizzato il pilota, ed una sfilza di insulti sotto
forma di hashtag. #Pezzodiimbecille. Ed anche in questo caso, mi suona
strano ammetterlo, mi sento quasi di darle ragione.
Poi però arriva il catfight più bello della stagione, il colpo
della diva, la presa di posizione dell'anno: Alonso si rifiuta di
parlare con Sky, rilascaire interviste o rivolgere la parola a
qualcunque rappresentante di SkySport Italia per tutto il week end. La
notizia - quella vera - comunque è un altra. Lasciando perdere le
controversie lavorative di Paola Saluzzi. La vera notizia è che Alonso, pur di non rivolgere la parola a Paola Saluzzi \ Sky \ chi per loro, ha preferito di gran lunga farsi intervistare da Stella Bruno.
7. Brasile. McLaren's boyz: We are the champions. In qualifica le cose per i McLaren boyz non sono andate molto bene. Neanche il
tempo di scendere in pista che a Fernando Alonso viene intimato minacciosamente: Fermati immediatamente! Il buon Fernando,
dopo aver abbandonato la vettura tra le mani dei commissari si ferma a gozzovigliare un po' per i
prati. Più o meno là, dove sorgeva la casa della nonna di Barrichello.
Trova una sedia, si accomoda per seguire le qualifiche da una
prospettiva privilegiata. Nella pausa tra Q1 e Q2 si allunga e prende il
sole. Poi finalmente qualcuno lo va a prendere e lo riporta a casa per
le operazioni di rito. E' proprio a quel punto che deve aver incontrato Jenson
Button, fresco fresco di una 17esima piazza di tutto rispetto, con il
quale parte il momento goliardia. Non che ci spieghino come, ma trovano
la strada aperta per il podio, salgono su e si fanno scattare una foto
sul gradino più alto. La telecamera inquadra il fratello di Pippo Massa
che se la ghigna ed il mondo in quel momento è unanime: Who cares about Q2! Questi due hanno dato spettacolo, mica come quelli in pista intenti a far finta di lottare per la pole position.
8. Singapore. Verstappen vs ordini di scuderia. Piccolo e sovversivo: non ha ancora capito che bisogna obbedire
alla maestra, altrimenti questa ti sputa nel serbatoio e ti puoi
scordare di terminare le sei gare che ancora mancano alla fine del
mondiale. E così andarono le cose a Singapore, quando in Team Radio gli ordinarono, per motivi loro, di far passare avanti il compagno di squadra e Verstappen, piccolo ed agguerrito, urlò in mondovisione NO! Dategli il tempo di arrivare in un team mediamente vincente, o quantomeno un po' competitivo ed il lancio di cappellini in Mercedes sarà solo un lontano ricordo.
9. Stati Uniti. L'arte di correre sotto la pioggia. Il Gran Premio degli Stati Uniti ha avuto, tra gli altri, il grande merito di dare spettacolo ancor prima che lo spettacolo iniziasse. Al sabato al posto delle prove libere abbiamo visto una serie di comunicati stampa che, ogni mezzora, ci tenevano informati circa l'eventualità che le prove libere sarebbero iniziate mezzora dopo. Ovviamente la situazione è andata avanti così fino all'arrivo di quelle che sarebbero dovute essere le qualifiche... e comunque, tranquilli, anche le qualifiche non si sono svolte. In tutto questo i meccanici delle varie scuderie hanno tentato di intrattenere il
pubblico nel migliore dei modi, i piloti, anche loro, hanno fatto quel chesi poteva, giusto perchè la gente non si lamentasse di aver pagato un
biglietto e non aver visto neanche mezza vettura in pista. Che poi non hanno visto veramente mezza vettura in pista, ma si fa quel che si
può.
10. Russia. Perez viveva per diventare il migliore, lo si chiamava il campione... Quando Sergio Perez in Russia si è piazzato in terza piazza, nessuno, neanche lui,
avrebbe seramente creduto di arrivare fino alla fine in quella
posizione. Alcuni non hanno neanche capito come ci fosse arrivato sin
lì... ma eravamo ancora tutti troppo sconvolti dalla fine rovinosa di
Rosberg per porci altre domande. Sarà uno strano effetto dello strano
gioco dei pit stop. Eppure Checo, giro dopo giro, verso la fine ci stava
veramente rimanendo in terza piazza, ed era uno di quei momenti dove
chiunque, anche il meno fan che si possa immaginare, ne è felice. Perchè
sì, perchè sarebbe stato il podio non dei soliti noti, perchè sarebbe
stato il traguado raggiunto di uno dei giovani, dei piccolini delle
ultime file, degli sfigati di seconda linea, di quelli che solitamente
fanno da contorno alla performance dei vip. Impossibile non
immedesimarsi nella scena. Impossibile non essere felici per quello che
stava accadendo... a meno di non essere Raikkonen, che quel podio ormai
lo vedeva suo di diritto. Quando a pochi giri dalla fine quel terzo
posto è diventato una quinta piazza i sogni sono andati ad infrangersi.
Quando la quinta piazza è tornato ad essere un terzo posto si è esultato
come se avesse vinto la gara.
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