venerdì 26 febbraio 2016

Test inFernali - Day 1\2 - il ballo dei debuttanti

Benvenuti in una soleggiatissima Montmelò per assistere ai primi test della stagione. Tutti
i team hanno rivelato i propri piloti, tutti hanno rivelato le proprie vetture e sono pronti alla partenza. Tra tutti i piloti schierati in pista, alcuni sono dei volti nuovi. Altri mica tanto.
  • Jolyon Palmer - classe 1991, nazionalità inglese. In qualità di terza guida Lotus una volta ha avuto la possibilità di scendere in pista di venerdì. Di fatto mi pare una cosa da mettere sul CV: oggi la lotus non si chiama più Lotus ma è Renault, quindi fanno tutti finta di non conoscerlo e lui se ne è fatto una ragione. Sfoggerà un bel numero 30 sopra al musetto della sua vettura.
  • Pascal Wehrlein - classe 1994, nazionalità tedesca, è uno di quelli che c’è e, a quanto pare, è imprescindibile che ci sia. Dopo essere apparso per qualche tempo dietro alle spalle di Rosberg ed Hamilton in Mercedes, quando tutti ci stavamo ancora domandando chi diavolo fosse o se si fosse solo imbucato alla festa, ce lo hanno presentato: il suo cognome suona come quello di un ammorbidente, ha la stessa taglia di collo di Alonso e Maurizio Costanzo, comprano tutti camicie Collofit, e per un certo periodo è stato il pilotino di scorta di casa Mercedes. Scongiurata così l’ipotesi photobomber. Una volta, l’anno scorso, a causa di un mal di schiena congiunto dei piloti titolari, è sceso in pista durante i test inFernali. Poi lo volle assolutamente anche la Force India: fu costretto a cambiarsi di tuta dalla mattina al pomeriggio per scendere in pista anche per loro, perchè proprio era imprescindibile la sua presenza. Dopo aver passato un anno sopra lo scaffale ad impolverarsi, è stato arruolato in casa Marussia - Manor. Alla faccia di Rossi, Mehri (che è andato via… l’hanno visto piangere…) e quell’altro alto un metro e mezzo di cui al momento non ricordo neanche il nome perchè è uno che ha lasciato il segno, soprattutto nella mente di Alonso. Per lui il numero 94.
  • Rio Haryanto - alla guida di una modestissima Manor sarà il primo pilota indonesiano ad approdare il formula 1. A parte questo non è che si sappia molto di lui, tranne per il fatto di avere alle spalle il solito inevitabile trascorso in GP2 \ GP3... bhe ormai è quasi inutile stare a menzionare perchè lo hanno un po’ cani e porci.
  • Esteban Gutierrez - classe 1991, in realtà non ha già stupito tutti con effetti speciali in Sauber. Dopo un anno da panchinato Ferrari è riuscito ad elemosinare un posticino a sedere nel neonato team Haas, che, essendo neonato non è che abbia qualcosa da perdere.
  • Kevin Magnussen - di nazionalità danese, anche lui è uno di quei debuttanti che stanno debuttando per la seconda volta. A tutti quelli che ne vogliono parlar male io ricorderei che anche Fernando Alonso, a suo tempo, dopo una partenza non troppo folgorante, è stato appiedato per un anno… e gli è andata bene di aver incontrato l’amico Flavio sul suo percorso. Altrimenti sarebbe ancora appiedato. Invece no: tornò e, nel giro di un paio d’anni ha condiviso acconciature imbarazzanti con l’amico Yarno Trulli, ha vinto due campionati del mondo, solo di culo, per la cronaca, ed ha rinnegato l’amicizia con Trulli. Perchè a tutto c’è un limite. Poi ha provato a continuare a fare lo sborone altrove, ma in McLaren sono 10 anni che gli marca male.. ma questa è un’altra storia. Anche perchè qui stavamo parlando di Magnussen. Ha debuttato in McLaren due anni fa: in australia finì sul podio, una seconda piazza di cui ancora porta memoria. Anche perchè poi non ne ha vista altra. Sarebbe dovuto essere l’erede di Hamilton, è finito ad essere quello di Maldonado… e Raikkonen ancora ringrazia. Con circa una penalità per gran premio disputato alla fine dell’anno racimolò la metà esatta dei punti portati a casa dall’anziano compagno di squadra che, nonostante tutto, si salvò in zona cesarini dallo scivolone per la pensione della legge Fornero. Nel momento in cui Alonso (e rieccolo che torna) decise di fare i capricci, di abbandonare il cavallino rampante per tonalità più sobrie ed eleganti, nell’impossibilità di introdurre una terza macchina in pista, a subirne le conseguenze fu proprio il piccolo Kevin. Che la prese bene, c’è da dirlo. Dopo sei mesi di #believeinMcLaren, quando nessuno era più in grado di believe un fico secco, abbandonò lanave un attimo prima dell’inabissamento. Oggi ovviamente siamo nella fase in cui la McLaren non è più la “casa dolce casa” in cui è cresciuto e che gli ha dato tanto, ma quella discarica di speranze infrante che stava quasi per mandargli a monte la carriera. Fato vuole che, tra l’altro, per tornare sia proprio riuscito a soffiare il seggiolino a Maldonado. Il fatto che ne sia l’erede mi sembra ancora maggiormente appurato. Ah, dimenticavo di dire che negli ultimi due anni è invecchiato di almeno 10. 

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